Durata: 22/06/2014 - 31/08/2014 (70 gg.)
Equipaggio: Non specificato
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Pubblicazione: 31/01/2015
NORVEGIA…ancora?... Ancora!
22 giugno 2014, domenica
In un afoso pomeriggio festivo faccio finta che mi dispiaccia partire mentre saluto Salvia, Rosmarino, Basilico e Prezzemolo, i quattro miseri componenti il mio orticello sul balcone: noi assenti, soffriranno parecchio nei prossimi mesi, a meno che Giove pluvio non ci metta una pezza e provveda a tenermeli annaffiati.
Val d’Adige, poi Trento e quindi autostrada. Da Lavis in poi ci minaccia l’avviso autostradale: “ 8 km di coda causa traffico intenso da Bressanone a Chiusa di Val Gardena “. Che si fa, si affronta o si esce? Chiediamo al casellante che, in “ italiano”, ci dice: state dentro o uscite, poi vedete se in autostrada si va e rientrate. Usciamo…e mentre vediamo in autostrada scorrere un traffico quasi normale, noi, nostro malgrado, stiamo fermi un’eternità, masticando in tedesco, perché proprio qui, sulla statale 12, davanti a noi, c’è un incidente. C’est la vie!
Arriviamo a Klais , al campeggio Tennsee (quello coi servizi tutti in marmo e musichetta sinfonica nell’aria): è tardi, ci sistemiamo all’esterno.
23 giugno, lunedì
Mattinata molto calda: Uomo e Beagle fanno un sopralluogo in questi splendidi boschi bavaresi in cerca di funghi. Niente, neppure l’ombra. Pranzo ( tagliatelle ai funghi in scatola, melanzane trifolate, zucchine, formaggio, caffè! ) e poi arriviamo a Reichelshofen, 7 km oltre Rothenburg ob der Tauber: la Birreria Landwehr-Brau mette cortesemente a disposizione di max 5 camper, un piccolo parcheggio , con grandi alberi e siepi di rose, l’ideale per questo pomeriggio. Il titolare, in ottimo italiano, ci dice sorridente che si, ma si, va bene, si possiamo stare, si, si, e possiamo anche andare al loro ristorante si, si, a mangiare, si si… Si ? e gli avanzi di oggi e di ieri chi li mangia? Il Beagle no, è già 24 kg. Quindi toccano a noi.
Trafficando col digitale terrestre locale trovo Olanda v.Cile: il Canessa di qua commenta la partita con una verve che addormenta.
Meta di domani sarà qualche posto camper nei dintorni di Gottinga, per proseguire poi verso Jagel , Schleswig, nell’AA Wohnmobilhafen, dove nel 2010 ci siamo trovati molto bene. Chissà se c’è ancora il cagnone che correva col Beagle.
In questa pittoresca mini area, a Reichelshofen, ci eravamo dapprima piazzati giusto in centro per essere sicuri di beccare il satellite tv ,ma ci siamo spostàti un po’ per far posto a un mega camperone tedesco. I suoi abitanti si sono diretti al ristorantino della birreria: mentre anche noi, sul camper, si cenava, ci siamo visti il lui della coppia arrivare con un gran bicchiere di ottima birra gelata per ringraziare. E non solo, più tardi è venuto sempre il lui a recuperare il boccale vuoto anche se io, con fatica linguistica, avevo promesso di riportarlo.
24 giugno, martedì
Stamattina risveglio tranquillo, passeggiatina per le due barra tre case di Reichelshofen, grandi saluti con il tedesco portatore di birra e partenza. Ora siamo a Ebermunde, prima di Kassel. Ci siamo accampati in questa piccola AA , nel niente, con puzza di letame da una parte e ferrovia dall’altra, perché c’è possibilità di scarico e elettricità. E’ abitata da una coppia di nonni tedeschi su un grosso Laika, con sul tetto un serbatoio d’acqua di riserva e un gran rimorchio provvisto di un notevole portapacchi. Accanto hanno una Smart. Ci dà l’idea che questa sia la loro unica abitazione tanto sono attrezzati. E ringraziamo il cielo per questo: l’autostrada tedesca ci ha fatto danno anche stavolta. Gli scossoni provocati dai famigerati lastroni di cemento che la pavimentano hanno fatto staccare i cavi dal decoder, sistemato in un posto praticamente inaccessibile. Cercando di sistemarli abbiamo fatto andare in corto un fusibile, ci è saltato tutto l’ambaradan elettrico, un caos. Lunghe (e costosissime telefonate al solito Ettore, giù a Verona) e controlli ai fusibili fatti in duplex dall’Uomo e dal tedesco, hanno fatto constatare quale era quello bruciato, l’unico che non avevamo di riserva. Ma il nonno tedesco, meglio fornito, ce l’ha prontamente regalato.
Ogni viaggio ci ha portato complicazioni: speriamo , con oggi, di avere già dato , a rogne, per i prossimi due mesi. Sicuramente i nostri nervi hanno fatto gli straordinari.
L’Italia sta giocando contro l’Uruguay ma per ora ( fine primo tempo ) non sembra che ne uscirà vincente.
25 giugno, mercoledì
Dunque, l’Italia calcistica ha perso. Argomento chiuso o aperto, anzi spalancato, sentendo in tv tutte le recriminazioni e le ipotesi future e futuristiche sulla nostra Nazionale, e, no , a rogne non abbiamo dato abbastanza: un problema di carattere sanitario, che ho sempre sottovalutato a casa, pur lamentandomene, stamattina si è presentato in modo preoccupante. In giornata in qualche modo abbiamo rimediato, domani cercheremo una farmacia, L’Uomo, in ansia per me, ha valutato la possibilità di tornare a casa, rinunciando alla Norvegia, ma mi sono opposta.
Comunque: stamattina passeggiata per Edermunde, villaggio carino anche se non propriamente profumato, con in centro, tra la banca, la chiesa, la farmacia, il bar, anche qui delle grandi stalle, poi via, verso Jagel.
Sosta per pranzo nei dintorni di Amburgo e quindi arrivo nell’AA che abbiamo conosciuto nel 2010.
C’è ancora Harry, il cagnone che giocava col Beagle ma il nostro, idiota, non lo riconosce e gli abbaia contro come un matto.
Come allora, la “reception” è alquanto vaga: sono andata in ufficio, ho avvisato che siamo entrati nell’area, la signora mi ha detto che si, sarebbe venuta più tardi da noi ed ora è notte e gli unici che ci hanno fatto visita, un paio di volte nel pomeriggio, sono Harry e una botolona, bassa e larga, di nome Alma.
Il Beagle abbaia contro Harry ma se lo sciogliamo si limita a questo mentre fa correre la ansimante Alma.
E stasera una bella doccia calda, finalmente. E spero di star meglio domani: abbiamo sognato troppo questo viaggio per rinunciarci.
26 giugno, giovedì.
Siamo ancora a Jagel: ci si sta bene. E, a conferma che ad avercela contro noi italiani è solo la Merkel, abbiamo ricevuto l’ennesima cortesia tedesca di questo viaggio: abbiamo fatto controllare l’olio nell’officina del titolare dell’AA e non solo il meccanico l’ha controllato gratis, ce ne ha pure regalato una buona scorta per il viaggio.
Mattinata insolita, a Kropp, in farmacia dove, armati di Google translate, io e il farmacista abbiamo ingaggiato una lunga conversazione per cercare di risolvere i miei problemi, con le fantasiose traduzioni di Google che provocavano grosse e grasse risate nei clienti che non se ne volevano più uscire, troppo divertiti dalla conversazione che ne usciva tra me e il medico.
27 giugno, venerdì
A sorpresa l’Uomo dichiara di non aver fretta di arrivare lassù a Tromso, dove la settimana prossima ci aspettano le nostre due amiche, conosciute nel 2012. Perciò si programma l’itinerario di oggi: lo Jutland , poi i due ponti danesi quindi da Malmo ci si allarga, deviando verso la zona sud/ovest della Svezia, finora mai visitata.
Punteremo prima Karlskrona poi l’Isola di Oland.
Si comincia male già allo Storebealt : dalla simulazione a casa, per le nostre misure, mi risulta dover pagare 315 Dk. All’uopo ho preparato un cartello in pennarello nero con lunghezza m.5,98- larghezza m.2,31-altezza m.2,86 : la tizia al casello del ponte ci ha chiesto il PESO ! e ci ha fatto pagare 360 Dk. Controllato il sito ufficiale ho la conferma che ci ha fregati ma ormai…Probabilmente hanno piazzato lì una che non sa leggere ma sa solo guardare le figure: ha un cartello con il disegno di una macchina, lungh fino a 6 mt, e sono 235 Kr, e di un camper,lungh. da 6, 01 mt, 360 Kr. Per lei vale solo quello, il disegno del camper.
Allora, per evitare il bis, al ponte Oresundbron, che per noi il sito prevede, qui, si , 360 Dk, me le sono preparate giuste in mano e con un “Buongiorno !” le abbiamo allungate all’addetta che, ringraziando,le ha prese e ci ha dato la ricevuta, augurandoci buon viaggio. Si dice che ogni cosa si deve farla due volte per farla bene.
( Tra l’altro, uno dei motivi per il nostro cambio di camper era, oltre che per evitare problemi di peso, anche diminuire le misure: c’è un’enorme differenza nelle tariffe di traghetti, ponti ecc. da m. 5,99 a m. 6,01 ).
A sera siamo arrivati a Kalmar, in Svezia, e siamo saliti sul ponte che collega la terra ferma all’isola di Oland. Dirigendoci verso la parte sud avremmo trovato un’area molto carina, col suo bel mulino a vento, servizi, pulitissima ma saremmo stati soli perciò abbiamo riguadagnato il ponte e ci siamo sistemati assieme a parecchi camper nella Stallplats proprio sotto le prime arcate. Qui un simpatico svedese ha “visitato” il nostro camper, apprezzandolo ( lui ha pagato 90 E anziché i nostri 49, sull’Oresund..), ci ha dato parecchie informazioni utili, chiacchierando piacevolmente con lui e i suoi amici.
28 giugno, sabato
Oggi giornata bigia, ogni tanto pioggerella, freddino. Abbiamo visitato il nord di Oland…al solito gli stranieri si “vendono” meglio di noi italiani. Valorizzano cose che da noi passerebbero inosservate, definendole attrazioni, segnalandole con grandi cartelli. Siamo rimasti un po’ delusi: qualche dolmen, tanti mulini a vento dismessi, molti cadenti a pezzi, parecchi restaurati; quello “più grande del mondo”, a Sandviksvarn, è diventato una pizzeria. La strada viaggia sempre al centro dell’isola ( per raggiungere le spiagge bisogna addentrarsi in stradine preoccupanti ) con dai due lati belle casettine con giardini curatissimi, senza vedere il mare, tranne la spiaggia di Grankulla Vic , spiaggia ? questa?, e l’Oasi naturalistica di Neptune, celebre per la sua flora (mah, sarà che non sono un’esperta in materia ma ho visto solo i fiori che posso vedere in qualsiasi prato nostrano) e la sua fauna (beh, si , un cigno, due anatroccoli, qualche uccello). La foresta di Trollskogen, dove avremmo dovuto rimanere impressionati dalle forme strane degli alberi, simili a spaventosi trolls, ci è sembrata una bella foresta verde con tanti begli alberi, solo con dei rami un po’ contorti...
Quanto resta dell’antica reggia è un grosso triste casermone quadrato senza imposte, con sotto un piccolo museo, e la residenza estiva dei reali svedesi, a Solliden, è definita, sui dèpliants, una grande casa bianca in stile italiano, ma niente di che.
Molto interessante è stata la visita ai resti dell’antica chiesa medievale di Kalla Kirka in pietra runica vichinga: ci siamo passati davanti ed era chiusa. Dopo il pranzo nel piccolo porto più avanti, al ritorno l’abbiamo vista aperta e sono entrata. All’ingresso c’era un violinista che suonava senza interruzione la marcia nuziale. Dentro alcune persone eleganti parlottavano. Io ho girato ovunque, fotografato i resti. Nel frattempo entrava altra gente, ragazze con abiti leggerissimi ( col freddo che faceva ) chiaramente da cerimonia: si stavano preparando per celebrare un matrimonio (anche se non ho capito quali fossero gli sposi, ma con le abitudini in Svezia difficile intuire chi compone una coppia) e il sacerdote era una donna, una snella signora di mezza età, sorridente, collarino al collo e paramenti in mano, pronti da indossare.
Ormai a pomeriggio inoltrato abbiamo rinunciato a raggiungere la parte sud dell’isola, dove la pianura coltivata è patrimonio dell’Unesco ( ?, e allora le nostre campagne? ), dove da vedere ci sarebbe stato il faro di Lange, 42 mt, Stora Alvaret, ornitologia, poi il dolmen di Segestard, temendo di rimanere ancora delusi.
Ho trovato e acquistato il Kubb, gioco tradizionale vichingo svedese, composto da pezzi di legno, commissionato dal secondo figliolo. Il Molkky, gioco tradizionale finlandese, lo cercheremo a nord, avendo, per questo viaggio, previsto di non entrare in Finlandia.
Siamo tornati allo Stallplats Svino, all’inizio del ponte, piazzandoci proprio al centro per vedere la tv e con tutto ben chiuso per non essere invasi dalle nuvole di moscerini che ci hanno tormentato fino alla spiaggia, durante la passeggiata igienica del Beagle.
29 giugno, domenica
Oggi tempo variabile, sole, pioggia, sereno. Ad Enkioping un qui pro quo , per un errore di corsia sulla nuovissima autostrada che ha confuso anche il Gps, ci siamo trovati in direzione opposta e abbiamo dovuto percorrere km per trovare uno svincolo, un’uscita, un qualcosa…abbiamo trovato una rastplas, un’area di riposo, sovrastante una galleria. Contravvenendo alla normale correttezza dell’Uomo, per cavarcela, siamo riusciti fortunosamente e fortunatamente ad attraversarla in qualche modo, portandoci sul lato opposto, utilizzando “illegalmente” il passaggio riservato agli addetti dell’autostrada, casualmente semiaperto. Area nuovissima ma al solito, in questi Paesi, con toilette molto frequentata, un via vai ! : dopo cena siamo ripartiti, stavolta nella giusta direzione, Uppsala. Ad un grande distributore abbiamo chiesto se potevamo stare per la notte (c’è già una roulotte con tanto di piedini). Ci hanno detto di si. L’Uomo sta guardando Grecia-Costarica in svedese. La Rai non trasmette tutte le partite.
Il Beagle, poveraccio, con tutti i suoi bioritmi sballati, è finalmente crollato per il sonno: mentre si viaggia non riposa mai, è un navigatore precisissimo e puntuale, sempre diritto sul sostegno preparato per lui dall’Uomo, una specie di largo bracciolo tra il mio sedile e il finestrino, da dove controlla la strada, rileva i cambi di marcia, tiene d’occhio i finestrini, abbaia a tutti i cani visibili in un raggio di km, e guarda con particolare attenzione qualsiasi altro quattrozampe in vista.
Una curiosità: due anni fa ci siamo fermati a pranzare ad Hornefors, paese natale di Nordhal. Oggi, sempre casualmente, ci siamo fermati a Valdemarsvik, paese natale di Niels Liedholm. Se ci capita di passare dal paese di Gunnar Gren (che non so dove sia), avremo rifatto il GreNoLi, il magico trio dei tempi d’oro del Milan.
30 giugno, lunedì, e 1 luglio, martedì
Dopo vari ripensamenti , cambiamo rotta. Non arriveremo in Norvegia “saltando” il nord della Finlandia, passando da Kiruna e sbucando in zona Narvik, come avevo programmato. Abbiamo visto che ci conviene puntare Tromso, c’è una strada più diretta. Ora siamo a Javre, nella zona in “ea” : Lulea, Pitea, Skelleftea, Umea, ecc. Non mi sono informata di cosa significhi questo suffisso. Salendo verso il nord, costeggiando i grandi laghi Vattern e Vanern, abbiamo superato molti “koping “: Jonkoping, Linkoping, Norrkoping, ecc. Koping significa shopping, erano quindi città sede di commerci.
Javre è sempre il bel posto che ci ricordavamo, col suo grande faro, i pontili in legno, le casette tipiche. Gran sole. Un Adriatik, parcheggiato là in fondo, è targato Milano.
Abbiamo comprato due stupendi ottimi salmoni, affumicati per noi, nella “rokery” ( rosticceria, si fa per dire: una griglia, un tavolo con bilancia ) qui al porticciolo, dietro ai camper. All’ufficio turistico sono gentili, come sempre. Ho preso la cartina aggiornata delle AA 2014 e segnato gli indirizzi dei veterinari.
Di fronte abbiamo un camperone dal cui didietro esce una Smart.
Il sole tramonta intorno alle undici di sera ma il cielo resta chiarissimo tutta la notte.
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2 luglio, mercoledì
A una sessantina di km dal confine finlandese all’improvviso è sbucata un’alce sull’autostrada. Ha rotto la rete di recinzione, diretta verso sud, per fortuna a lato strada. Poco più avanti una renna, idem. Sarà ad uso turistico, per giustificare tutti i cartelli di avviso pericolo Alce e Renna disseminati ovunque.
Ad Haparanda il veterinario oggi è chiuso. Male, ora siamo in difficoltà per il famoso vaccino anti echinococco. Dovremmo tornare indietro una cinquantina di km per trovarne un altro in Svezia. All’ufficio turistico ci dicono che sull’altro lato della strada, tipo cinque/sei metri più in là, è già Finlandia e c’è una clinica veterinaria. Attraversiamo l’ ipotetico confine , e ci rechiamo nel solito negozio di grossi sacchi di alimenti per cani dove c’è una veterinaria. Ci fa un sacco di storie perché , dice, non è corretto vaccinare un cane contro l’echinococco in Finlandia, perché la Finlandia è territorio free per l’echinococco, bisogna vaccinarlo in Svezia, pochi metri indietro. Le spiego che il suo collega della casa di fronte, in Svezia, oggi è in ferie, tutto chiuso, e che siamo diretti verso il nord, assurdo tornare indietro per troppi km solo per un cavillo, che alla fine a noi interessa solo una pillola che lei dice di avere e una firma sul libretto del cane.
Si rassegna solo dopo un lungo battibecco, quindi, con malcelato astio, senza neanche un’occhiata al cane, ce ne chiede il peso ( rispettabile, sui 24 kg )e ci allunga una pastiglia. Così, a freddo, senza uno stuzzichino, il nostro si rifiuta di ingoiarla. Per il nervoso o per la fretta lei gli piglia la mascella e senza tante storie gliela caccia in gola. E si rifà: per 2 minuti di brontolamento, una pastiglia e una stretta di muso al cane, 56 Euri. Alla faccia !
Facciamo la spesa, notiamo che le melanzane costano sui 5 Euro e altra verdura è a peso d’oro. Iniziamo a salire la E8. Sappiamo che la strada sarà lunga e deserta, con alcuni distributori concentrati in pochi punti, perciò facciamo diesel per ben tre volte prima del confine. Nell’ultimo, stanchi, avvisiamo alla cassa che ci fermiamo un po’ nel suo parcheggio per riposare: gentilmente ci chiede se abbiamo bisogno di elettricità.
Vediamo che la geografia ha strane proporzioni : grossi paesotti nostrani ben popolati non compaiono sulla cartina d’Europa ma c’è Kilipsjarvi, ultimo “paese” prima del confine norvegese, cioè due case due di numero, senza neanche il distributore. Parecchie renne sul percorso. Poco prima del confine c’è un parcheggio sul lago, con una decina di camper. Ci fermiamo anche noi. Ci meravigliamo sempre nel vedere camper di marca italiana con targa straniera, questo vicino a noi è un Mobilvetta.
Cielo grigio e neve per terra e pioggerella dal cielo.
3 luglio, giovedì
Oggi tragitto norvegese complicato da molti lavori in corso : stanno rifacendo completamente la strada che porta a Skibotn, raddoppiano la carreggiata facendo, al solito, saltare senza tanti complimenti intere montagne. In una bella giornata di sole, dopo la piovosa notte finlandese, arriviamo a Tromso. Visito il Duomo, molto bello, con particolari curiosi per noi: un salotto in fondo con tavolini, a metà chiesa un espositore con molti libri cartonati per bimbi. Dall’esterno sembra grandissima, in realtà non è molto capiente e, se vogliamo criticare, il Cristo a tutta altezza, stilizzato sulla notevole vetrata dietro l’altare, è decisamente brutto. Il grande organo resta alto, sopra il salotto/negozio di cartoline in fondo alla chiesa: mentre la visitavo c’era un organista all’opera. Mi sembra di aver notato , chiuso da una parte, un alto paravento in legno che probabilmente viene sistemato durante le celebrazioni. Nel corridoio di accesso, x quanto serve, c’è un attaccapanni, servizi igienici.
Mentre stavo uscendo, alle mie spalle l’addetta sistemava un cartello con la tariffa per la visita: 40 Kr adulti, 20 Kr bambini. Mi è andata bene: ora, dopo esserci stata, non so se vale la pena di spendere quasi 5 E per vedere alcuni banchi e in fondo una vetrata colorata. E’ sicuramente più bella fuori, e di grande effetto ottico. Tutta bianca e con un’architettura particolare spicca da molto lontano.
Entrati in città, attraverso il grande ponte, andiamo a svuotare le acque nella colonnina in zona Museo/Università. Mentre procediamo , una coppia olandese si avvicina col suo camper e ci chiede se può regalarci il ticket del parcheggio adiacente, valido fino alle 21 della sera. Non era nei nostri programmi fermarci lì ma va bene, parcheggiamo e ne approfittiamo per pranzare. Ci accingiamo ad andarcene quando passa un camper belga. Chiedo se serve un ticket del parcheggio, valido ancora per un po’ di ore: ci ringraziano alla grande e mentre facciamo manovra la moglie ci rincorre con una birra.
Percorriamo il tunnel che passa sotto la città, curioso per noi, con le sue rotonde, e usciamo in direzione aeroporto. Ci dirigiamo a sud/ovest dell’isola di Kvaloya e raggiungiamo la casa al mare delle nostre amiche, conosciute nel 2012, con le quali ci siamo messaggiati nei mesi scorsi. Bellissima accoglienza, altro che freddezza nordica.
4 luglio, venerdì.
Dopo il gran sole di ieri, notte e mattino di pioggia. Sul mezzogiorno c’è calma di vento e di pioggia: l’amica provvista di barca decide di uscire a pesca. Tra tutte e due addobbano l’Uomo con tuta salvagente giubbetto, sembra il Bibendum Michelin. Mentre l’Uomo e Magne escono in mare, molte chiacchiere “internazionali” (italiano, inglese, spagnolo, norvegese, due parole di inglese e incursioni mie soprappensiero in francese, non compreso) con l’altra ragazza. Si parla di sociale, tasse, lavoro, prezzi, opportunità varie: lei e la sua amica sono due professoresse dell’Università di Tromso, discorsi un po’ pesantucci, per me, complicati dalle lingue e dallo stomaco vuoto. Tornano dopo oltre tre ore, con due grosse ceste di merluzzi più due “gallinelle nordiche”, pesce rosso mai visto, buono alla griglia, dicono. Ho riempito il freezer con porzioni del mio ragu: mentre puliscono le prede, preparo una gran pentola di tagliatelle. Nel frattempo ho cucinato anche il grosso merluzzo preso ieri, alla prima gettata di canna, con cipolla aglio patate e un pomodorino. Per la prima volta l’Uomo l’ ha mangiato volentieri, cosa strana. Lui è la conferma vivente del detto che il ciabattino va in giro con le scarpe rotte: migliaia di km per venire a pescare e di solito preferisce che lo mangi il cane.
E’ quasi sera, sembra che il tempo si metta al bello. Speriamo. Ci chiedono quanto restiamo: secondo la saggezza popolare meglio non stare più di tre gg. Domani mattina, tempo permettendo, usciranno ancora in barca, per la gioia dell’Uomo. Poi decideremo e la partenza e la direzione.
Oggi sms di Saro, l’altro amico conosciuto nel 2012, il tedesco di origine siciliana: ci raggiungerà ai primi di agosto, dobbiamo definire meglio il luogo dell’appuntamento.
5 luglio, sabato.
Oggi l’amica comprerà in città un giubbotto salvagente per l’Uomo. Si è parlato con lei del problema spazzatura: questa è una zona residenziale, non ci sono aree di riposo, non ci sono bidoni per l’immondizia “pubblica” quindi non si sa dove metterla. Si offre di portarsela in casa sua e di suddividerla nei suoi contenitori: mi sembra troppo, perciò, nell’uscita per recarci alla colonnina sanitaria per i cambi d’acqua, in città, mi sono guardata un po’ intorno cercando dove riporre il mio sacchetto. Davanti al Polaria, al Museo, ci sono due cestini. Un signore si avvicina al primo e mette dentro una borsa di plastica piena. Io lo supero, vado al secondo e cerco di metterci dentro la mia. Esce un impiegato che mi spiega che non si può mettere l’immondizia lì dentro. Mi scuso, mi riprendo la borsa e mi allontano. Mi richiama, armeggia nel primo cestino e mi allunga la spazzatura dell’altro uomo. Mi rifiuto di toccarla con mano. Lui insiste, dice che sa che non è mia ma che devo portarmi via anche la borsa di quel signore perché, ribadisce, in quei cestini non va immondizia casalinga. Al mio fermo rifiuto di anche toccare la borsa gettata da altri, il giovane si incavola, brontola, e si vede costretto a tornare, malvolentieri, al suo ufficio con la borsa del tizio in mano. Il quale, un po’ scostato, si gusta la scena con un sorrisetto stampato in faccia, fregandosene altamente. Sarà francese.
6 luglio, domenica
Ancora qui, partiremo domani. L’uomo è stato in barca per ore con una delle ragazze ( sulla cinquantina, comunque ), io ho fatto gran passeggiate col Beagle in una giornata decisamente splendida, caldissima, con dei colori stupendi: mare blu, fiori rosa, gialli, alberi, cascatine , un paradiso. Unico neo: troppi tafani, forse a causa del gran caldo. Le norge si spargono una crema ma io non sono partita attrezzata ed è una guerra persa, come si vede dalle mie gambe, piene di bozzi. Il Beagle cerca di allontanarli con gran colpi di coda.
7 luglio, lunedì
Salutiamo le amiche (con del Grana Padano e ciliegie sotto grappa nostrana – polenta Valsugana, aceto balsamico e tagliatelle Barilla gliele avevo lasciate l’altra volta) e arriviamo nel gioiellino che è l’isola di Sommaroy. Col sole è stupenda. La grande chiesa battista è chiusa, al solito.
A Brensholmen dobbiamo attendere più di un’ora il traghetto per Senja, sotto un sole cocente. Il preventivo dei costi x traghetti che mi sono preparata a casa regge abbastanza: c’è un aumento abbastanza immaginabile. Da DirectFerries mi risultava 280 Kr, ho pagato 309 Kr.
Parcheggiamo per il pranzo a Botnhamn, nel porto che sarebbe a pagamento ( azz..10,20 E x sosta, 9,50 E x la 220, 5 E x la doccia, in un piazzale qualsiasi, che mi sembra tanto anche se è lo stesso prezzo dal 2010). Ci sistemiamo proprio in fondo e non abbiamo intenzione di pagare. Ci sarebbe WiFi libero, ormai introvabile anche in Norvegia. Mangiamo, io rigoverno, mentre l’Uomo sul molo pesca e ributta in mare pesci troppo piccoli, poi ci spostiamo sull’incantevole spiaggia dopo il cimitero di Laukvik. L’altra volta era deserto, salvo un piccolo camper con solo l’autista, che se ne andò lasciandoci soli. E al mattino tre renne si abbeveravano nel mare e poi ci circondavano. Quest’anno c’è pieno zeppo, in relazione al piccolo parcheggio: già due camper , due tende e una macchina con tenda incorporata. Tantissimi tafani anche qui. Posto assolutamente meraviglioso, sabbia bianchissima, acqua cristallina. Sole di mezzanotte in compagnia (mia, con i vicini che fanno festa al Beagle mentre l’Uomo, sul camper, va a Sudoku e tv).
8 luglio, martedì
“Passeggiata” rigenerante in un mare che più limpido non si può poi pieno di acqua al cimitero, definita potabile dai vicini tedeschi, scarico grigie al porto di Botnhamn, doccia calda, quindi andiamo ad Husoy, convinti di poter proseguire da lì verso Gryllefjord. Invece, dopo una passeggiata in quella che è definita la “perla” di Senja, torniamo all’862. Arriviamo allo squallido porto di Gryllefjord dopo un percorso meraviglioso, apprezzando tutto: mare, montagne, spiagge bianchissime, gran sole caldo. Addirittura 31°. In una lunghissima spiaggia ci fermiamo a mangiare e sguazzare un po’ nell’acqua, un sogno.
Vediamo che hanno fatto delle modifiche alla strada, costruendo, ad esempio, una passerella avveniristica per poter ammirare il panorama e nello stesso tempo fare evoluzioni con la bicicletta, avendola ideata con salite e discese in legno.
Ci fermiamo al Senjatrollet, Guinness dei primati per il troll più grande, un parco a tema molto visitato.
A Gryllefjord, dove siamo arrivati dopo le 16,30, aspettiamo il traghetto previsto per le 19. Arriva in ritardo, saliamo con calma, con un po’ di apprensione dell’Uomo: arriveremo troppo tardi per vedere Germania-Brasile. Finora abbiamo visto tutte le partite , quelle della Rai sul satellite e le altre sul digitale terrestre di dove ci si trova.
Scendiamo ad Andenes in tempo per la partita ma, per la prima volta, non riusciamo ad agganciare il satellite e neppure la tv norvegese ci aiuta, definendo Canale codificato quello che trasmette la partita. Proviamo a cambiare un po’ di posti ma alla fine ci accontentiamo di ascoltare la cronaca alla radio norvegese, interpretando a modo nostro i commenti, capendo solo la parola Brasil e Tiscland…ci aiuta il figlio con messaggi in successione. Dormiamo nel parcheggio dopo il porto, tra camper italiani, rarissimi quest’anno.
9 luglio, mercoledì
Giornata trascorsa a Bleik, di fronte al molo e a una spiaggia caraibica, parecchio frequentata. Forse non rispettiamo i famosi 150 m dalle case, essendo queste dall’altro lato della strada, ma qui la Tv prende e non ci si sposta , dobbiamo vedere Olanda-Argentina. Probabilmente ci sposteremo dopo la partita.
Tutto perfetto, oggi: salutari passeggiate in acqua ( l’Uomo ha pure fatto un veloce bagno in un mare freschino nonostante i 34°, battendo un tantino i denti ).
Dopo la partita lasciamo a malincuore questa meraviglia e ci fermiamo per la notte su un’altra spiaggia molto bella, dietro un caseggiato deserto, dove ci sono già cinque/sei camper, dopo Nordmela.
E non ci sono insetti: divino !
10 luglio, giovedì
Scendiamo lungo la costa occidentale delle Vesteralen. Dopo Bleik e Stave ( caratteristico il camping con le vasche da bagno per famiglie all’aperto,con acqua calda, su montagnole d’erba), questa parte dell’isola di Andoya, sulla Fv976, è bella, deserta, selvaggia, a tratti impressionante : paesaggio lunare, grandi rocce lisce che toccano un mare azzurro in un contesto di montagne alte e verdissime.
Gran passeggiata col Beagle che ormai non bada neanche più alle pecore, sempre e ovunque semiaddormentate o in pigro giro a gruppetti. Camminiamo tra pascoli e rocce lisce, raggiungiamo i piccoli fari disseminati sulla costa.
La parte est delle Vesteralen, pur bella, è “normale”: casette tra i fior, sempre nei vasi posti nei prati insieme a animaletti finti, statuine, ammennicoli vari, ognuna con la sua brava bandiera davanti o sul tetto a significare che il proprietario è in casa, in fila lungo una bella strada alberata e deserta con sull’altro lato la spiaggia. Unica cosa un po’ diversa, salendo verso Andenes, sulla 82, è una grande chiesa bianca ottagonale, al solito ben chiusa. In realtà agli uffici turistici danno un opuscolo che indica quali chiese sono aperte e in quali orari. Quest’anno non l’ho preso.
Giornata assolata, molto molto calda.
Verso sera scurisce leggermente. Raggiungiamo le Lofoten e per la notte stiamo all’Austerstraumenbrua, dove l’uomo prova, senza successo, a pescare. E’ calata molto la temperaura. Dormiamo col piumino. E la stronza tv prende anche se siamo vicino a un gran ponte in mezzo ai cespugli e grandi alberi.
11 luglio, venerdì
Scendendo il tempo resta sempre più bello. Ci fermiamo a Svolvaer per informarci sul traghetto per Skutvik e lasciare la bombola di gas nel frattempo defunta (la riprenderemo piena domattina), poi andiamo a sud, verso Sakrisoy . Dispiace notare che i bellissimi panorami di cui si godeva anni fa lungo la strada costiera vanno man mano sparendo con lo spuntare di gallerie un po’ lungo tutto il percorso. Renderanno il viaggio più veloce e più sicuro ma l’occhio perde moltissimo. Peccato. Anche la nostra bella sosta ai gabinetti artistici di Akkarvikkoden è rovinata dalla galleria che sbuca proprio davanti.
Passeggiata obbligatoria nella stupenda spiaggia di Ramberg.
Sosta , altrettanto obbligatoria, a Leknes per rifornimento di articoli da pesca all’Inter Sport. Mi hanno spostato l’Ufficio Turistico, così non posso fare la mia rituale incursione tra cartine, mappe e cartoline ricordo.
Giù verso Moskenes, verso A, grossi lavori in corso, con scavatori da ogni parte, chilometri di coda.
Dopo la sosta al negozio Sjomat, dove la signora ci riconosce ( mi fa assaggiare una specie di prosciutto di balena, non distinguo il gusto perché mi fa impressione). Riprendiamo la salita. Per fortuna nel frattempo gli operai hanno smesso il lavoro e si circola abbastanza bene.
Lungo la strada, dopo Ramberg, vediamo, su una bella spiaggia che al mattino era deserta , un gruppo di camper, già piazzati per la notte: è un teatro naturale perfetto per lo spettacolo del sole di mezzanotte. Sono già pronti, macchine fotografiche su treppiedi, tende, poltroncine fuori. E’ quasi palpabile, fra la gente, un senso di meraviglia, quello che abbiamo provato anche noi nel 2007,quando per la prima volta abbiamo potuto ammirare un simile indimenticabile spettacolo.
Troviamo la giusta sistemazione casualmente vicini ad un camper con analogie col nostro: italiano, anche loro disegni marocchini sul retro degli specchietti, una coppia ( Cosetta e Giuliano ) grosso modo pari età e con esperienze di viaggio simili alle nostre. Lei stesse mie scuole e stesse magagne. Sono emiliani, simpatici, allegri e noncuranti delle regole: non si può portare in Norvegia più di tre litri di alcol a testa: mi mostrano la loro riserva di oltre 70 bottiglie di Sangiovese.
Passiamo una piacevole nottata in compagnia. Difficile dormire.
12 luglio, sabato
Giornata strana. Dopo lo splendido sole notturno ci prepariamo a partire con qualche gocciolina di pioggia, tempo incerto che però pian piano si riassesta sul bello. Si pensava di andare un paio di gg in campeggio x fare il bucato ( a Svolvaer, Leknes, Alta, Kirkenes e altri posti, dove abbiamo chiesto, ci hanno detto che non esistono lavanderie automatiche) e anche per dare una botta di coraggio elettrico al freezer che soffre.
All’Orsvagvaer, dove siamo andati per ben quattro volte anche se un po’ squallidino è, chiedono, al giorno, 170 per il bil, 15 a persona e 35 per la 220, e sul lavaggio e sull’asciugatura ci danno dentro, specialmente per la seconda, che bisogna rinnovare se si vuol avere un bucato decente. Una quaratina di Euri, tra tutto.
Ci riflettiamo e intanto andiamo a ritirarci la bombola di propano lasciata ieri da riempire
Valutiamo se cercare un campeggio più vicino poi invece decidiamo di metterci in fila per il traghetto.
Da tanto desideravo fare la tratta Svolvaer-Skrova-Skutvik ma avevo sempre trovato resistenze. Stavolta mi accontenta: se ho ben capito dovrebbe esserci un traghetto alle 14. E’ mezzogiorno. Pastasciutta, qualcosa di secondo e ci prepariamo: giacca a vento, bottiglietta piena d’acqua per il cane ( da bere, se serve, ma soprattutto per agitargliela davanti quando minaccia di abbaiare: ama talmente la doccia da mettersi buono buono al solo smuovere la bottiglia). Arrivano e passano le due e il traghetto non si vede. Scala40, tv, c’è il Tour de France e Nibali ancora maglia gialla. Finalmente verso le tre passate arriva, noi pronti, carica un po’ di auto e parte. Capiamo che va solo a Skrova. Torna con comodo, lentamente carica i mezzi e piano piano si avvia.
Bella traversata, in un mare cobalto disseminato di isolette rocciose. Sosta a Skrova poi virata verso Skutvik. Tempo strano, sole a tratti velato, qualche goccia di pioggia.
Col sole arriviamo a Skutvik. Entriamo un po’ abusivamente nel parcheggio della Venterom ( la “sala d’attesa” con servizi, spesso con corrente, tavoli ecc, che generalmente c’è in tutti i porti). Proviamo l’antenna, funziona. Vedo “Giacomello”, il signore che ricordo responsabile praticamente di tutto il porto e affini ( l’ho battezzato così la prima volta che l’abbiamo visto perché ci ricorda una persona) e lo convinco a lasciarci qui anche se dietro le due case due del paese hanno fatto uno spazio apposta per i camper. A mezzanotte passata, col giro notturno del cane, sono andata a vederla. Un prato, un po’ di attacchi corrente e un rubinetto con un rotolo di gomma. Alquanto squallido ed isolato rispetto alle case.
Dopo Olanda Brasile, l’Uomo va sul molo: torna con due bei merluzzi e un grasso sgombro.
13 luglio, domenica
Giornata perfetta: 30 abbondanti gradi ma con l’arietta giusta per respirare bene. Il traghetto , partito a mezzogiorno, ha ingoiato una gran quantità di macchine, roulotte, camper.
Pasto a base del pesce di stanotte. L’uscita post prandiale ha fruttato un altro notevole sgombro. Si sta riformando la fila dei traghettanti, manca un quarto alle 3 e a me risulta che non potranno partire prima delle 18,15.
14 luglio, lunedì
La penuria di corone norvegesi, che noi riteniamo utile avere in saccoccia, ci spinge a cercare una banca lungo il tragitto che abbiamo deciso per oggi. Il Garmin ci dice che la prima è a Fauske. Si, vero, ma non cambia soldi. Dobbiamo andare a Bodo. Questo è un insieme di strade che ci fa “soffrire” essendocene vari pezzi a pagamento. E’ comunque un percorso molto bello, ricco di colori, accentuati dal gran sole che ci accompagna.
A Bodo, città molto grande per lo standard norvegese, imbrocchiamo l’unico posto dove cambiano soldi, l’Ufficio Postale. Un maturo allampanato signore, molto cerimonioso e cortese, con una lentezza da record, mi cambia 800 E. Oggi cambio sfavorevole. Molta ..conversazione.. di carattere generale ( Bella la Norvegia? Gradito il sole? Quale zona preferite? Da dove venite? Bellissima la Valpolicella ! Buono il vino di Verona !
Io sono nato a Saltstraumen. Sono stato in Italia: che buon vino !, e via lui discorrendo).
Torniamo indietro e a Saltstraumen, luogo famoso per gli impressionanti vortici sotto il grande ponte, prendiamo ad ovest, sulla 17, un percorso che non abbiamo mai fatto. Ci fermiamo per mezzogiorno (alle 3 circa) in un rientro di strada con una splendida vista sul mare sottostante.
Per il gran caldo l’Uomo si fa una doccia fredda, all’esterno del camper.
Per la notte sostiamo in direzione Ornes, in una piccola area di riposo, molto carina, sul mare, in compagnia di una coppia di anziani tedeschi su un vecchio furgoncino Volkswagen.
15 luglio, martedì
Questo pezzo di Norvegia, che non avevamo mai visto, ci entusiasma: tutto molto bello, nonostante i tunnel – quelli si mi disturbano, mi sento defraudata, non vedo tutto quello che i tunnel mi nascondono .
Constatiamo che qui i camperisti hanno vita molto facile, troviamo spesso colonnine per lo scarico.
Ad Ornes, bella città, prendiamo qualche cartolina
Nel grande piazzale sul mare, sotto un sasso, il Beagle scova una chiave di macchina/moto/camper ?, attaccata ad un medaglione. Riteniamo subito trattarsi di una chiave “nostrana”: le immagini sul medaglione sono da una parte di San Giovanni Bosco e dall’altra di una Madonna con Bambino abbastanza comune nei santini di casa nostra.
Ci guardiamo intorno, restiamo lì per il pranzo ma non vediamo nessuno a cui domandare qualcosa della chiave. La portiamo con noi: difficilmente comunque sarebbe stata trovata senza smuovere sassi e sassolini.
Spero per il proprietario che abbia potuto usare le chiavi di riserva.
Ci fermiamo ad Holand, area di riposo completa di tutto, con nell’Ufficio Turistico anche un dizionario italiano/norvegese, regalato alla gentilissima impiegata da un sig, Tonati.
Area molto bella, con aiuole di fiori, servizi con una gran erba sul tetto (curiosità norvegese che negli anni va scomparendo: un tempo le case con prato soprastante erano molte di più), ma soprattutto un panorama unico, indimenticabile: il ghiacciaio Svartisen proprio qui di fronte, dall’altra parte del braccio di fiordo.
Ci solletica l’idea di raggiungere il ghiacciaio ma il battello di Holand ora è sospeso, bisogna andare con quello di Brasetvik. Proviamo ad andarci ma lungo il percorso non lo troviamo, finiamo a Foroy, dove c’è il traghetto grande per Agskaret. Chiedo dove c’è quello per il ghiacciaio, ci dicono di tornare indietro. In effetti su alcuni tornanti sono parcheggiati camper e altri mezzi, vediamo dopo che c’è una minuscola freccia con su scritto To Svartisen.
In basso, al mare, vediamo un piccolo molo in legno. Il battello non c’è. E’ ormai tardi, il sole non splende.
Decidiamo di riprovarci domani e rientriamo nella bella area di Holand.
Al solito, verso sera, l’area si riempia ma noi siamo piazzati in posizione strategica e panoramica.
Gran ‘torneo’ nostrano di Scala40. Io sono più brava ma perdo sempre, chissà come mai.
16 luglio, mercoledì
Notte ideale per un camperista: dopo il gran sole e gran caldo di ieri, una bella, ticchettante, pioggia notturna.
Purtroppo però non si limita alla notte. Ci eravamo abituati troppo bene, quest’anno, con climi più che mediterranei. Dopo 14 gg di sole ininterrotto, oggi siamo ‘tornati alla normalità’: temperatura ancora gradevole ma pioggierella e cielo grigio. All’Ufficio turistico ci dicono che sarà così anche domani, mentre i successivi giorni il tempo dovrebbe essere variabile anche se senza pioggia. Adios Svartisen.
Tranne le uscite sanitarie per il Beagle, ce ne stiamo rintanati a guardare la Tv. C’è ancora Nibali in giallo, al Tour.
Facciamo anche il punto sul prossimo percorso: il ridimensionamento del nostro camper, parificato ora alle automobili, essendo sotto i 6 m, ci permette di valutare il maggiore ricorso a traghetti.
Volendo raggiungere Lund, prima di Namsos, da qui ne prevediamo ben otto, tre di circa un’ora ciascuno, gli altri con tempi variabili dai 10 ai 20 minuti. Ci porteranno, dal Salten, nell’Helgeland e nel Namdalen.
Qui siamo sul parallelo del Polarsirkelen, che di solito abbiamo raggiunto dall’interno Norvegia.
Mi dispiace perché scendendo lasciamo la zona del sole notturno ma il cielo resterà comunque roseo e chiaro per un altro bel po’ di tempo.
17 luglio, giovedì
Lasciamo l’accogliente area di Holand in un mattino grigio e piovigginoso. Anche i coloratissimi fiori che riempiono le aiuole sembrano malinconici.
Passando da Brasevik spiamo il battello che di solito porta i turisti sullo Svartisen. Ringrazio il cielo per il tempo così così: un’imbarcazione minuscola, non mi ci vedrei proprio sopra, e in più con un beagle.
Arriviamo a Foroy esattamente mentre il traghetto lascia il molo. Qualche giaculatoria snocciolata dall’Uomoual per i pochi secondi di ritardo. Dopo un’ora e un quarto ci imbarchiamo per raggiungere Agskardet, là di fronte. Una ventina di minuti per partire e 10’ di navigazione.
La 17 è strettina anche se bellissima nonostante il tempo ancora imbronciato. Una roulotte, davanti a noi, va come un razzo: ci adeguiamo.
Arriviamo a Jetvik e capiamo il perché di una simile corsa: c’è il traghetto per Kilboghamn pronto, col portellone alzato. Ci imbarcano al volo. Qui stiamo 60’. Il cielo si va schiarendo. Durante la navigazione il capitano ci avvisa che stiamo doppiando il monumento che segnala il passaggio del Polarsirkelen.
Chiacchieriamo piacevolmente con una coppia svizzera. Per pagare devo stanare l’addetto, rifugiato in cucina.
Crediamo che Stokkvagen, ben segnalato sulle cartine, sia un grosso centro dove potremo fare la spesa. No, è un porticciolo da dove partono i traghetti per le isole, e stop. Neanche un distributore o la solita butikk. Ci fermiamo, con un bel sole splendente, a Hellaga, piccola area di riposo con l’ennesimo monumentale, modernissimo, blocco servizi igienici, una vista splendida, una scaletta in ferro che porta giù al mare, fermandosi su grossi lastroni rocciosi dove sono disseminati vari tavoli per picnic e sparpagliati alcuni pescatori. Anche alcuni bambini molto piccoli. Qui cominciano a metterli all’opera già dalla prima infanzia. D’altronde si cibano a merluzzo, se lo devono procacciare appena possono.
Curioso come l’arte architettonica norvegese si esprima particolarmente in relazione alla m…da: c’è una specie di gara ai servizi igienici dagli stili più avveniristici.
18 luglio, venerdì
L’Helgeland è una zona splendida: una costa bellissima dopo una pianura digradante fino al mare, ricca di colori, verde, bianco/giallo e rosa dei fiori spontanei, con ogni tanto rocce imponenti.
Traghetto a Nesna verso Levang (sono contenta, le previsioni costi/traghetti fatta da casa sul sito DirectFerries corrispondono alla realtà).
Passiamo sul ponte definito nel 2012 opera norvegese dell’anno, vediamo la Rosa dei Venti, il monumento dedicato appunto a tutti i venti, passiamo davanti dal Museo e Chiesa Peter Dass, visitata l’altro anno, e proseguiamo verso Tjotta. Ci sono alcuni camper in un parcheggio a qualche km dal porto. Ci fermiamo per la cena. Accanto c’è un grande prato verde, con una alta croce in pietra. E’ un cimitero di guerra, diviso in due parti, a ricordo di soldati norvegesi, tedeschi ma soprattutto russi: nell’area a loro riservata accanto all’obelisco c’è una “I” su una pietra. La apro: contiene due grossi album contenenti un elenco infinito di nomi russi, alcuni col numero di piastrina, età, provenienza. Tutti ragazzi…e per terra lunghe file di piccole targhe con nomi ormai illeggibili. Impressionanti. Da qualche parte ho letto che questa strada è chiamata la Via del Sangue, la strada della triste marcia fatta percorrere ai soldati prigionieri.
Ce ne andiamo verso il porto ma non troviamo una sistemazione migliore, torniamo accanto al cimitero: ci sono ormai 5 o 6 camper, una roulotte e alcune tende.
19 luglio, sabato
Ci svegliamo con molta calma e torniamo al porto. Non è chiarissimo cosa si deve fare per andare all’altra costa: si formano due lunghe file. Mi risulta che la nostra è quella che porterà a Forvik mentre l’altra fa il giro delle varie isolette ( non tutte, chiaramente, se si pensa che l’arcipelago dell’Helgeland è formato da ben 14.000 isole di varie misure). E’ sabato e quindi gli orari cambiano rispetto agli altri giorni…ad un certo punto gente accanto a noi si sposta sull’altra fila, ma non c’è alcuna informazione da parte degli addetti.
Scendo e chiedo al bigliettaio quale ferry va a Forvik. Con aria leggermente scocciata mi risponde: Both. E stop. Ambedue, quindi. Allora anche noi viriamo sull’altra fila e ci imbarchiamo. Bellissimo: anziché i 60’ previsti nella rotta diretta, ci facciamo oltre due graditissime ore di sole in crociera, toccando quattro porti di piccole isole prima di arrivare al nostro.
Lungo la strada troviamo un posto perfetto per i camper, dietro una fabbrica di mobili, con carico/scarico. Ci fermiamo per il pasto in un ambiente naturale difficile da descrivere, complice un sole splendente.
Proseguiamo poi fino a Vennesund e dormiamo al porto.
20 luglio, domenica
Il traghetto ci porta a Holm. Scendendo, su un piccolo molo, il Pescatore prova a fare il suo dovere ma dei bei sgombri guizzanti nell’acqua color cobalto gli fanno marameo. Più avanti, su un grande piazzale con un negozietto sul fondo ascolto la messa in tv e, dopo, scopro che si vanno facendo furbetti: per la sosta del camper su un semplice slargo ghiaioso vorrebbero 150 kr, oltre 18 Euro al cambio che mi hanno praticato in Banca a Bodo. Figurarsi. Andiamo ancora avanti: troviamo un angolino perfetto, a strapiombo sul mare, e ci piazziamo.
Questo posto si chiama Kvitnesodden ( in Norvegia danno il nome a tutto, a volte ci si aspetta un paese, un qualcosa di visibile, e invece resta solo un nome scritto su un cartello).
A notte il pescatore si mette all’opera, tanto da regalare tre bei merluzzi ad una coppia olandese che si è accodata al nostro camper e che in cambia ci dà una gradita lattina di birra. Che, normalmente, qui costa sui 4 euri per i 50 cl.
21 luglio, lunedì
Scendiamo lungo la costa, raggiungiamo Rorvik. Un salto inutile all’Ufficio Turistico, non hanno niente.
In effetti quest’anno le mie incursioni nei Turist Kontor non sortiscono gli effetti degli anni passati: che sia arrivata la famosa crisi anche qui? Niente cartine, pochi opuscoli, una miseria…
Facciamo il periplo dell’isola. Pranzo dopo il secondo ponte verso Hofles. Quindi traghetto fino a Lund.
Chiedo al Lundstua quanto vorrebbero per una sistemazione nel piccolo prato dietro il locale: azz, senza carico/scarico/doccia, con il solo uso dei servizi comunque a disposizione dei passeggeri, 150 kr, e, se con elettricità, 190 kr. Qualche anno fa, non ricordo se 2010 o 2011, abbiamo fatto una settimana, con corrente, a 70 kr al giorno. Eravamo probabilmente i primi perché hanno dovuto cercare la chiave per il contatore. Ci siamo poi tornati dopo essere saliti ad Alta e già da subito ci hanno chiesto 140 kr al giorno.
Ora 190 kr. L’ho detto, si stanno facendo furbetti.
Il tempo è sempre da tropici, sole sole sole. Il barometro interno segna 34 gradi. Se si pensa che giù a casa ieri sera avevano l’esatta metà, 17 gradi, ci si rende conto che il mondo va alla rovescia.
Troviamo una piccola graziosa radura di fronte a una spiaggetta già frequentata dalla solita famigliola norvegese tipo: padre/madre giovanissimi, 2-3 o 4 bimbi , tutti biondi, tutti piccoli. Ci ripariamo col camper ben in ombra. Scendo in acqua, combattendo coi tafani, piaga di tanti posti quest’anno. Purtroppo anche stavolta apprezzano parecchio la sosta non autorizzata sulle mie gambe. Mi lasciano delle gran bogne.
Per il quiz tv delle diciannove, ci spostiamo un km verso Lund, in riva al mare. Mangiamo, guardiamo la tv, giochiamo a scala40, poi, dopo la ripartenza dell’ultimo traghetto, ci portiamo al molo. Buona pesca. Conosco un gruppo di ragazze molto giovani, giunte da Trondheim in bicicletta. Sono curiose, fanno molte domande, simpatiche. Sono disinvolte, usano la Venterom con tranquillità come loro base.
A notte fonda, anche se ancora bella chiara, torniamo alla nostra radura. Sulla nostra destra, su uno spiazzo erboso vediamo un animale, tranquillamente disteso. Dalle corna pensiamo ad un cervo. Il Beagle comincia ad abbaiare come un matto, quello si alza con fare maestoso e lentamente si avvia verso il bosco: è un alce. Ci sembra giovane, date le dimensioni meno imponenti di altri già visti.
Già in questa zona, due anni fa, una sera, ce n’era uno, più grande di questo, che zoccolava tranquillo davanti a noi e che solo in seguito al chiasso indiavolato, fatto dal Beagle, ha interrotto la corsa e si è addentrato nel bosco. Non riusciamo a insegnare alla belva nostrana a contenersi un po’.
Per il caldo dormiamo coi lucernari aperti.
22 luglio, martedì
Stamattina gran passeggiata, pasto e poi spostamento causa Tour de France ( ! ), poi rifaremo la trafila di ieri sera – pesca al molo e rientro in radura per la notte.
23 luglio, mercoledì
Ci dirigiamo a sud e proviamo a vedere come hanno trasformato lo “scoglio di Peppino”, come negli anni scorsi abbiamo battezzato il gruppo roccioso che si erge alla fine di una bella passerella in legno dietro un kro sempre sembrato abbandonato.
Già nel 2012 abbiamo avuto la sgradita sorpresa del taglio dello scoglio, per la futura costruzione di un porto turistico.
Negli anni ci siamo fermati qui per diversi giorni, purtroppo spesso funestati da maltempo, e dal calduccio del nostro camper abbiamo visto dei locali che, indifferenti al freddo, al vento e alla pioggia, salivano sullo scoglio e ne tornavano con la preda più ambita, dei bei salmoni.
I boschi circostanti hanno spesso fruttato anche una bella raccolta di funghi. Se il caso lo richiede, quest’anno siamo attrezzati, ho parecchia polenta in stiva.
Hanno snaturato il nostro scoglio: il porto è praticamente finito, c’è una decina di belle barche e completato la passerella con, alla fine, verso il mare, una pavimentazione in legno con tre tavoli da picnic. Il fatto negativo, però, è che hanno regolamentato anche la sosta: chiedono 100 Kr per il “camping”, più altre 50 Kr per la “storm”. Infatti c’è un pilastrino con sporgente una presa per la corrente.
Sembra che anche qui, pur con i ricchi stipendi – si parla di 5000 Euri al mese, di media – la voglia di guadagnare si stia facendo strada: un tempo i porti erano i più usati per il parcheggio, ora sono sempre più a pagamento e, secondo noi, anche a caro prezzo. Pagare 12 o 15 Euro solo per sostare su un piazzale senza altri servizi, se non un WC pubblico, ci sembra troppo.
Il Kro è chiuso: leggo che tengono aperto il sabato pomeriggio fino all’una di notte e la domenica dal mezzogiorno fino alle sei di sera, ma c’è un notevole viavai di macchine e gente, c’è una spiaggia carina sulla sinistra dove fare picnic e bagno, e quel che resta dello scoglio per pescare.
Oggi si sta meglio, sole un po’ meno picchiante e arietta: il paradiso.
24 luglio, giovedì
Dopo l’unico giorno autunnale di pioggia ad Holand, stamattina primo risveglio in una giornata serena ma con cielo coperto, al Nordsundet Bru. Ma poco dopo eccolo, bello splendente. Giriamo ad ovest, prima di Namsos, per visitare Otteroya. La giriamo tutta per bene, bellissimi scorci, in futuro negati per anche qui tunnel in costruzione. Troviamo una piccola Coop con distributore. Ci riforniamo. Non hanno l’acqua ma la troviamo alla fine dell’isola, a Finnanger, presso il campeggio Aglen, molto scenografico intorno alla piccola baia, con grandi secchiai in acciaio sulla riva per pulire il pescato.
Obbligatoria sosta causa Tour de France ( dai che forse lo vinciamo, alla faccia dei francesi ! ) poi a sera altra tappa alla Coop di Namsos e cena. Anche qui l’Ufficio Turistico è poco rifornito di cartine e simili. Molto volonterosa, la ragazza, mi stampa degli itinerari ma la cosa strana è che essendo alla fine della regione del nord hanno ancora cartine della Norvegia settentrionale ma niente di quella meridionale.
Dopo Namsos lasciamo la 17 e prendiamo la 766. A Totdal ci fermiamo per la notte in un parcheggio adiacente il campeggio.
25 luglio, venerdì
Cielo bigio con sole che stenta a uscire per gran parte della mattinata. Si sta benissimo, comunque. A differenza di ovunque in Norvegia e pure in Svezia e Finlandia, dove i cartelli, di solito inutili, di pericolo/alce abbondano, qui non ce ne sono e invece…fino a circa le 9 e mezza ne abbiamo viste sette femmine e un maschio ( due da sole, una coppia e tre insieme, nei prati o alla fine della radura, mentre il maschio, giovane, con corna ancora non molto grandi, solitario, era molto vicino alla strada).
Per averne viste ormai parecchie, ci risultano animali imponenti ma pacifici, anzi curiosi: guardano chi passa stando fermi immobili se non disturbati da un beagle incontenibile. Ci è capitato di averne incontrato qualcuno zoccolante sulla strada che se ne andava per i fatti suoi. Non so mai se il nome ALCE è declinato al maschile o al femminile.
Siamo a Utvorda (cioè “fuori”Vorda, all’interno c’è Innvorda ). Prima di giungere al mare c’è un piccolo campeggio di tipo stanziale riservato ai pescatori , un panificio, Kristine, ma senza negozio, e più avanti, a riva, un grande parcheggio tutto delimitato da tavoli per picnic, servizi e un gazebo in legno con sedie e tavoli. Sembra un posto usato per le feste. Nel mare molti isolotti e dietro un monte con scalette per salirci.
28 luglio, lunedì,
Siamo rimasti ad Utvorda fino a stamattina: giornate belle, riposanti ed anche in allegria: subito dopo il nostro arrivo è giunto un camper tedesco con una matura coppia molto simpatica, Karin e Dieter, con la quale abbiamo una comunicazione complicata ma attiva, fatta di disegnini, suoni onomatopeici, ricerche frenetiche di parole sul vocabolario. Per iniziare loro ci portano una bella trota appena affumicata, ancora calda, poi, il giorno dopo, delle tartine con polpa di granchio, spezie e fettine di cipolla intorno. Ricambiamo riportando il loro vassoietto coperto di fette di sopressa veronese. Tornano con la bottiglia di sambuco preparato da Karin, bevono il nostro caffè, mi portano una scatola di piccoli wurstel.
Vengono in Norvegia da …33 anni !, noi con le nostre 5 volte siamo dei novellini.
Ci salutiamo e partiamo al pari, con rammarico per il bel posto che lasciamo. Loro con anche il ricordo dei delfini e la lontra visti ieri, guardando l’oceano, mentre noi ce ne stavamo rintanati per gustarci in tv la vittoria di Nibali al Tour.
E’ finita la bombola: se vogliamo continuare a fare i turisti in questa zona, il posto più vicino per riempirla è a Namsos, sono un’ottantina di km, ma vale la pena. Torniamo perciò in città, facciamo spesa ( per mancanza di pane abbiamo mangiato polenta) e gas, poi diesel, e scendiamo.
Lasciamo la 17 diretti a Osen. Dopo il villaggio vediamo alcuni camper in riva al mare a Sundet, prima dello Smal Bru, e anche noi ci sistemiamo, con l’idea di passarci un paio di notti. Alcuni camper, tra i quali una coppia francese e una signora, tutta sola ( del 1937 ), di origini friulane, da Guinness : vengono in Norvegia, tutti gli anni, dal 1971 ! e una coppia olandese.
31 luglio, giovedì
Stamattina abbiamo lasciato Sundet, lo Smal Bru, con una leggera pioggia. Dopo un paio di giornate perfette che mi hanno regalato una abbronzatura da Maldive, il tempo si è fatto uggioso, frequenti pioggerelle alternate a pallido sole, con calo di temperatura. Mercoledì siamo stati al ponte successivo che avrebbe ben fruttato se non fosse che mentre l’Uomo riponeva due sgombri, i gabbiani lo hanno coglionato, portandogli via due bei merluzzi già puliti. Abbiamo fatto un giro a Bessaker, sorprendente bel paesino, monopolizzato da tedeschi. Una grande barca a vela, completamente rivestita di colorata maglia fatta a mano. Peccato che il cielo grigio non le rendesse giustizia. E ciononostante, noi a battere i denti e tre ragazze allegramente nell’acqua del porto. Altro fisico.
Abbiamo ri-salutato i francesi , gli olandesi e i ceki, accampati con maxi camperoni più gommone, e siamo arrivati a Arnes. Fatta spesa e servizi vari, volendo visitare il circondario, prima abbiamo fatto tutto il giro di Lauvoy, poi, girando verso Selnes, ci siamo addentrati in una stradina bianca tra rovi. Non ci si poteva rigirare, proseguendo con molta cautela con nostra meraviglia siamo sbucato in una piccola, sorprendente, area di riposo, con tavoli e bidone dell’immondizia (cosa preziosissima da queste parti), letteralmente sul mare, pieds dans l’eau, come direbbero i francesi. Isolati e con un vento troppo freddo per gustarci il bel posto. Con cautela siamo tornati, raggiungendo la strada asfaltata e abbiamo ripreso il viaggio.
Sarà perché i norvegesi sono pochi, rispetto al resto degli europei, sarà perché non hanno l’abitudine dello struscio o comunque del chiacchierare dopo la messa delle dieci, i villaggi non hanno piazze, gli unici spazi sono i parcheggi dei supermercati. Le strade attraversano dritte, generalmente strette, senza slarghi laterali, salvo quelli che sono necessari per “sbagliarsi” coi veicoli in arrivo per evitare scontri frontali. Se c’è una vaga parvenza di piazza, è coperta da tavoli per picnic e monumenti o statue, di solito strane per i nostri gusti. Le case, lungo le strade, sono molto in dentro nel bosco, con un sentiero sempre stretto e dissestato per raggiungerle e si notano solo perché a filo strada c’è un paletto con la cassetta della posta.
Stanotte dormiamo a Brekstad, Orland, di fronte ad un imponente edificio in muratura, con un’ardita architettura tutta vetri e grandi pezzi di marmo sistemati a mosaico sulla parete fronte strada. Nel pomeriggio vi si indovinavano delle luci : con l’imbrunire tutta la grande parete sembra un cielo di stelle.
C’è tutto, dentro: municipio, polizia, cinema, centro culturale. Ho visitato la Biblioteca, immensa, tutta vetri, grandi scaffali con libri in varie lingue ( no italianski, come mi dice la signorina ), giochi per bimbi, postazioni pc, angolo caffè. Meravigliosa e, da come è frequentata, molto apprezzata. Immagino sia un piacevole luogo di ritrovo durante la lunga notte artica.
1 agosto, venerdì
Altro giro in banca per cambio moneta. E qui ci porta male: un cambio di 500 Euro ci costa ben 25 Euro di commissione. Ovunque resti di contrafforti, di costruzioni militari: era zona di guerra.
Il traghetto ci ha portato, in pochi minuti, a Valset. Ci fermiamo a Hegg, di fronte a un camping che sembra o ancora in allestimento o chiuso. Il porticciolo turistico è carino e ci si può provare a pescare. Domattina ci sposteremo più a sud, dove i maschi, Uomo e Beagle, in passeggiata, hanno visto un paio di posti carini dove fermarci. Dopo il grigiore di Brekstad è tornato un bel sole splendente ma fa freddino.
I nostri propositi cambiano quando un uomo, meno gentile di altre persone che si sono fermate a giocare col Beagle, viene a dirci che lo spazio che occupiamo è della marina, il campeggio è di là. Non protesto dicendo che a me risulta deserto, un po’ per ripicca gli dico che ci fermiamo solo per la notte, poi invece ce ne andiamo. Scendiamo lungo la specie di piccola penisola, arriviamo a Vernes dove, con nostra sorpresa, troviamo l’approdo di un traghetto che porta fuori, nelle isole di fronte. In un angolo, sotto la roccia, ci sistemiamo e dormiamo.
2 agosto, sabato
Prima di immetterci sulla 714, diretti ad Hitra, facciamo alcune deviazioni per vedere piccole località lungo questa costa. Quindi, dopo Orkanger, dove c’è sempre la rogna del Toll Plaza , anche se non abbiamo mai capito quanto paghiamo per questo transito, dove esattamente comincia e dove finisce, proseguiamo verso Sunde, constatando che quanto abbiamo temuto negli anni passati si è avverato. Già nel 2010, anno in cui ci siamo gustati dei panorami splendidi, abbiamo notato varie “imbastiture” di lavori stradali, l’anno dopo abbiamo visto posizionati macchinari, nel 2012 si capiva che sarebbero nati dei tunnel e quest’anno …ci siamo. Addio a tanti scorci bellissimi, addio a stradine magari strette ma tutte godibili, adesso ci sono due tunnel nuovi di zecca gratis e un terzo, bello lungo, a pagamento, nel giro di pochi chilometri. Ci si guadagnerà sul percorso e sul tempo ma presumo che gli interessati siano solo i locali, che possono raggiungere più velocemente le loro case di vacanza, noi turisti possiamo solo rimpiangere la Norvegia che abbiamo conosciuto anni fa. Poco consola sapere che tra qualche anno, quando avranno recuperato la spesa, anche questa galleria sarà gratis, ora ci si perde un sacco di sensazioni e colori donati da questo cielo, da questo mare e da questi boschi.
Con Inke, amica olandese conosciuta al ponte di Osnes e poi ritrovata casualmente qui, si parlava poco fa del tunnel di 25 km dopo Andalsnes, zona Geiranger: dice che è impressionante, con rotonde sotterranee e possibilità di invertire la direzione. In effetti i norvegesi, pur se ligi al codice della strada, hanno sempre una gran fretta, i pullman della Fjordline, quando li incontri, non fanno complimenti, devi spostarti al volo per non fare il frontale.
Ci fermiamo nella rastplass di Sunde, mangiamo, la pesca frutta un bel merluzzo e due sgombri quindi saliamo al ponte di Hitra.
5 agosto, martedì
Domenica con gran via vai di macchine di pescatori. Assieme a Inke, la vicina olandese, parliamo con persone interessanti , mentre Jan, il marito, pesca con l’Uomo. Una famigliola afgana, da anni residente in Norvegia, ci fa assaggiare degli spiedini di carne molto speziati. Io ho il Gaviscon, sul camper. Gran sole e gran caldo. Lunedì tempo uggioso ma solo due gocce di pioggia. Pranzo “comunitario” sul nostro camper, a base di miei spaghetti alla carbonara, evidentemente graditi dagli ospiti olandesi (che però, sacrilegio, li mangiano usando forchetta e coltello) più pesce affumicato da loro, insalata, caffè nostrano , un bicchiere di Montepulciano e…grappa… mai assaggiata prima da Jan !
Abbiamo rischiato un tantino a portarla: a Sunde, sabato, un belga ci ha raccontato che ad Oslo la polizia l’ha fermato e gli hanno perquisito con molto scrupolo tutto il camper.
E’ una soddisfazione constatare che pur se di ridotte misure, il nuovo camperino è confortevole ed accogliente, con spazi sfruttati meglio rispetto a camper più grandi e molto più costosi. E sui tanti traghetti presi, l’essere valutati come semplice vettura ha consolato molto le nostre tasche.
Un pescatore norvegese, che ha “chiacchierato” a lungo col Pescatore ( ! ) mi ha regalato un grande sacchetto di ribes: li trovo aspri perciò, appena lui se ne va, li cedo a Inke. Lei gradisce molto: li mangia schiacciati con lo zucchero oppure mescolati a jogurt, “ pezzo” forte della loro…cucina…assieme all’insalata.
Domani, mercoledì, Inke e Jan ci lasciano. Ci sposteremo un po’ anche noi per le varie spese e faccende ma poi torneremo ancora qui per la notte.
6 agosto, mercoledì
Giornata sbagliata per fare i turisti ma è quella scelta per farci un giro di Froya. Peccato per i colori norvegesi completamente spenti, cielo molto grigio, a tratti pioggerella. Scorci bellissimi. Anche questi spariranno, almeno in parte : anche qui stanno costruendo ponti, modificando strade. Arriviamo a Titran e notiamo che in effetti i porti, come posto per sostare, ormai sono definitivamente spariti in quasi tutta la Norvegia. Anche qui chiedono soldi per fermarsi. Con buon cuore, però, perché permettono una sosta gratis per le prime tre ore. Stiamo lì il tempo di mangiare, facciamo il pieno di acqua e riprendiamo la visita dell’isola. Nel pomeriggio facciamo un altro inutile rapido salto all’Ufficio Turistico di Fillan: anche qui le cose sono cambiate, le cartine che fino a un paio di anni fa ti regalavano a gogò, ora, tranne poca roba, sono a pagamento, e si limitano a norvegese e inglese, qualcosa di tedesco, niente più italiano.
Più tardi raggiungiamo, a Sunde, i nostri amici provenienti dalla Germania, che per la terza volta in questi anni ci raggiungono quassù per trascorrere qualche giorno insieme, e, con cielo tornato di un bellissimo azzurro, trascorriamo insieme una lunga, allegra, serata.
7 agosto, giovedì,
Dopo una fermata a Fillan per la spesa, tutti insieme, torniamo al ponte di Mastadvadsbrua: giornata spettacolare, colori indimenticabili, buona compagnia, ottima pesca. Dispiace ricevere cattive notizie meteo di casa nostra, dei danni e dei lutti provocati dal maltempo. Noi , qui, estate finora assolutamente eccezionale.
10 agosto, domenica
Belle giornate con un sole caldissimo che in qualche momento si alterna con un po’ aria frizzantina, qualche goccia notturna. Atmosfera piacevole, pesca oggi meno soddisfacente: grandi sgombri ma non in quantità pari agli anni scorsi. Eppure sono molte le macchine di pescatori, norvegesi, lituani, russi, lettoni, polacchi ma soprattutto tedeschi, che continuano a venire armati di canne fino ai denti. Anche gruppi di sub. Ora qui siamo in quattro camper e sei macchine.
Brutta avventura ieri per i nostri amici siculo/tedeschi: padre molto robusto e figlio, quattordicenne ma già un quintale di peso, a causa di un recupero troppo veloce del ragazzo, con conseguente sbalzo dell’imbarcazione, si sono ritrovati in mare, con la canoa rovesciata, tutti gli attrezzi, canne, secchi, pesci già presi, tutto perso. Motore della canoa rovinato. Una barca di passaggio ha dato una mano per soccorrerli. Molta acqua bevuta, molto spavento ma…possono raccontarlo. E in modo alquanto colorito, mezzo in tedesco mezzo in siciliano.
12 agosto, martedì
Notte a Sunde: sgombri…ancora !
13 agosto,mercoledì ,
L’ indimenticabile bellissima estate norvegese ci sta lasciando: in questi giorni sole, caldo, pioggia e freddo si alternano. Siamo al Bergsoysundbrua ( di cattiva memoria per la bellissima canna da pesca che qualche anno fa un merluzzone si è tirata giù mentre era appoggiata al parapetto del ponte ). Solito rigiro di camper. Anche qualche problema : ieri il Beagle ha annusato una cinquantina, minimo, di pesci grandi come trote, ormai marci, sistemati appositamente sotto un tronco disteso lungo la stradina interna che si diparte dall’area di riposo. Una gran puzza. Una signora inglese ( qui da due mesi oggi , alla faccia del cartello che raccomanda di riposare ma di non fermarsi per più di sei ore ) , ci ha spiegato che il norvegese con casa sopra, nel bosco, rivendica la proprietà della strada, anche se smentito in questo dagli altri residenti in fondo ad essa. La regola norvegese dice che si può sostare ovunque, con buon senso, stando a minimo 150 mt dalle case, e qui siamo ben oltre tale distanza. Lui comunque, per scoraggiare parcheggi, le sta provando tutte, ha gettato della nafta, ha bruciato un’asse utile per pulire il pescato.
I nostri amici li cospargono di benzina e li bruciano, correndo qualche rischio causa caduta della tanica in mezzo al fuoco, prontamente allontanata a calci ma con scia di piccole fiamme fino al mare.
15 agosto, venerdì, Ferragosto da noi, giornata lavorativa qui
Ah ecco dov’erano gli italiani ! Tanti, alcuni in camper, molti con macchine a noleggio, tutti sulla Strada Atlantica. Sulle passerelle, in passeggiata, di fronte allo Storselsundbrua, risuonano solo voci italiche, anche perché i soliti tedeschi e pochi altri, sono indaffarati a fotografare o a pescare.
Abbiamo lasciato Bergsoy con tempo un po’ grigio. Ieri variabile. Sul mezzogiorno però scoppia un gran sole, stupendo, che rimane fino a notte inoltrata.
Pesca così così: grossi sgombri, alcuni merluzzi, regalati poi agli altri pescatori.
Sull’Atlanterhavsvegen molte cose sono cambiate in questi anni: dal 2007 al 2011 poco o niente di diverso, ma dopo il 2012 sono nate passerelle sia panoramiche che per la pesca, hanno valorizzato punti panoramici, costruito parcheggi – e come sempre facendo saltare, senza tante storie, intere montagne, perché qui di “verdi” ci sono solo loro, le montagne -. C’è anche un edificio “invisibile”, camuffato da muro di sostegno della collina, con, all’interno ,scavato nella roccia, un bar, un sorprendente ufficio turistico, servizi igienici e via vai di persone. Da fuori, finchè non aprono la porta, sembra solo un lungo muro nero con una decorazione avveniristica a ridosso della montagna.
Ci si ritrova sempre tra camperisti: ritroviamo qui anche una coppia svedese che era vicino a noi in altre occasioni.
Percorriamo i sette ponti che collegano le isole, gli ultimi sei meno impressionanti del primo, svettante e parabolico. Negli ultimi villaggi ora ci sono grandi supermarket, c’è un distributore.
Non c’è più il costoso traghetto che portava a Kristiansund, hanno costruito il “solito” tunnel sottacqueo che sarà a pagamento finchè non verranno recuperate le spese di costruzione.
Un pullman di cinesi circonda il Beagle, foto a gogo, lui fa il divo : mah, non ne avranno in Cina?
Ceniamo e dormiamo accanto al ponte dopo una serata in allegria.
16 agosto, sabato
Giornata un po’ malinconica, di trasferimento: con gli amici scendiamo fino ad Andalsnes dove, dopo un ultimo sostanzioso pasto consumato insieme, sul nostro camper, con la solita animazione siculo/doich/veronese, seppure oggi velata dal rammarico di doverci lasciare, li salutiamo. Loro affronteranno per la prima volta il Trollstigen mentre noi proseguiremo direzione Kongsvinger e quindi Svezia, evitando i dintorni di Oslo.
Rimasti soli, lungo la 136 ci fermiamo ad ammirare una antica chiesa di legno, sulla riva del fiume, solitaria, attorniata dalle piccole semplici tombe che qui ispirano solo un senso di pace, senza la pomposità che regna nei nostri cimiteri.
Altra sosta per vedere una imponente cascata: l’acqua ha scavato artisticamente la roccia. Il fiume,con acqua verdissima, a volte impetuoso tra sassi, a volte più lento, ci accompagna lungo la strada.
Notte piovosa a Dombas. E’ una città di montagna: d’inverno , dicono i dèpliants, è un centro sciistico molto frequentato. Dormiamo in uno dei parcheggi, in centro, in mezzo ad una decina di camper.
Ovunque, come un po’ dappertutto in queste zone, grandi statue di trolls, simpatiche anche se una più brutta dell’altra.
17 agosto, domenica
Costeggiando il grande lago Mjosa ci portiamo al confine . Qualche tentativo di sosta lungo la strada, ma alla fine arriviamo al nostro posto, Gullspang, in Svezia. La ricerca funghi ha fruttato un bel tegamino di porcini da cui abbiamo ricavato un superbo risotto. Il bosco sarebbe perfetto ma sembra che la stagione dei funghi sia passata, probabilmente senza neanche cominciare: freddo e neve fino a tardi poi caldissimo improvviso ed ora autunno.
18 agosto, lunedì
Siamo a Fagershul, in zona Markarid, in Svezia, nello spazio a lato distributore Q8. La cassiera ci voleva dare anche la 220. Tempo pazzo: ogni tanto una schiarita, gran sole, e all’improvviso un acquazzone. La stagione per certi versi anomala vissuta fin qui sembra avere la data di scadenza che coincide con la fine del nostro viaggio in Scandinavia.
19 agosto, martedì,
Ieri sera notte, cullati dal vento, a volte anche forte, nell’AA di Faro. L’Ufficio Turistico accanto al Ristorante non c’è più: nella stanza, a lato del bar, c’è solo una grande rastrelliera con dei depliant , niente di che.
Sul traghetto Helsingborg/Helsingor, 20’, non siamo neanche scesi dal camper. Helsingbor = Elsinore: abbiamo cercato di raggiungere il castello di Amleto ma lavori in corso, traffico e crescente nervosismo ha fatto sì che gli abbiamo dato solo un’occhiata al volo e via.
Desiderando fare la strada della costa, come ci ha consigliato una gentile signora danese, ora residente a Taormina, abbiamo evitato l’autostrada ma a causa di traffico, rotonde, stradine ristrette con paletti per rallentare la velocità, stress, dopo una cinquantina di km ci siamo arresi, capitolando pro autostrada.
Al solito in qualsiasi zona di questa nostra Europa, sia città sia mini villaggio, ovunque, c’è il solito ristorante “Bella Napoli”, “Piccola Venezia” e affini. In realtà, come qualche volta verificato, di norma resta il nome italiano mentre gli attuali proprietari, siano essi eredi o subentrati, raramente parlano la nostra lingua e man mano, col tempo, anche i piatti della cucina di casa nostra perdono via via qualche ingrediente e si …trasformano.
Oggi, sul traghetto Rodby/Puttgarden,… grrr..una gran rabbia. Abbiamo rispettato la regola che imponeva di lasciare gli animali chiusi giù nel mezzo e invece… in salone molti cani e il nostro in camper tutto solo ( ancora non ci perdona, stasera, giusto per farci venire i rimorsi, non vuol saperne di mangiare).
Finalmente in Germania possiamo fare una spesa decente: prodotti non ancora all’…altezza…di quelli italiani ma tanta varietà, soprattutto di verdura e frutta, e prezzi decisamente buoni. In una pasticceria anche, wow, tre grosse bellissime appetitose paste che abbiamo diviso a metà e divorate.
20 agosto, mercoledì,
Siamo a Sittensen, grazioso paesino, con un AA gratuita in mezzo a un giardino, molto romantico, circondato da laghetti, con un angolo di torrente completo di ruota di mulino.
Tanti lo conoscono: oggi, all’arrivo, eravamo quattro/cinque, ora si è riempito di camper.
Bella passeggiata nel villaggio dove, accanto a linde casette piene di fiori, ci sono grandi stalle…profumate. Solita gelateria italiana, Dante.
Il sole ha tenuto abbastanza, nonostante un nuvolone nero nero che ci siamo portati appresso.
21 agosto, giovedì,
Cercando di avvicinarci al Belgio, dormiamo a Waldfeucht-Bruggelchen, AA molto bella, tranquilla, sul confine tedesco/olandese, 4 E. Nonostante sia così isolata nella campagna ci sono almeno quindici camper. E tutti completi di cane. La passeggiata col nostro ci porta a spaziare di qua e di là dal confine, ormai praticamente senza alcuna indicazione.
28 agosto, giovedì, - km 402, totale km percorsi 10910
Toccando un angolo d’Olanda, siamo entrati in Belgio. Nei dintorni di Bruxelles abbiamo trascorso delle piacevoli giornate presso la casa di un’ amica. Con lei ho ri-visitato la città, assistito alla Messa nel Duomo (notevole sia la facciata sia l’interno, impressionante l’organo sospeso in alto), trascorso una lunga interessante mattinata al mercato delle pulci di Waterloo, pranzato in locali caratteristici, specializzati soprattutto in cozze, ottime in questo periodo e goduto della compagnia della sua famiglia.
Lunedì, dopo i saluti, scendiamo in Lussemburgo: azz, qui diesel a E. 1,10 !
Imprevisti impegni lavorativi portano in Alsazia nostro figlio piccolo, siamo in zona anche noi perciò ci incontriamo, trascorriamo un piacevole pomeriggio insieme, poi serata con cena al ristorante a Colmar e lunghe partite a carte fino a tardi nella notte, nell’AA di Kaysesberg ( 7 Euro ).
L’indomani visitiamo il villaggio, tipicamente alsaziano: stupendo, con il fiume che sembra abbracciarlo, le montagne che lo circondano, un gioiellino, casette coloratissime, piccole vie, una grande chiesa, la torre del vecchio castello.
Ci dirigiamo poi verso Friburgo e ci accoglie la Baviera, sempre bellissima ma stranamente avara di funghi. Percorriamo una trafficata strada che noi ritenevamo secondaria, molto panoramica.
Altra sosta a Nesselwang, nell’AA, in alto sopra il villaggio, accanto agli impianti di sci ( 8 Euro). Bella passeggiata nel paesino, con case dipinte, torrente, una chiesa imponente, ricca di decorazioni in marmo ma talmente delicate da sembrare trine e ricami.
In una splendida giornata di sole attraversiamo l’Austria, sempre rigorosamente su strade nazionali, ed entriamo in Italia da Resia, in Val Venosta. Nel pomeriggio, a casa, mettiamo finalmente a nanna il nostro piccolo, valoroso, Zefiro: si è comportato benissimo (tranne un frigorifero un po’ capriccioso), ci ha portati in posti resi ancora più spettacolari dal cielo azzurro che quest’anno è quasi sempre stato il nostro compagno di viaggio.
Le ridotte dimensioni non si sono fatte notare, è stato confortevole, si è dormito benissimo, abbiamo parcheggiato con facilità, sui traghetti abbiamo goduto delle tariffe da vettura. Si, va ben, la doccia era trasformata in cambusa e per lavarsi si doveva fare un mezzo trasloco ma non ci mancava né il tempo né la voglia di provvedere alla bisogna.
Poca pesca quest’anno, tranne in alcune occasioni, per acqua dapprima troppo fredda causa disgelo e troppo calda poi, con temperature molte volte ben oltre i 30°. Pochi funghi, niente mirtilli, niente lamponi ma tanto sole, tanti bei panorami, tanti colori, un puzzle di emozioni da immagazzinare e ripensare durante il prossimo inverno.