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Marocco

Prima volta in Marocco alla scoperta di splendidi panorami, città imperiali, borghi caratteristici e un popolo accogliente

Durata: 18/09/2025 - 12/10/2025 (24 gg.)

Equipaggio: Non specificato

Visualizzazioni: 163

Pubblicazione: 26/11/2025

DIARIO MAROCCO

Se dovessi esprimere la nostra prima esperienza in Marocco con un solo aggettivo, direi FORTE!
Tali sono infatti le emozioni che ci ha suscitato questo viaggio, molte positive, alcune negative.
Emozioni per gli straordinari e vari paesaggi, per la cultura, per le persone.
E’ stato un viaggio in cui abbiamo cercato (nel limite del possibile consentito dal poco tempo a disposizione e dallo status di turista) di scoprire le varie realtà e anime che costituiscono questo Paese e cercare di confermare o smentire alcuni pregiudizi.
Quello che ne è uscita è stata un’esperienza che ci ha sicuramente toccato profondamente, probabilmente oltre quello che ci aspettavamo, e arricchiti da un punto di vista umano.

INFORMAZIONI GENERALI

VIAGGIO
In totale abbiamo fatto (partenza vicino Milano) 7400 km circa, di cui 3000 circa in Marocco, alla media di 64 km/h ed un totale in viaggio di 106 ore.
Abbiamo percorso Francia e Spagna imbarcandoci al porto spagnolo di Algeciras per Tangeri Med.
Esiste la possibilità di imbarcarsi da Genova per Tangeri Med, durata del viaggio 51 ore, ma parte al giovedì da Genova e il martedì da Tangeri ed era incompatibile per le nostre disponibilità.
Abbiamo visto camper con targa marocchina noleggiati da turisti (per la formula fly and drive).
In Francia abbiamo utilizzato le autostrade con il Telepass europeo che funziona bene.
In Spagna autostrade e superstrade gratuite.
Prezzi carburanti
Francia sovrapponibili ai nostri.
Spagna da 1,27 a 1,58 € /l
Marocco poco meno di 1,1 €/l
INGRESSO
Per entrare in Marocco è necessario il passaporto con almeno 6 mesi di validità. Soggiorno permesso per 3 mesi.
La nostra assicurazione (Allianz) comprende anche il Marocco, altrimenti bisogna stipularne una in frontiera.
Per un soggiorno di 3 mesi vale la patente italiana.
Stipulare un’assicurazione sanitaria, non esistono accordi in questo senso con l’Italia.
VIABILITA’
Una delle note dolenti.
Sono in corso numerosi lavori di ampliamento e miglioramento, anche in vista dei futuri mondiali di calcio del 2030 ( con Spagna e Portogallo)
Esiste una ridotta rete autostradale, di buon livello.
Si paga in contanti al casello (stile francese con vari caselli), relativamente costosa.
Le strade principali sono generalmente buone, anche se a tratti il fondo è sconnesso e con buche anche profonde.
Quelle secondarie spesso hanno asfaltato la sola parte centrale, per cui quando si incontra qualcuno, bisogna scendere con le ruote di destra sula banchina sterrata (e con gradino).
Oltre a questo, la morfologia del territorio e la presenza di veicoli (di ogni tipo) e persone lungo la strada (anche in autostrada) limita la velocità media aumentando considerevolmente i tempi (calcolare 50 km/h di media, in montagna meno).
Molto frequente la presenza di polizia sulle strade con numerosi posti di blocco ( si rallenta e si aspetta il loro segnale per passare) e pattuglie per il rilevamento della velocità (rispettare rigorosamente i limiti).
Sconsigliato viaggiare di notte per la presenza di animali randagi, veicoli senza illuminazione, persone sulla strada, stato del manto stradale.
Tutto sommato i marocchini sono abbastanza disciplinati al volante.
Questo non vale per i motorini che vanno in tutte le direzioni e attraversano ovunque, non rispettando precedenze e semafori.
Attenzione alle rotonde, non sono tutte alla francese e non è sempre così chiaro chi ha la precedenza. A volte poi ci si mettono i vigili a creare scompiglio.
Con attenzione e pazienza, abbiamo attraversato indenni città e ingorghi causati da mercati.
Attenzione anche ai bambini, numerosi, in giro da soli anche piccoli, ma generalmente stanno attenti.
Distributori di carburante frequenti, non possibile la modalità self-service. Attenzione ai dossi, molti non segnalati
SICUREZZA
Nota positiva, a discapito dei pregiudizi.
Il Marocco è un luogo sicuro, non abbiamo mai avuto il sentore di pericolo, neanche nelle città (ovviamente valgono le solite raccomandazioni).
Un paio di volte, abbiamo dimenticato alcune cose e ci sono corsi dietro per ridarcele.
Ci è stato detto, da conoscitori del Marocco, di stare attenti a non lasciare aperto il camper, perché, spesso nelle zone più povere, i bambini sono veloci ad arraffare quello che trovano.
Pur non avendo avuto esperienze negative in merito, abbiamo seguito il consiglio.
Si vedono andare in giro tranquillamente donne e ragazze anche di sera e, i locali, ci hanno assicurato sul fatto che nessuno tocca niente, almeno nei paesi.
SOSTE
Tranne rari casi (specie nei parchi nazionali e a Essaouira) non abbiamo visti espliciti divieti.
Nonostante di solito facciamo sosta libera, in questo caso abbiamo quasi sempre optato per campeggi o parcheggi custoditi per i seguenti motivi:
- costi contenuti dei parcheggi custoditi o comunque privati (4/5 €) e dei campeggi (da 5 a 10 € senza elettricità)
- evitare discussioni con veri o presunti parcheggiatori più o meno abusivi o persone che vengono a chiedere qualcosa
- interventi della polizia che, magari nella notte, ti fa spostare perché il luogo non ritenuto sicuro (così almeno abbiamo letto)
A parte questi motivi, non vediamo particolari impedimenti alla sosta libera.
PAGAMENTI
Tranne che nei distributori di carburante, o in alcuni negozi più turistici (o supermercati da noi non provati), abbiamo pagato in contanti.
Abbiamo avuto qualche problema con il prelievo da bancomat per problemi degli ATM.
Tranne che per gli acquisti alimentari, o quando raramente esposto il prezzo, è buona norma chiedere prima il prezzo del prodotto e del servizio (taxi compresi) per evitare sorprese.
La contrattazione è alla base degli acquisti (tranne quelli prima descritti) e si arriva tranquillamente a – 40 % del prezzo originario, a volte anche meno.
VALUTA
Dirham marocchino (MAD), 1€ = 10 MAD
RAPPORTI CON LE PERSONE
Il francese non è comunemente parlato da tutti, nei luoghi più turistici alcuni parlano anche italiano. Abbastanza diffuso, specie al nord, lo spagnolo.
I marocchini sono un popolo accogliente e cordiale. Fanno eccezione i venditori di souvenir e presunte guide che, spesso, diventano molto fastidiosi e invadenti facendoci insospettire che dietro ad ogni approccio ci sia un tornaconto, anche quando non è vero.
Nelle zone montane e vicino al deserto siamo stati avvicinati (una volta accerchiati) da bambini che chiedono soldi, penne o dolci.
A parte questo aspetto il contatto con la popolazione è stato sempre positivo e rispettoso.
Soprattutto nelle famiglie dove abbiamo sostato, siamo riusciti dialogare (in francese) e a comprendere meglio alcuni aspetti della cultura locale.
Aver imparato alcune parole in arabo è servito sia ad avere un approccio migliore con le persone (specie con i saluti), sia ad ottenere alcune informazioni base (costi, indicazioni) nelle aree meno turistiche.
La povertà, soprattutto nelle zone montane e più a sud, è diffusa e a livelli per noi quasi insospettabili. Va meglio al nord e sulla costa dove il terreno più fertile, alcune industrie e il turismo portano possibilità di guadagni.
Sono ben accetti beni di prima necessità come vestiti (anche pesanti), calzature, materiale scolastico, giochi per bambini. Spesso non chiedono, ma se donati accettano volentieri.
CONCLUSIONI
Come detto è stato un viaggio con emozioni forti, sicuramente un bel viaggio che ci ha arricchito anche dal punto di vista umano.
Aspetti positivi:
- sicurezza
- bellezza dei luoghi
- popolazione ospitale e cordiale
- costi contenuti ( tranne le visite)
Aspetti negativi
- invadenza di alcuni venditori, presunte guide e richieste di bambini (quest’ultimi in realtà abbastanza limitate)
- viabilità
- sporcizia (soprattutto plastica), abbondante sia ai bordi delle strade, centri abitati, spiagge, luoghi naturali.

IL VIAGGIO

I GIORNO
CASA – PELISSANE
Giornata di viaggio, partiamo nel pomeriggio ed in serata arriviamo all’area di sosta di Pelissane, già utilizzata in passato (N 43°37’41.9988” E 5°9’11.448”).
Comoda, non lontano dall’autostrada

II GIORNO
PELISSANE – CUEVAS DE ALMANZORA
Giornata di trasferimento. A Cuevas del Almanzora dormiamo nell’area comunale gratuita (N 37°17’56.868” W 1°52’36.6276”), vicino al posto di polizia locale. Notte tranquilla e servizi funzionanti.
In serata però ci accorgiamo che nel precedente rifornimento, invece dei 93 € effettuati, ce ne sono stati addebitati 900 €!

III GIORNO
CUEVAS DE ALMANZORA – PALMONES
Al mattino ci dirigiamo alla stazione della Guardia Civil di Vera per denunciare il fatto. Il gentile agente di guardia riesce a contattare il gestore (si trattava di un distributore automatico senza nessun operatore) il quale avrebbe controllato ed eventualmente rimborsato. Essendo sabato il tutto era rimandato a lunedì. Il rimborso è in effetti avvenuto il lunedì sera.
Trasferimento quindi all’agenzia Gutierrez di Palmones (vicino ad Algeciras, parla anche italiano) dove oltre a fare il biglietto (essendo ormai pomeriggio ed essendo la prima volta ci consigliano di partire la mattina successiva) aperto (250 / 280 € a/r per camper e 2 persone), acquistiamo anche una SIM marocchina da 10 € e 7,5 Giga (ev. ricaricabile) e cambiamo alcuni euro in Dirham (cambio 1 €= 10 MAD). Ci viene regalata una bottiglia di vino.
Per la notte ci dirigiamo c/o un parcheggio da loro consigliato dove sostiamo con altri camper in attesa dell’imbarco.

IV GIORNO
TANGERI MED – TETOUAN – MARTIL
La partenza della nave è fissata per le 6:30. Alle 5:15 siamo al porto (15/20 minuti circa dal parcheggio) e siamo fra i primi. Purtroppo parte con quasi un’ora e mezzo di ritardo. Operazioni doganali spagnole veloci e siamo sul traghetto, quasi vuoto. Un’ora e mezza di traversata, ci godiamo l’alba in mare.
All’arrivo in Marocco tiriamo indietro l’orologio di un’ora, e le operazioni doganali sono più lunghe. Ci mettiamo circa un’ora con poco traffico.
Controlli più volte del passaporto, scanner degli autoveicoli, cani antidroga, controlli documenti camper e associazione al passaporto, veloce ispezione del mezzo e, finalmente, siamo in Marocco. Marhaban!
Ci dirigiamo verso la nostra prima meta, Tetouan.
Facciamo presto conoscenza con una caratteristica della viabilità marocchina, i numerosi posti di blocco della polizia.
Arriviamo senza troppi problemi a destinazione e parcheggiamo gratuitamente in un ampio P (N 35°33’42.6996” W 5°22’26.9112” ), non troppo lontano dal centro e semplice per arrivare.
Iscritta nel Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, la “paloma blanca” come la chiamavano gli spagnoli, ma in origine, i berberi la chiamavano Titawin, gli occhi, che sottintendevano “le sorgenti”, perché tante sono le sorgenti d’acqua che la circondano, grazie appunto alla montagna e al mare non lontano.
Bianca città andalusa situata sul Mar Mediterraneo vicino a Tangeri, Tetouan fa risalire le sue origini al 3° secolo a.C., quando era un insediamento chiamato Tamouda, che esisteva fino al 42 d.C. quando fu distrutto dagli eserciti romani.
Quando il sultano merenide Abu Thabit costruì una kasbah a Tetouan nel 1307, la città musulmana iniziò a trovare la sua forma. Ma come rifugio per i pirati barbareschi, Tetouan attirò l'ira del re castigliano Enrico III, le cui forze invasero la città e la saccheggiarono nel 1399.
Per un secolo dopo, Tetouan conobbe un periodo di declino fino a trovarsi sotto l'influenza andalusa dei profughi di Granada.
Dal 1484, la città assunse parte del ricco carattere architettonico e culturale della Spagna musulmana, di cui si possono ancora vedere le tracce.
Nel 1913 Tetouan divenne la capitale del protettorato spagnolo fino all'indipendenza nel 1956.
Situata in una zona agricola, Tetouan oggi è un centro di mercato, dove si commerciano grano, bestiame, agrumi e artigianato.
Tetouan ha il suo quartiere ebraico ( Mellah), come moltissime città marocchine, ed anzi, qui la loro presenza è stata più forte, proprio perché in fuga dalla Spagna, hanno trovato qui ospitalità.
È presente anche un cimitero dedicato alla comunità ebraica.
La Medina di Tetouan, considerata uno degli esempi migliori di città storiche dell’VIII secolo, è circondata da 3 lati da mura, dotate di 7 porte, e racchiude 36 edifici sacri tra moschee e santuari.
Ci dirigiamo verso il centro e incontriamo subito il mercato coperto della carne e del pesce, con due cartelli che indicano il divieto di ingresso a cani e gatti, divieto bellamente ignorato da quest’ultimi. È primo pomeriggio e le merci esposte sono poche, rimane comunque un luogo interessante da dove iniziare la visita della città. Colpiscono le teste di dromedario esposte (vengono uccisi sia per la carne che per la pelle).
La parte nuova della città, oltre ad essere bianchissima, offre edifici in stile liberty ben tenuti.
Plaza Moulay El Mahdi, questa bella piazza circolare si distingue per i suoi vivaci bar, la sua rotonda fiancheggiata da palme e una curiosa chiesa gialla. Si tratta della Chiesa di Nuestra Señora de las Victorias che merita una visita per apprezzare il colore intenso della sua facciata, che spicca tra gli altri edifici bianchi della piazza e per il suo interno ben tenuto.
Facciamo conoscenza con la bevanda nazionale (thè alla menta, qui preparato con foglie fresche nell’infuso).
Park Feddan è un’ampia piazza pedonale con una vista panoramica sulla Medina.
Entriamo nella medina dalla porta Bab Tub, costruita durante lo sviluppo urbano di questo quartiere nella seconda metà del XVI secolo ed è una delle principali porte di accesso al souk nella sua parte più occidentale
Girovaghiamo nella medina perdendoci tra i vicoli, assaporando odori e colori del souk. Incontriamo Bilel, che ha vissuto alcuni anni in Italia, e ci racconta un po' la storia della città, ci fa notare che sulla pavimentazione ci sono delle striscie longitudinali: 2 strisce vicolo chiuso, 3 strisce strada aperta.
Ci indica il colore delle porte, verde attività commerciali e magazzini, marrone case, i punti di rifornimento idrici, acqua non potabile gratuita, acqua potabile a pagamento e chiusa a chiave. Sbirciamo dentro a qualche moschea (in Marocco i non musulmani non possono entrare nei luoghi di culto).
Da vedere anche la piazza del palazzo reale e la Mellah, il vecchio quartiere ebraico.
Tetouan è una tappa irrinunciabile che conserva ancora il suo carattere autentico essendo poco turistica.
Per la notte ci dirigiamo nella località costiera di Martil parcheggiamo sul mare (N 35°36’56.3472” W 5°16’14.5272”), al costo di 10 MAD
al giorno (+ 10 per la notte), custodito di giorno.
Trafficato fino alla sera, poi tranquillo fino al mattino presto, un buon posto per dormire e passare qualche ora al mare.

IV GIORNO
MARTIL – CASCATE DI AKCHOUR

Percorriamo la bella strada che segue l’accidentata costa mediterranea regalando begli scorci, poi svoltiamo all’interno salendo sui monti che costituiscono il Parco Nazionale di Talassemtane.
Strada bella fino a pochi km quando si devia su viabilità minore, strada a tratti stretta, ma ci passano i pullman. Acquistiamo pane e dolcetti fatti da alcune signore da forni lungo la strada e arriviamo alle cascate. Non seguire, nell’ultimo tratto le indicazioni di Maps che fanno svoltare a sinistra, ma proseguire dritti. Appena prima del piccolo villaggio parcheggiare negli slarghi della strada, il P a pagamento delle cascate è vietato ai camper.
Raggiungiamo il punto di partenza del sentiero dopo avere visto un gruppo di scimmie correre sul fianco della montagna, decliniamo gli inviti di alcune guide che ci avvisano che il sentiero è stretto ( assolutamente non pericoloso e adatto a tutti) e ci dirigiamo prima verso il Pont de Dieu, impressionante arco naturale sul fiume.
Il sentiero costeggia il fiume con cascatelle e ristorantini con tavoli anche all’interno del torrente dove fermarsi per un thè o pranzare.
Torniamo indietro e prendiamo l’altra valle verso la Grand Cascade che però, a fine settembre, è asciutta. Ci fermiamo quindi alla Petite Cascade, ancora ricca di acqua, anche qui non mancano bar e ristoranti.
I più coraggiosi e accaldati possono immergersi nelle acque gelide dei 2 torrenti.
Le cascate di Akshour sono una gita da non mancare, non richiedono abilità particolare senza dislivelli eccessivi in un ambiente naturale di grande bellezza, non servono guide, considerate tutto il giorno per godersi con calma il posto.
Essendo parco è vietato il pernottamento notturno per cui ci spostiamo di pochi km per sostare c/o un P accanto ad un bar ristorante (N 35°14’58.9164” W 5°12’19.836”) lungo il fiume.
Offre bagni e lavandini al costo di 50 MAD, possibilità di bagnarsi nel fiume.

V GIORNO
CHEFCHAOUEN – DAR ROUIDA

Ci spostiamo a Chefchaouen dove troviamo parcheggio lungo la strada verso l’uscita della città.
Arroccata tra le montagne del Rif, nel nordovest del Marocco, Chefchaouen fu fondata nel 1471 da Moulay Ali Ben Rachid, che decise di costruire una città fortificata per difendere e proteggere la regione dagli spagnoli e dai portoghesi che avevano conquistato Ceuta nel 1415.
Sorsero così la Kasbah, la fortezza nel cuore della Medina che oggi ospita il Museo Etnografico, e la nuova città chiamata Chefchaouen ("le corna" in berbero, un riferimento alle cime delle montagne circostanti) che tra il XV e il XVII  secolo si estese e prosperò notevolmente, per l'arrivo dei mori musulmani e degli ebrei espulsi dalla Spagna, in seguito alla Reconquista, terminata nel 1492.
A loro la città deve le tante suggestioni dell'architettura andalusa che caratterizzano la la parte antica, con le labirintiche stradine, le case imbiancate a calce, i patio e i rigogliosi giardini  irrigati da una sorgente di montagna.
Ma la storia di Chefchaouen è segnata anche da un lungo periodo di isolamento e chiusura agli stranieri e ai non musulmani che durò fino all'inizio dell'occupazione spagnola nel 1920.
Durante la guerra del Rif, dal 1921 al 1926, Abd-el Krim, condottiero e rivoluzionario marocchino a capo delle tribù locali, riuscì a cacciare gli spagnoli, che però fecero ritorno a Chefchaouen nel 1926, e questa volta rimasero fino all'indipendenza del Marocco nel 1956.

Le teorie sul perché le case di Chefchaouen sono blu sono tante e fantasiose. Alcuni sostengono che siano state dipinte di blu dagli ebrei in fuga dall’Inquisizione Spagnola nel XV secolo (o secondo altre teorie in fuga dalla Germania nazista), per i quali il colore azzurro doveva simboleggiare il Paradiso.
Secondo altri vengono dipinte di blu per tenere lontane le zanzare, o per rappresentare il mare, o per tenere fresche le case durante i mesi estivi.
La terza possibilità ha a che fare con il sole. Le città in zone aride e soleggiate spesso hanno muri dipinti di sfumature chiare, che riescono quindi a riflettere i raggi del sole e a mantenere gli interni freschi. La particolare posizione della città in mezzo alle montagne, tuttavia, avrebbe fatto sì che le case bianche, costruite l’una vicina all’altra, diventassero particolarmente accecanti per gli abitanti che si muovevano nelle strette viuzze o si riposavano fuori dalla porta di casa. Il colore blu offre sfumature cangianti e un riverbero decisamente meno fastidioso per l’occhio umano.
Qualcuno vi dirà, meno poeticamente, che Chefchaouen venne colorata di blu negli anni '70 per attrarre turisti.
Nessuna di queste teorie sembra molto attendibile, ciò che è certo è che ormai quest’usanza, nata chissà quando e chissà perché, è destinata a durare.
Una cosa è certa: in origine, Chefchaouen aveva il classico colore dell'argilla, così come molti altri villaggi in Marocco. Alcuni muri infatti (pochissimi, in realtà) sono ancora di quel colore. Solo in un secondo momento la città è stata dipinta di blu.
Saliamo, tramite un sentiero non sempre molto agevole, alla Moschea spagnola da dove si gode una belle vista sulla città e sulle montagne. Scendiamo verso il centro con delle donne che ci offrono dell’uva appena colta da, casa loro ed entriamo nel centro abitato dal vecchio lavatoio dove alcuni bar/ristoranti si affacciano su una cascatella. Girovaghiamo tra i vicoli di questa bella città con scorci incredibili e basta lasciare le vie principali per evitare la folla. Tra vicoli e piazze ci vuole quasi una giornata, ma merita una visita non superficiale.
Per la notte ci spostiamo a circa una mezz’ora da Chefchaouen e andiamo nel piccolo villaggio di Dar Rouida dove abbiamo letto su P4N che c’è la possibilità di sostare e mangiare c/o una famiglia (N 35°0’50.4432” W 5°28’16.7916”).
Non ci sono indicazioni e Maps ci indica una stradina non asfaltata che si insinua tra le case. Chiediamo ad alcune persone e alla fine troviamo l’ingresso.
Si tratta di una fattoria dove vivono più famiglie.
Veniamo accolti da Mohamed come se fossimo parenti con tutta la famiglia al completo.
Il parcheggio (no mezzi troppo grandi) è abbastanza pianeggiante, siamo i loro primi clienti e devono ancora sistemare un po' di cose.
La corrente ad esempio, è un cavo con una spina schuko che non riusciamo a collegare, l’acqua è quella del loro pozzo (bevuta senza problemi).
Non abbiamo visto, né chiesto, per eventuali scarichi.
Ci viene offerta una merenda (sono le 17:00), visitiamo la casa, preparano il pane nel forno in giardino e alla sera ceniamo tutti insieme.
Ci offrono riso e pollo al curry, si mangia con la mano destra (la sinistra è impura) da un piatto unico aiutandosi con il pane e si beve acqua del loro pozzo da un bicchiere unico.
Doniamo alcuni vestiti, giochi e materiale di cartoleria.

VI GIORNO
VOLUBILIS – FES

Al mattino, dopo colazione, veniamo invitati anche a pranzo che preparano un tajine di pesce. Ci rechiamo insieme al piccolo, ma colorato, mercato settimanale del villaggio e dopo assistiamo alla preparazione del pranzo.
E’ venuto il momento di separarci, ci chiedono 150 MAD in tutto e gliene lasciamo 20.
Se passate fermatevi, sarete accolti in maniera molto calorosa e loro guadagnano qualcosa.
Riprendiamo il cammino nel primo pomeriggio ed arriviamo a Volubilis appena in tempo per poterla visitare con calma (chiude al tramonto), nel momento più suggestivo della giornata e con poca gente.
Il parcheggio costa 20 MAD, l’ingresso 70 MAD
Gli scavi indicano che i primi abitanti di Volubilis furono i cartaginesi, nel III secolo a.C. Successivamente, nel 42 d.C., la città venne annessa all'Impero Romano.
La urbe romana superò presto i 20.000 abitanti, quasi interamente dediti all'agricoltura, in particolare alla coltivazione del grano, per volere di Roma. Volubilis fece parte dell'Impero Romano fino alla fine del III secolo, quando cadde in mano a Berberi, Greci, Siriani ed Ebrei.
Alla fine del VIII secolo, Idriss I ne fece il proprio rifugio e, dopo essersi autoproclamato Emiro, adducendo una discendenza diretta dal Profeta Maometto, trasformò Volubilis nel punto di diffusione dell'Islam nella zona.
Il declino di Volubilis venne segnato da un terribile terremoto, avvenuto nel XVIII secolo, che distrusse gran parte dei suoi edifici. Quanto riuscì a scampare al sisma, fu in seguito razziato per abbellire i palazzi di Meknès.
Le rovine sono interessanti, anche se c’è di meglio, alcune costruzioni (Arco di Caracalla, Basilica, Campidoglio) sono suggestive, altre meno. Alcuni mosaici discretamente conservati, ma nel complesso siamo abituati meglio.
Se si è appassionati può valere la pena considerando l’importanza che il luogo ha avuto nella storia e al tramonto tutto è più bello.
Saltiamo Moulay Idriss distesa sulla collina come un “dromedario addormentato”
Costruita a 550 metri di altitudine, sulle montagne del “Jebel Zerhoun”, Moulay Idriss è stata dichiarata dall’Unesco, “bene culturale”. a Moulay Idriss (Zerhoun) si tiene il Moussem più importante di tutto il Marocco
Cos’è un Moussem? Si tratta di una “manifestazione culturale” che può essere o religiosa oppure di natura commerciale (per esempio la vendita di taluni prodotti alimentari). Moussem conosciuti in Marocco sono senz’altro quello di Imilchil (il Festival delle spose), quello delle ciliegie a Sefrou, quello delle Rose a Kelaa M’gouna … se ne celebrano oltre 600 ogni anno in Marocco
A Moulay Idriss Zerhoun: il Moussem che si celebra ogni anno ad agosto è il più importante perché chiama a raccolta tutti i Musulmani. Al Pellegrinaggio prendono parte anche i componenti della famiglia reale.
Partecipare 5 volte al Moussem di Moulay Idriss equivale ad una visita a La Mecca! Ecco perché è così importante.
La durata di questo pellegrinaggio è di quattro settimane e tutto il periodo è caratterizzato da preghiere, sacrifici, feste pubbliche.
Durante il Moussem i pellegrini si dividono per “tribù” (o etnia che dir si voglia): quella araba, la tribù berbera, la tribù soussi (gli abitanti a Sud di Agadir) e la tribù del Rif (gli abitanti del Nord del Marocco).
Le tribù arabe e quelle del Rif si accampano all’interno della moschea, stendono i loro tappeti e dormono all’interno della struttura; le tribù berbere e quelle soussi si accampano con le tende all’esterno della città.
Da secoli luogo di pellegrinaggio, la città è stata fondata da un discendente del profeta Maometto ed è considerata dai mussulmani la città più sacra dopo la Mecca. Moulay Idriss è una pittoresca città dal candido colore bianco che fino al 2005 non era accessibile ai non mussulmani. Per la maggior parte dei turisti occidentali però la sua attrazione principale, il mausoleo di Idriss I, che si trova appena fuori dalla piazza principale, è ancora off limits.
Inizialmente avevamo l’inserita nel programma, ma, considerato che la principale attrattiva, il Mausoleo di Idriss, non è visitabile dai non musulmani, e considerato che è quasi sera, tiriamo dritto per Fes.
Arriviamo in serata, viaggiare con il buio in Marocco è abbastanza stressante perché sulle strade circola di tutto, spesso senza luci, ma almeno evitiamo il caos della città.
Costeggiando le mura di Fes e arriviamo senza difficoltà al parcheggio custodito e a pagamento (40 MAD/24 h) vicino all’ingresso della Medina (N 34°4’11.3232” W 4°58’30.6336”). Ci fanno parcheggiare nei posti riservati ai bus, tutto sommato poco rumoroso e ottimo per la visita alla città.

VII GIORNO
FES – AZROU

Dopo una notte tranquilla, entriamo immediatamente nella medina di Fes, il centro pedonale più grande del mondo. Veniamo avvicinati da alcune guide che si offrono di accompagnarci a visitare le concerie. Accettiamo la proposta di una di queste che parla italiano e contrattiamo per 5 €.
Non è possibile visitare le concerie all’interno, ma si possono vedere dalle finestre e balconi di alcuni negozi di pelletteria. In realtà l’accesso è gratuito e si potrebbe andare anche da soli, non ci sono indicazioni, ma basta seguire gli altri gruppi. La nostra guida ci accompagna, d’altra parte, ad un terrazzo molto panoramico (Terrasse de Tannerie )e senza altre persone da dove si ha un’ottima vista e ci spiega il procedimento di concia e colorazioni delle pelli. È una visita da non mancare assolutamente, è una di quelle immagini che rimangono impresse nelle mente, oltre che nel naso per i forti odori che si levano dalle vasche, e che si cerca di sopportare meglio mettendo un rametto di menta sotto le narici.
Concerie Chaouwara
Nelle concerie di Fès la pelle, di capra, cammello, vacca e pecora, viene ancora conciata come si faceva nell’antichità e si tratta di un procedimento molto complesso. Le pelli vengono lavorate ad una ad una, prima trattante nella calce, poi lasciate in ammollo in un liquido composto da guano di piccione e crusca per eliminare residui di carne e peli, poi vengono risciacquate e successivamente colorate con pigmenti naturali mischiati ad aceto: il papavero per il color rosso, lo zafferano per il giallo, l’indaco per il blu, l’henné per l’arancio, il kajal per il nero, la menta per il verde, il cedro per il marrone. Noterete quindi due tipi di vasche, quelle per trattare le pelli grezze e quelle utilizzate per la tintura. I lavoratori delle concerie passano la loro giornata sotto il sole e con le gambe a mollo, dentro questi vasconi. Puliscono le pelli, le tingono e le stendono ad asciugare. Da subito la vista di questi vasconi policromatici in pietra contornati da case decadenti e minareti che si stagliano alti nel cielo è di grande effetto ma basta osservare per pochi minuti i lavoratori all’opera per rendersi conto di come questa pratica, seppur legata a tradizioni del passato, venga svolta in scarse condizioni igieniche e si tratti di un lavoro veramente sfiancante. Inoltre, i vapori più o meno tossici che si ritrovano a respirare tutti i giorni, sono la causa di gravi problemi di salute e respiratori.  Tutto questo fa riflettere e lascia sconcertati, ma qui le tutele dei lavoratori non sono ancora arrivate.
Dopo la visita ci congediamo dalla guida e proseguiamo in autonomia la visita della città. Nonostante quanto dicono alcuni, si riesce a visitare benissimo senza aiuto e comunque non riceviamo altre richieste da parte di sedicenti guide. Google Mps aiuta, ma non sempre prende nei vicoli, ma basta chiedere per ottenere aiuto.
La medina di Fes è quella che ci è piaciuta di più e merita di essere gustata con calma.
Da vedere nel centro storico:
Place Seffarine, dove lattonieri e fabbri lavorano i metalli,
Al Attarine Madrasa (ingresso 20 MAD) il cui nome significa “la madrasa dei profumieri”, si trova all’ingresso del souk di spezie e profumi, souk al-Attarine
Questa madrasa fu costruita nel 1325 dal sultano Uthman II Abu Said con pareti magistralmente scolpite ricoperte di piastrelle zellij, calligrafia araba e legno finemente intagliato, nonché una fontana elegantemente sobria.
Madrasa Bou Inania, dalle 9:00 alle 18:00 tutti i giorni, 2 €. La Madrasa Bou Inania è stata fondata nel 1350-56 d.C. da Abu Inan Faris.  Ampiamente riconosciuta come eccellenza dell’architettura merenide e dell’architettura tradizionale marocchina in generale, è in realtà un complesso di edifici in cui si trova la madrasa, scuola coranica, e la moschea. La sua particolarità è che ha un minareto ed una moschea, cosa unica nelle scuole coraniche, che si può visitare anche se non si è musulmani.
Il cortile della Madrasa ha pareti decorate in stucco, legno intagliato e piastrelle con motivi geometrici nella parte inferiore e la fontana delle abluzioni è ancora attiva. 
Un’altra caratteristica di questa madrasa è l’orologio ad acqua (Dar al-Magana) che si trova proprio all’esterno della scuola che indicava le ore della preghiera islamica
Bab Boujloud La porta principale alla medina. Bab Boujloud la porta blu dal lato dell'ingresso alla vecchia città e verde dal lato interno (piccola curiosità sul colore - verde perché richiama la speranza, quando si va nel deserto si spera di poter trovare un'oasi di pace e blu perché è il colore della quiete)
Giardini Jnan Sbil
Palazzo Reale, visitabile solo all’esterno, ma vale la pena di vedere la facciata e le porte.
Quartiere ebraico di Mellah ( Bab Al Mellah). L’antico e suggestivo Mellah – il quartiere ebraico – si trova a Fes el Jedid, appena a nord del Palazzo Reale. In questo quartiere compatto, le viuzze sono fiancheggiate da belle e fatiscenti case dei primi anni del XX secolo, che un tempo ospitavano la comunità ebraica di Fes.
Questa parte della città risale al XIV secolo e un tempo ospitava una comunità ebraica di 250.000 persone. Come in molti luoghi in tutto il Marocco, la popolazione ebraica di Fes si ridusse rapidamente quando fu dichiarato lo stato di Israele nel 1948 perché molte famiglie decisero di partire. Eppure, la Mellah conserva ancora gran parte del suo carattere storico. passeggiando per le strade cerca di osservare i balconi delle case, che erano una caratteristica comune nelle case degli ebrei.
Il nome "Mellah" deriva dalla parola "sale" in arabo, poiché gli ebrei lo usavano come moneta di scambio. Originariamente isolati, gli ebrei godevano della protezione dei sultani entro le mura del Palazzo Reale. La Mellah fu anche il luogo del monopolio del commercio dei metalli preziosi. Nonostante la comunità si sia dispersa nel tempo, i balconi con inferriate di ferro battuto e le strade come Rue Mellah conservano tracce distintive, offrendo un viaggio nella storia attraverso il dedalo di viuzze e mercati trasformati nel tempo.
Nelle abitazioni marocchine, infatti, le finestre sono orientate unicamente verso l’interno del cortile, il riad, centro nevralgico della casa.
In questo quartiere si può visitare anche la piccola Sinagoga Aben-Dananan, il cimitero ebraico, uno dei luoghi più tranquilli della città, ed il museo ebraico che ospita una collezione di oggetti che raccontano la vita e la cultura ebraica marocchina.
Per il ritorno ( più di 3 km) costeggiamo le mura godendoci il panorama dell’immensa medina dall’alto.
Riprendiamo il viaggio a metà pomeriggio, attraversiamo la città abbastanza agevolmente, saltiamo la sosta al paese di
Bhalil
vicino a Fes e’ caratterizzato da case colorate e case-grotte, ma abbiamo necessità di andare in campeggio e quindi passiamo oltre.
Cominciamo a salire attraverso un paesaggio sempre più verde,superiamo Ifrane, stazione invernale con le sue case dai tetti spioventi in perfetto stile alpino, e ci fermiamo al
Camping Amazigh 33.4494, -5.1708, ad Azrou, 90 MAD camper e 2 persone senza elettricità, docce calde incluse.

VIII GIORNO
RISERVA NATURALE DEI CEDRI – COL DU ZAD- ZOUD SIDI HAMZA – GOLE DELLO ZIZ

Saliamo in direzione del Col du Zad e ci fermiamo poco dopo nel P della Maison de la Cadraida dove partono dei sentieri attraverso i boschi di cedri dell’Atlan6te con alcuni gruppi di scimmie di Barberia ( bertucce) che si incontrano facilmente. Facciamo un giro di circa 7 km attraverso facili sentieri e poco dislivello e, vicino al P ci fermiamo al piccolo ristoro gestito da una coppia italo-marocchina con cui ci fermiamo a chiaccherare e pranziamo. La coppia gestisce anche un parco avventura.
Continuiamo a salire e poco prima del Col du Zad ci fermiamo al Lago Aguelmame Sidi Ali, in parte asciutto visto che ormai siamo a fine estate. Un comodo P gratuito permette una sosta pranzo o notturna.
Dopo il Col du Zad il paesaggio cambia e diventa più arido.
Ci fermiamo poco prima dell’inizio delle Gole dello Ziz, ad uno dei numerosi baracchini (auto attrezzate) per un caffè e alcuni biscotti fatti in casa. Il proprietario, Rachid, ci invita a visitare il vecchio villaggio in parte abbandonato di Zoud Sidi Hamza
caratterizzato da case di fango con passaggi coperti per proteggere donne e bambini durante le faide con i villaggi vicini.
La strada attraversa un bellissimo paesaggio, ma con un fondo in pessime condizioni, un paio di guadi e ci mettiamo circa un’ora a fare i 25 km che ci separano.
Entriamo nel paese nuovo e parcheggiamo all’inizio del centro storico, buono anche per la notte.
Visitiamo il piccolo centro, in parte crollato, accompagnati da 3 ragazzi che parlano un po' di inglese e ci raccontano un po' della storia. Alla fine regaliamo ( insistendo un po' ) loro alcuni peluche e materiale di cartoleria per loro e i fratelli.
Se avete tempo e pazienza di fare 50 km a/r su strada connessa vale la pena, anche per i paesaggi e le scene di vita che si incontrano.
Ritorniamo alle Gorges du Ziz, ormai è buio e ci fermiamo per la notte al tradizionale Gite d’Etape berbero ( N 32°7’38.928” W 4°21’50.9868” ).
All’altezza della moschea svoltare a sinistra e seguire le indicazioni su strada sterrata.
Il P per pochi mezzi è di fronte alla tipica casa berbera gestita da Lhussein che presiede un’associazione che raccoglie materiale utile per le famiglie povere della zona ( lasciamo parte dei vestiti e materiale scolastico che avevamo portato).
Il costo della sosta, senza servizi, è di 40 MAD e ceniamo con del buon tajine di pollo per 70 MAD a testa.
Esiste un’altra possibilità di sosta simile dall’altra parte della strada.

IX GIORNO
GORGES DU ZIZ – MERZOUGA

Al mattino ci svegliamo con uno splendido panorama sulle montagne rossastre illuminate dal sole e il verde del palmeto e della rigogliosa vegetazione che caratterizza le lunghe Gole dello Ziz. Attraversiamo la strada e ci immergiamo nell’oasi seguendo tracce di sentieri che si snodano tra campi coltivati e palme da datteri. Incontriamo delle persone che stanno raccogliendo i datteri maturi e ce ne offrono alcuni da assaggiare (dolcissimi) e continuiamo a girovagare nel tentativo di raggiungere il fiume. In realtà Lhussein ci aveva dato delle indicazioni, ma non siamo riusciti a trovare la traccia indicataci. Riusciamo comunque ad arrivare al fiume in qualche modo, ci godiamo il panorama delle montagne che si specchiano nell’acqua, e ritorniamo al camper. Vale la pena di spendere un po' di tempo nell’oasi.
La strada costeggia la valle dello Ziz con splendidi panorami tra montagne brulle rossastre e la lunga striscia di verde dell’oasi nella quale si trovano alcuni villaggi.
Ci fermiamo in alcuni punti panoramici per scattare foto e proseguiamo verso il deserto..
Dopo Rissani cominciamo a fare conoscenza con il Sahara. Il terreno è brullo e roccioso e c’è una luce strana e una visibilità offuscata da foschia nonostante il vento  (sabbia mossa dal vento?).
Dopo una curva e il cartello attenzione dromedari, ci troviamo la strada occupata da una mandria di dromedari (non ci sono cammelli in Marocco) che brucano i pochi arbusti presenti sorvegliati dai pastori (non esistono più dromedari allo stato brado, almeno nel deserto, in montagna ne vedremo altri apparentemente da soli).
Dopo le foto di rito proseguiamo verso Merzouga principale centro della zona che ha conosciuto una notevole espansione turistica.
Tra le varie opzioni scegliamo il Camping La Tradition ( N 31°4'50.8764” O 4°0'24.624”). Situato praticamente ai piedi delle dune e, complice anche il fatto che eravamo soli, ci siamo sentiti in pieno deserto. Il campeggio offre, per 50 MAD, lo stretto indispensabile, bagni e docce pulite, acqua dal pozzo, scarico wc e acqua grigie molto artigianale ( quest’ultime sotto una pianta), ma il luogo è tranquillo e si può camminare a piacimento sulle dune.
Ci vengono proposte alcune possibili escursioni dal gentile gestore, Mubarak, senza pressioni.
Optiamo per una escursione in 4x4 della durata di 3 ore ( costo 120 €) che ci fa scoprire il deserto (per noi era la prima volta) grazie anche alle spiegazioni della guida. Visitiamo sia la parte rocciosa (con pietre vulcaniche e fossili), sia quella sabbiosa. Vediamo una miniera, ancora in parte attiva, un villaggio minerario francese abbandonato, un accampamento nomade berbero in cui vivono famiglie in condizioni che non avremmo pensato possibile nel 2025 (non hanno accesso tra l’altro a scuola e sanità) e che ci preparano una pizza berbera ( focaccia ripiena di verdure cotta sul fuoco che mangeremo poi al campeggio) e infine arriviamo ad un posto panoramico sulle dune per assistere al tramonto che purtroppo non vediamo causa foschia.
Rientriamo comunque appagati di questa esperienza che ci ha fatto conoscere una realtà a noi ignota. Notte tranquilla e, al contrario delle credenze, non particolarmente fredda.



X GIORNO
MERZOUGA – RISSANI – TOUROUG – GOLE DELLA TODRA – M’SEMRIR

Ci svegliamo poco prima dell’alba per salire sulle dune e vedere il sorgere del sole, purtroppo ancora offuscato dalla foschia. I panorami sulle grandi dune sabbiose dell’ Erg Chebbi ( il deserto sabbioso) ripagano degli sforzi.
Ripartiamo verso Rissani dove abbiamo appuntamento con Mubarak alla Maison du Touareg dove si può trovare una vasta esposizione di artigianato locale ( sono una cooperativa) e africano.
I prezzi non sono bassi, ma si tratta di manufatti artigianali fatti a mano e poi, come sempre, si tratta.
E’ domenica e c’è grande affollamento per il grande mercato settimanale, specie di animali.
Dopo una veloce visita riprendiamo la strada. Il paesaggio continua per km abbastanza monotono finché rivediamo comparire le montagne.
Ci fermiamo a Touroug per il pranzo e ne approfittiamo per una veloce visita alla Kasbah da poco ristrutturata. Essendo domenica è pieno di bambini e in breve siamo l’attrazione del villaggio.
Poco prima delle gole, ci fermiamo ad un P panoramico da dove si gode una magnifica vista su Tinghir, la sua oasi e le montagne.
Poco oltre entriamo nelle Gole della Todra. La strada che attraversa le gole è stretta, ma non presenta particolari problemi nonostante le bancarelle a lato della carreggiata. Conviene superare le gole e parcheggiare subito dopo. Ritorniamo lungo la strada per visitarle con calm .
È ormai pomeriggio inoltrato e, anche se è domenica, la zona comincia ad essere in ombra e molte persone abbandonano il greto del fiume dove hanno passato la giornata e cominciano a rincasare.
Il posto, pur essendo molto turistico, è comunque piacevole sia per una rapida visita, sia per una sosta più lunga sul fiume, anche se la strada vicina rovina un po' l’atmosfera.
Invece di tornare indietro proseguiamo verso nord, il paesaggio tra le montagne è bellissimo, la strada meno con fondo piuttosto dissestato.
Vorremmo arrivare ai laghi Tislit e Isli, ma vista la distanza e le condizioni della strada optiamo per tagliare verso le Gole di Dades approfittando della recente asfaltatura della strada che da Tamteoucht taglia verso M’semrir.
Il paesaggio resta bellissimo con la vista che progressivamente si amplia man mano che la strada sale. Si abbandonano le montagne rossastre e si arriva ad un vasto altopiano brullo. Incontriamo alcuni villaggi e qualche pastore berbero con capre, vediamo alcuni dromedari pascolare liberi, e giungiamo nei pressi di M’semrir
Su P4N avevamo visto che c’era un campeggio familiare, ma arrivati alle coordinate impostate (N 31°43'23.5956” O 5°48'21.3048”), non riusciamo a trovarlo.
Mentre siamo fermi a bordo strada a decidere cosa fare si avvicina un signore anziano, ex professore di francese, che ci invita a fermaci nel luogo che stavamo cercando e ci indica una stradina sterrata e in forte pendenza dietro ad una capanna di cannette che si spaccia per bar/ristorante Caffè Ristorante Timarchine.
Siamo abbastanza perplessi e scendiamo a piedi in avanscoperta. Subito sotto c’è un piccolo cortile che può ospitare alcuni mezzi, quasi pianeggiante e con bella vista sulle montagne. Decidiamo quindi di fermarci.
Mohammed, il proprietario, ci accoglie calorosamente, parla un buon francese, e ci invita nel suo locale a bere del thè alla menta e ci intratteniamo con alcuni avventori locali, alcuni dei quali parlano francese. Ci spiegano che sono berberi e chiacchieriamo per circa un’ora apprendendo interessanti aspetti sulla loro etnia e sulle loro usanze.
Accettiamo l’invito di Mohammed di cenare a casa sua dove la moglie Aisha sta preparando il couscous. La serata scorre piacevole e la notte tranquilla.

XI GIORNO
M’SEMRIR – GOLE DI DADES – DITA DI SCIMMIE – SKOURA

Ci congediamo da Mohammed dopo aver pagato 200 MAD per sosta e cena (la sosta è di 50 MAD, per la cena ci ha detto di dare quello che volevamo e lasciamo giochi e materiale di cartoleria per le 2 figlie.
La strada che scende verso le Gole di Dades è bella e panoramica e ci fermiamo spesso per scattare foto e gustarci il panorama. Vale sicuramente la pena di fare questa strada e di prendere le gole dall’alto.
Poco oltre le gole ci fermiamo alle Dita delle scimmie (doigts des singes) caratteristiche formazioni geologiche che ricordano appunto le dita di questi animali.
Troviamo un P panoramico e gratuito (N 31°26’57.2496” W 5°58’12.54”, notte vietata ?), nei dintorni ci sono alcuni campeggi/aree di sosta.
Un facile percorso permette di avvicinarsi a queste formazioni ed entrare in uno scenografico canyon.
Alcune guide si propongono di accompagnarci asserendo che i sentieri sono difficili da trovare. Utilizzando l’app Komoot (scaricabile gratuitamente e che normalmente utilizzo per le escursioni, buona anche per le altre che abbiamo fatto in Marocco) riusciamo a fare tutto in autonomia.
Consigliamo assolutamente sia la sosta che l’escursione.
Nel pomeriggio ci dirigiamo verso Skoura per visitare la famosa Kasbah, ma lungo la strada ci scoppia la gomma anteriore sinistra.
Spavento a parte e nonostante andassimo a circa 80 km/h il mezzo non si scompone.
Sostituiamo la gomma e ci arriviamo a Skoura dove sostiamo al Camping Amridil (N 31°3’1.44” W 6°34’35.94”) 120 MAD con elettricità e comodo per la visita alla Kasbah. Tramite loro organizziamo per la sostituzione della gomma per la mattina successiva.

XII GIORNO
SKOURA - OUARZAZATE – AIT BEN HADDOU

Al mattino di buon ora si presenta un ragazzo e prendere la gomma da sostituire (1400 MAD, il prezzo non è basso, ma in linea a quanto affermato da altri utenti di COL). Pochi minuti a piedi e arriviamo alla Kasbah di Skoura patrimonio UNESCO. Un ampio P gratuito si trova di fronte. Ci sono 2 ingressi, scegliamo quello di destra che permette la visita dall’alto sui cortili dell’altro ingresso (40 DAM).
Costruita nel XVII secolo dalla famiglia Nassiri, questa imponente fortezza di terra cruda e paglia rappresenta un autentico viaggio nel tempo, offrendo ai visitatori un'immersione nella storia e nelle tradizioni berbere. Ciò che la rende unica è la sua straordinaria architettura: le sue torri merlate, i dettagli scolpiti nella terra battuta e i passaggi interni evocano un'epoca passata, quando le kasbah fungevano da residenze fortificate e centri di commercio lungo le rotte carovaniere.
Dall’alto della kasbah, poi, si gode di una vista spettacolare sui palmeti di Skoura e sulle montagne dell’Atlante, un panorama che lascia senza fiato.
è apparsa in numerosi film come in Lawrence d'Arabia.
E’ però importante inquadrare il contesto storico di questa regione: qui le carovane cariche di oro e spezie scaricavano le merci dopo lunghi mesi di viaggio e tutto il carico veniva preso in consegna dagli abitanti dell’Alto Atlante; da qui l’esigenza di costruire le fortezze ed i castelli che ancora oggi mostrano tutta la loro bellezza!
Questo splendido edificio risale al XVII secolo e mostra intatta tutta la sua magnificenza, tanto che viene rappresentata sulle banconote da 50 dirham.
Esternamente è tra le più belle,imponente e decorata, mentre all’interno è molto spoglia, ma affascina comunque per la sua architettura con muri in fango e paglia.
Dopo la visita facciamo un breve giro all’interno del palmeto che dall’interno sembra molto meno rigoglioso. All’interno ci sono abitazioni e altre kasbha. C’è anche un noleggio biciclette.
Prossima tappa Ouarzazate, capoluogo della regione. Poco prima di entrare in città si nota sulla destra un’alta torre luminosa. Si tratta della Centrale solare di Noor
A circa 10 km dalla città è stata realizzata e inaugurata nel 2018,  la Centrale Solare Termodinamica di  Noor Ouarzazate, che è al momento è la più grande del mondo.
Il Noor, questo il suo nome, è il primo impianto del pianeta a concentrazione ibrida, in parte fotovoltaica e in parte a concentrazione solare. L’idea ha un’origine antichissima e prende ispirazione dagli specchi usati da Archimede per incendiare la flotta nemica davanti a Siracusa. Oltre a essere un’ottima idea dal punto di vista ideologico, si può in parte ricondurre alla religione islamica, nel Corano si trova per esempio l’obbligo di Hima, ovvero di istituire riserve naturali. Attorno alla torre ci sono 7400 superfici riflettenti, piazzate su piattaforme alte dieci metri, ognuna grande come un campo da tennis, e in grado di inclinarsi per dirigere i raggi del sole con la giusta angolazione. Il campo solare si estende per 550 ettari e complessivamente è addirittura grande tanto quanto Rabat, la capitale marocchina. Il calore è concentrato nella parte superiore della torre e produce vapore acqueo, che a sua volta mette in moto le turbine per produrre elettricità. La sezione a concentrazione solare Noor III, ha una potenza di 150 megawatt, circa un sesto di una centrale a gas standard. 

La sua particolarità è che può immagazzinare energia per sette ore dopo il tramonto del sole e quindi continuare ad alimentare la rete elettrica anche di notte. Tutto ciò grazie alla tecnologia della concentrazione solare CSP (Concentrated Solar Power), che le consente di conservare il calore in immensi serbatoi-batterie che contengono una soluzione di sali fusi. A fare questa scoperta, è stato proprio un italiano, il fisico premio nobel Carlo Rubbia. 
Qual è l’obiettivo del Marocco? Oggi, il Regno paga ben 30 centesimi/kWh (kilowattora) per il suo fabbisogno energetico, mentre stringendo accordi con la società che gestisce l’impianto lo pagherà 15 centesimi. Successivamente, quando entrerà a pieno regime la centrale, il costo previsto sarà di 7 centesimi/kWh. 
Lo scopo è portare il paese al 52% di fonti di energia rinnovabili entro il 2030 (dal 34% di oggi) e riuscire a venderle attraverso lo stretto di Gibilterra dal porto di Tangeri. Attualmente, il Marocco importa più del 94% del suo fabbisogno energetico.
Passiamo davanti alla grande e famosa Kasbah di Ouarzazate e parcheggiamo in una strada laterale alla costruzione.
Di fronte c’è il piccolo, ma interessante museo del cinema ( 20 MAD) dove c’erano gli studios più importanti dell’Africa e dove sono stati girati numerosi film famosi ( locandine all’interno). Il piccolo museo risulta però interessante con alcune scenografie ancora integre.
La Kasbah, gravemente danneggiata dal terremoto del 2023 è aperta parzialmente al pubblico, ma decidiamo di non entrare.
Facciamo un giro nei caratteristici vicoli intorno, dove ancora si vedono i segni del sisma. Visitiamo una piccola e caratteristica sinagoga e ripartiamo.
Poco oltre l’abitato si incontrano gli Studios Atlas, visitabili tramite visite guidate).
Pochi km ci separano da un altro sito UNESCO: Ait-Ben-Haddou
Poco prima del centro abitato notiamo alcuni camper parcheggiati su un’ampia zona sterrata in posizione panoramica e li raggiungiamo.
Affrontiamo con un certo timore, vista la recente foratura, il discreto sterrato che porta al parcheggio e troviamo una zona pianeggiante proprio di fronte al nucleo storico.
In serata si presenta un uomo in abiti borghesi che si identifica come poliziotto e al quale chiedo se ci sono problemi a sostare. In un francese stentato risponde che essendo in tanti non ce ne sono.

XIII GIORNO
AIT BEN HADDOU – COLLE TIZI N’TICHKA – CASCATE DI OUZOUD

Dopo una notte tranquilla e colazione con vista panoramica raggiungiamo a piedi (circa mezz’ora) la Ksar di Ait Ben Haddou (volendo spostarsi con il mezzo ci sono P a pagamento più vicini).
Kasbah e Ksar, cosa sono e differenze
Avrete spesso sentito parlare di Ksar e Kasbah, ma cosa sono di preciso? quale è la differenza tra l’uno e l’altra? Si tratta senza dubbio di elementi tipici dell’architettura berbera, costruiti in paglia e ciottoli tenuti assieme dal fango (il pisè), e che caratterizzano il Marocco nell’Alto Atlante, nele valli del Dades, del Draa e del Tafilat.
Nello specifico, lo ksar (il termine deriva dall’arabo “qasr” e significa villaggio fortificato), è una cittadella fortificata formata da un’area quadrata (o rettangolare) cinta da alte mura, all’interno delle quali si trovano varie case, botteghe, granai e il castello (Kasbah) del signorotto locale. Generalmente tali cittadelle venivano costruite in cima ad una collina dall’alto della quale  si poteva dominare la valle e avvistare eventuali nemici.
La kasbah o qasba (dall’arabo “qa’aba”, che significa cittadella, rocca, fortezza) è l’antica dimora patriarcale, un tempo residenza dei grandi “caid” berberi, gli amministratori locali che vi risiedevano tra una guerra e l’altra. I muri sono leggermente inclinati verso l’interno, e nella parte superiore hanno delle piccole feritoie. Ogni angolo è caratterizzato da un’elegante torre traforata da archi, scavata
da nicchie e motivi romboidali o sormontata da puntoni.
Ait Ben Haddou, pur essendo molto turistico, è un magnifico esempio di villaggio fortificato, anche qui il recente terremoto ha causato danni, ma sono in corso restauri. La visita a pagamento ( 20 MAD) è riservata ad una piccola zona tutt’ora abitata. Anche qui sono stati girati numerosi film tra cui il gladiatore.
Dopo pranzo affrontiamo il lungo viaggio di trasferimento, prima al Colle Tizi N’Tichka e poi alle Cascate di Ouzoud.
I km sono tante e le strade non sempre scorrevoli, ma i paesaggi ripagano.
Riempiamo le dispense del camper fermandoci nei villaggi o tra i venditori a bordo strada e nel tardo pomeriggio arriviamo a destinazione fermandoci in un P custodito
(N 32°0’48.2004” W 6°43’8.5152”) per 50 MAD, tranquillo di notte ( trafficato di giorno) e vicino alle cascate.

XIV GIORNO
CASCATE DI OUZOUD – IMI N IFRI – MARRAKESH

Dopo una notte tranquilla raggiungiamo un belvedere dall’alto sulle cascate e rincontriamo scimmie allo stato libero, proseguiamo lungo facili sentieri che costeggiano il fiume incontrando vari bar/ristori sull’acqua e dove è possibile bagnarsi. Consigliamo di proseguire fino alla confluenza con un altro fiume (circa 1 h sola andata, dislivello di poche centinaia di metri) e godersi la pace e il magnifico paesaggio.
Al ritorno ci immergiamo nella folla passando davanti alle cascate che, seppur non nel loro massimo periodo di piena, restano affascinanti. Per pochi euro si può salire su imbarcazioni che arrivano fin sotto il salto d’acqua. Più faticosa la salita su una lunga scalinata. Considerando anche l’affollamento, sarebbe stato meglio fare il giro al contrario. Contate almeno mezza giornata.
Nello spostarci verso Marrakesh facciamo una breve deviazione verso il Ponte naturale di Imi N Ifri parcheggiando subito dopo lo stesso (possibile sosta notturna).
Il proprietario del bar/ristorante di fronte ci indica in sentiero di discesa (comoda scalinata) fino al ponte naturale di roccia con un fiume (quasi in secca in questo periodo) che lo attraversa. Il passaggio sotto il ponte richiede qualche attenzione con passaggi tra massi e alcuni tratti ripidi, per poi risalire, sempre con un’altra scalinata, dalla parte opposta.
La visita non richiede più di mezz’ora/un’ora e il sito potrebbe essere tenuto in modo migliore, ma se si passa vicino vale la pena della deviazione.

Raggiungiamo senza problemi Marrakesh al tramonto. L’area di sosta (N 31°37’25.68” W 7°59’43.224”) è la più cara (150 MAD), ma è compresa l’elettricità, offre la possibilità di scaricare cassetta WC nei bagni, le acque grigie in un tombino in mezzo al parcheggio e il carico acqua. Il costo è calcolato sulle 24 h indipendentemente dalla sosta. E’ un parcheggio condiviso con auto, ma è sorvegliato, vicino al centro e tutto sommato tranquillo, ma caldo essendo tutto al sole e cementato senza circolazione d’aria.
Arrivarci non è complicato, ma il traffico, specie di biciclette e motorini è piuttosto caotico.
Decidiamo di andare a vedere la grande piazza jemaa el fna che di sera si trasforma in un variegato caos di suoni e luci tra spettacoli di strada e ristoranti che occupano gran parte dello spazio. I prezzi sono superiori rispetto a quelli delle vie limitrofe, ma lo spettacolo ripaga.


XIV GIORNO
MARRAKESH

Giornata dedicata alla visita della città.
Marrakech è stata la capitale di un regno fiorente situato tra gli empori commerciali di Timbuktu, in Mali, e il porto di Essaouira, sulla costa atlantica del Marocco; ancor prima era un semplice accampamento di carovane.
L’arrivo del Sultano Youssef ben-Tachfine, capo della tribù berbera degli Almoravidi, nel 1062 che si stabilisce in quest’oasi, decretandola capitale del regno. Per difenderla dagli attacchi nemici, ordina la costruzione di 19 km di mura, scandite da 9 porte e difese da oltre 200 bastioni.
Dopo aver conquistato parte della Spagna, alla morte del figlio di Youssef ben-Tachfine, gli Almoravidi tracollano e nel 1147 la tribù berbera degli Almohadi si impadronisce della città e si adopera per ricostruirla a propria immagine e somiglianza. Sono loro a edificare la Moschea Koutoubia che prende il nome dai koutoubyin, i librai, che avevano le botteghe nel quartiere e vendevano libri sacri agli studenti della dottrina coranica. Oltre a essere la moschea più grande della città, la Koutoubia condivide con Piazza Jmaa el Fna il titolo di simbolo di Marrakech.
Nel 1209 agli Almohadi succedono i Merinidi sotto cui Marrakech viene detronizzata, a favore di Fez, e sprofonda in un declino destinato a durare fino al 1525, quando l’arrivo dei Saadiani la restituisce all’antico splendore.
Nel 1666 i Saadiani vengono spodestati dagli Alawiti, la stessa dinastia cui appartiene il monarca attuale, Mohammed VI, salito al trono il 30 luglio 1999.
Vediamo dall’esterno la grande Moschea di Koutoubia punto di riferimento iconico a Marrakech, è una delle moschee più antiche e imponenti del paese.
La moschea Koutoubia fu costruita nel 1150 dal califfo almohade Yaqub al-Mansur. Fu costruita sul sito di una precedente moschea che era stata distrutta da un terremoto nel 1147. La moschea era originariamente chiamata "Jama' al-Koutoubiyyin", che significa "Moschea dei librai", in quanto si trovava vicino a un mercato di libri . La moschea fu successivamente ribattezzata "Koutoubia", che deriva dalla parola araba per libraio, progettata dal famoso architetto Abu Yusuf Yaqub al-Mansur. Ha usato una combinazione unica di stili architettonici islamici e andalusi per creare una struttura bella e imponente. La moschea è costruita in arenaria rossa e ha un grande minareto alto 77 metri, decorato con intricati intagli ed è sormontato da un globo di rame e da una falce di luna.

Visitiamo le Tombe dei Saaditi (apertura 9 – 17, 100 mad) straordinario esempio della ricca storia e cultura del paese. Costruite nel XVI secolo, le tombe sono una testimonianza del potere e della grandezza della dinastia Saadiana.
Furono costruite nel XVI secolo dal sultano Ahmad al-Mansur, il terzo sovrano della dinastia Saadiana, per onorare gli antenati del sultano e furono progettate per essere una grandiosa dimostrazione del suo potere e della sua ricchezza. Le tombe si trovano nella Moschea Kasbah, costruita nel 1557 ed è una delle moschee più antiche del Marocco. Sono composte da due sezioni principali, ciascuna contenente diverse camere e decorate con intricati intagli in stucco e piastrelle colorate. Le Tombe Saadiane  sono rinomate per la loro architettura e design unici. Le pareti sono decorate con intricati intagli in stucco raffiguranti scene della mitologia e della storia islamiche. I soffitti sono rifiniti con piastrelle colorate e lampadari decorati, mentre i pavimenti sono ricoperti da intricati mosaici. L'effetto complessivo è di grandiosità e bellezza.
Vediamo dall’esterno il Palazzo El Badii ( altri 100 mad per vedere un edificio spoglio ci sembrano troppi) e raggiungiamo la vivace e colorata piazza delle spezie. Ci addentriamo nei vicoli del quartiere ebraico ( Mellah), ma essendo venerdì molti negozi sono chiusi.
Raggiungiamo e visitiamo il Palazzo El Bahia (9:00 -16,30 a 100 Mad)
Il Palazzo Bahia a Marrakech è uno straordinario esempio di architettura e design marocchino. Costruito alla fine del XIX secolo, è un vasto complesso di giardini, cortili e stanze pieni di dettagli intricati e colori vivaci. 
Il Palazzo Bahia fu costruito nel 1894 da Si Moussa, il Gran Visir del sultano Moulay Hassan I e oveva essere una lussuosa residenza per il Gran Visir e la sua famiglia. Il palazzo è stato progettato dall'architetto francese Paul Sinoir ed è stato ispirato dall'architettura tradizionale marocchina. 
Sicuramente da vedere.
Ci ributtiamo nelle strette viuzze del centro storico, mangiamo in un locale con bella terrazza e vista sui tetti della città e andiamo alla scuola coranica più importante della città:
Medersa Ben Youssef (9:00 -18:00, prezzo 50 Mad)
Madrasa Ben Youssef Marrakech è una storica scuola islamica situata nel cuore di Marrakech, in Marocco. Costruita nel XIV secolo, questa madrasa era un tempo la più grande scuola islamica del Nord Africa ed è ora patrimonio mondiale dell'UNESCO.  Marrakech, la sua architettura e la sua importanza per la città di Marrakech
Fu costruita nel XIV secolo dal sultano Marinid Abu Inan Faris. Originariamente era stata costruita come scuola religiosa per gli studi islamici, ma fungeva anche da moschea e biblioteca. La madrasa fu ampliata nel XVI secolo dal sultano Ahmad al-Mansur, che aggiunse un ampio cortile e un minareto e fu poi abbandonata nel XVIII
secolo e cadde in rovina. Nel XIX secolo fu restaurato dal sultano alawita Moulay Hassan I e riaperto come scuola islamica.
È un importante esempio di architettura marocchina. L'edificio è realizzato in arenaria rossa ed è decorato con intricati motivi geometrici e stucchi scolpiti. L'ingresso principale è un grande arco che immette in un ampio cortile circondato da due livelli di gallerie ad arco. Le gallerie sono decorate con piastrelle colorate e stucchi scolpiti e conducono alle varie aule e sale di preghiera. Anche il minareto è decorato con intricati intagli ed è sormontato da una cupola di tegole verdi.
Nei vicoli vicini, ci dicono, è in corso la festa dei colori, dove artigiani berberi arrivano a vendere i propri tessuti e abiti colorati. In effetti è un’esplosione di stoffe colorate appese e mostrano come vengono tinte in modo naturale i tessuti.
Ritorniamo alla piazza Jamea El Fnaa, cuore pulsante della città. La storia della piazza è legata alla storia di Marrakech, ed ha avuto diversi nomi nel corso dei secoli. Si è ridotta a causa dell'evoluzione urbanistica tra l'XI e il XVI secolo.
Il nome di Jamea El Fnaa compare solo nei testi storici del XVI secolo quando si parla di una moschea che doveva chiamarsi Jamea El Hna (moschea della serenità) che cadde in rovina mentre una pestilenza infuriava nel paese. L'umorismo popolare trasformò il nome della Moschea della Serenità nella Moschea dell'Annientamento. Nel XVI secolo, piazza Jamea El Fnaa ospitava il servizio doganale per i mercanti cristiani europei, quindi svolgeva il ruolo di centro commerciale e di scambio tra Europa e Africa. Fu solo nel XVII secolo che iniziò l'animazione sulla piazza.
Nel corso dell'Ottocento la piazza era riservata ai parchi animali e alle corse dei cavalli in occasione delle feste. Era anche un luogo di ritrovo per l'esercito e uno spazio in cui venivano giustiziati i ribelli.
L'aspetto attuale della piazza risale all'inizio del XX secolo con la costruzione degli edifici delle poste, della Banca del Marocco e degli stabilimenti amministrativi. Piazza Jamea El Fnaa fa parte dei 18 spazi culturali e forme di espressione proclamati dall'UNESCO come Capolavori del Patrimonio Orale e Immateriale dell'Umanità dal 18 maggio 2001.
Di giorno la Piazza è completamente diversa, non esiste traccia dei ristoranti notturni e l’ampio spazio vuoto è occupato da venditori e spettacoli di strada tra cui gli incantatori di serpenti ( non ci credevamo ma esistono davvero).
E’ metà pomeriggio e all’improvviso la piazza si anima di un fervente lavoro, dai magazzini accanto vengono portate le strutture per montare i ristoranti che avevamo visto in serata e in breve tempo la piazza cambia aspetto sotto i nostri occhi. La velocità con la quale vengono riallestite le strutture è uno spettacolo da non mancare.
Marrakesh avrebbe ancora altro da vedere, ma il tempo è tiranno e decidiamo di ripartire in direzione dell’oceano verso Essaouira fermandoci per la notte in un campeggio lungo la strada (Camping des Oliviers, 130 Mad elettricità e docce calde comprese).
Prima di arrivare riusciamo a prendere l’unica multa del nostro viaggio. Lungo una strada a doppia corsia, appena fuori del centro abitato e in leggera discesa non mi accorgo di superare i 60 km/h indicati e vengo fermato dall’onnipresente pattuglia munita di laser ( velocità rilevata 68 km/H 100 mad di multa).

XV GIORNO
ESSAOUIRA - OUALIDIA

Essaouira non è una città amica dei camper, troviamo le prime, ed uniche, limitazioni per V.R. lungo le strade che portano al centro. Parcheggiamo vicino alla spiaggia, al termine della strada con la quale entriamo in città, N8, giriamo a sinistra alla rotonda e subito dopo sulla destra troviamo questo grande P gratuito e senza divieti. Almeno di giorno, nessun problema.
Andiamo sulla spiaggia dove alcuni dromedari attendono clienti per una passeggiata in riva al mare e ci spostiamo verso il porto bagnandoci i piedi nell’Oceano. La spiaggia è ampia, con numerosi surfisti e qualche bagnante (la temperatura è piacevole, ma non troppo calda da spingerci a bagnarci oltre).
L'UNESCO ha inserito la medina di Essaouira nella lista del Patrimonio Culturale dell'Umanità dal dicembre 2001.
Caratterizzata dai colori bianco e azzurro degli edifici si discosta non poco dalle altre città del Marocco. La sua grande spiaggia è costantemente spazzata dal vento quindi è anche un ottima meta per gli amanti del windsurf.
La medina di Essaouira, precedentemente nota come Mogador (nome derivato dalla parola fenicia Migdol che significa "piccola fortezza"), è un eccezionale esempio di città fortificata della metà del XVIII secolo, circondata da un muro in stile Vauban. Costruita in Nord Africa secondo i principi dell'architettura militare europea dell'epoca, in perfetta associazione con i precetti dell'architettura e dell'urbanistica arabo-musulmana, svolse per secoli il ruolo di porto di grande snodo commerciale internazionale che collegava il Marocco all'Africa sahariana e all'Europa e al resto del mondo. La città offre anche l'esempio di un centro multiculturale come testimonia la convivenza, fin dalla sua concezione, di diverse etnie come Amazigh, Arabi, Africani ed Europei e multiconfessionale (musulmani, cristiani ed ebrei). La sua fondazione relativamente tarda rispetto alle altre medine del Nord Africa fu opera del sultano alawita Sidi Mohamed Ben Abdallah (1757-1790) che volle fare di questa piccola città sull'Atlantico un porto reale e una capitale del commercio marocchino con il esterno. A lungo conosciuta come il porto di Timbuktu, Essaouira divenne uno dei fulcri del commercio atlantico tra l'Africa e l'Europa alla fine del XVIII secolo e durante il XIX secolo. 
Iniziamo la nostra visita dal vivace porto pieno di barche da pesca tutte di colore blu e con bancarelle che vendono pesce, attraversiamo le mura e ci buttiamo nel bianco centro storico e sui bastioni.
La cittadina è turistica, vivace e carina da visitare, sicuramente diversa da tutte quelle visitate finora in Marocco e di aspetto più europeo.
Nel pomeriggio, costeggiando la costa, ci spostiamo a Oualidia e alla sua laguna. Ignoriamo il campeggio poco prima del centro abitato, panoramico, ma più lontano dal mare, e andiamo ad un P in pieno centro (N 32°43'54.9588” O 9°2'38.9796”) custodito per 50 mad a notte. Esistono dei bagni e probabilmente anche la possibilità di caricare acqua e scaricare, ma non ne abbiamo bisogno.
Un po' rumoroso la sera, è sabato e ci sono le giostre, ma poi calmo fino al mattino. Comodissimo per il mare tra la laguna e le spiagge.
Oualidia è una località di soggiorno marino, con numerose case in affitto.
Facciamo un giro in spiaggia per goderci il tramonto.

XVI GIORNO
OUALIDIA – MRIZIKA

Un bel sole ci accoglie al mattino e ci dirigiamo alla laguna che, con la bassa mare, lascia ampie zone libere dalle acque e numerosi uccelli acquatici che cercano cibo nei piccoli stagni formatosi, tra cui una numerosa colonia di cicogne.
Alcune barche permettono di esplorare la costa.
Attraversiamo la laguna abbastanza velocemente perché l’alta marea sta salendo rapidamente . Passiamo buona parte della giornata tra la laguna e la spiaggia sul mare aperto. E’ domenica e numerose famiglie si godono la bella giornata festiva al mare.
Ci trasferiamo verso nord e ci fermiamo poco prima di El Jadida, al Camping Dune di Mrizika (N 32°57’0.324” W 8°46’47.0388”). Si tratta di un campeggio famigliare con bagni e docce pulite, al prezzo di 50 mad (senza elettricità), colazione compresa. Non ci sono segnalazioni sulla strada, prendiamo una sterrata in direzione del mare e, mentre stiamo cercando di capire dov’è il campeggio incontriamo 2 ragazzini che, in bicicletta, ci accolgono e ci portano al campeggio.
5 minuti a piedi e si è al mare, bella la spiaggia con alte dune alle spalle, peccato che la pulizia lasci un po' a desiderare, comunque ci godiamo le ultime ore del giorno ed il tramonto. Subito sotto le dune c’è un altro campeggio, con spazi un po' più ristretti, ma con una zona relax nella pineta.
Alla sera ci gustiamo un’ottimo tajine di polpo al ristorante del campeggio.

XVII GIORNO
OUALIDIA – EL JADIDA – RABAT

Dopo una mattinata al mare ci trasferiamo nella vicina El Jadida dove parcheggiamo gratuitamente lungo le mura (N 33°15’28.6668” W 8°30’10.4724”), con postazione stabile della polizia e ci addentriamo nella cittadella portoghese cinta da mura. Complice la chiusura fino a data da destinarsi dell’attrazione principale (la Cisterna Portoghese), il centro ci delude molto. Non troviamo la tanto decantata città portoghese e il centro storico versa in condizioni abbastanza degradate.
Una visita evitabile.
In compenso facciamo buoni acquisti a buon prezzo di prodotti locali nel souk cittadino.
Bello invece il nuovo lungomare nella zona nuova.
Lungo trasferimento in autostrada verso la capitale.
L’autostrada si paga in contanti ai caselli in stile francese, Una stazione ogni tanto.
Varie persone attraversano o camminano lungo l’autostrada, animali brucano dietro i guardrail.
Raggiungiamo in serata Rabat e parcheggiamo in riva al fiume, in pieno centro a 5 mad l’ora, custodito. Rumoroso fino a mezzanotte, poi più tranquillo.

XVIII GIORNO
RABAT – ASSILAH

La capitale Rabat si presenta come una città ordinata, pulita e ben tenuta, sicuramente un buon biglietto da visita.
Visitiamo subito la Kasbah des Oudayas, situata in posizione panoramica e strategica su un promontorio dominante il mare e l’accesso al fiume, di fronte alla città di Salè, è ancora circondata da mura e ben conservata.
Attraversiamo la medina e ci spostiamo allo scenografico Mausoleo di Mohammed V, tomba dei reali del Marocco dagli anni ‘60. Nello stesso complesso si vedono i resti di una grande moschea incompiuta (interrotta nel 1199) di cui rimangono la Torre Hassan (minareto) e resti di 200 colonne di quella che avrebbe dovuto essere la moschea più grande del mondo.
Il luogo è suggestivo e da non mancare, ingresso gratuito.
Se avete ancora voglia di girare potete andare al Palazzo Reale.
Attraversando la zona più moderna con vari edifici governativi e musei, e dopo aver costeggiato la grande Moschea Assounna (non visitabile, ma dal bel minareto), si costeggiano le mura del grande complesso del Palazzo Reale.
Chiediamo dove entrare e, dopo il controllo dei passaporti, ci danno libero accesso a quella che è una città nella città.
Superiamo la moschea privata e, raggiungiamo il Palazzo, da cui ci tengono ad una certa distanza. Quello che si vede non è granché, ma la grandezza dell’area riservata è impressionante.
Rabat è sicuramente una meta da inserire in una visita in Marocco.
Abbandoniamo la capitale e proseguiamo verso nord fino ad Assilah e ci fermiamo al Camping Assada (80 mad senza elettricità, docce calde comprese).
Il campeggio è sulla strada principale, comodo per visitare la cittadina, ma le piazzole sono strette e il posto abbastanza affollato. Va bene comunque per una notte.

XIX GIORNO
ASSILAH – TANGERI – SPAGNA

Dedichiamo la mattinata alla visita della affascinante cittadina. Di fondazione fenicia, Assilah ha conosciuto varie trasformazioni fino ad essere un importante porto portoghese, di cui rimangono le mura, e dal centro con grandi influenze andaluse.
E’ piacevole girovagare tra le case bianche, murales e porte colorate, tra i luoghi più belli visti in Marocco.
Ultima tappa in terra africana.
Tangeri
Troviamo un buon parcheggio (N 35°47’20.76” W 5°49’18.0012”), custodito (almeno di giorno) e, probabilmente buon anche per la notte, vicino al centro.
Tangeri evoca, insieme a Casablanca, un passato esotico e misterioso fatto di traffici più o meno illeciti e spie (specie durante la seconda guerra mondiale).
Si notano le influenze europee sia nell’architettura, sia tra le persone.
E’ una città moderna, giovane e vivace con un bel centro storico e posta panoramicamente sullo stretto di Gibilterra.
La costruzione del grande porto commerciale di Tangeri Med ha poi allontanato tutto il traffico commerciale rendendola più vivibile.
Un buon posto dove terminare il viaggio e congedarci dal Marocco.
Paghiamo 20 mad al custode ( l’offerta era libera, ma ci liberiamo delle monete) e, dopo aver attraversato il centro congesto di traffico, raggiungiamo velocemente il porto.
Ci fermiamo all’ufficio della compagnia navale per il check in e, dopo veloci controlli
( scanner al veicolo e passaggio di cani antidroga), riusciamo a prendere il traghetto delle 19,30 per la Spagna.
Tra ritardi, controlli e aggiustamento dell’ora (1 in più del Marocco), sbarchiamo che ormai sono le 23:00 e torniamo a dormire nel parcheggio utilizzato prima dell’imbarco.

XX GIORNO
ALGECIRAS - VILAFAMES

Lungo viaggio di trasferimento.
Per la notte sostiamo nell’area di sosta di Vilafames (N 40°7’7.158” W 0°2’56.868”)
Il costo è di 13 € per camper e 2 persone + 5€ per l’elettricità, docce calde gratuiti, servizi igienici puliti, lavandino e possibilità di lavatrice.
Unico neo, l’obbligo di lasciare l’area entro le 12:00.

XXI GIORNO
VILAFAMES – PENISCOLA – FRANCIA

Sotto una lieve, ma fastidiosa, pioggerellina parcheggiamo poco fuori dall’area di sosta (non sapendo se saremmo tornati per le 12:00) e ci avviamo verso il centro storico di Vilafames, distante circa 1 km (centro storico in pendenza e con gradini).
Il centro storico di origine musulmana è piacevole, caratterizzato da edifici in pietra rossa, i resti di un castello in cima alla collina con una torre circolare ben conservata e piacevoli vicoli e piazzette da esplorare.
Originale la Roca Grossa:, un’impressionante formazione geologica, situata nel centro del villaggio,
Ultima tappa del nostro viaggio
Peñ​iscola
Parcheggiamo nel P gratuito accanto all’area di sosta (40.378620, 0.406620), a circa un km dal centro: 8 €/24 h.
Arroccato su un promontorio in riva al mare, Peniscola ha una lunga storia essendo stata fenicia, greca, cartaginese e romana.
Il papa avignonese Benedetto XIII visse a Peñíscola per sei anni, costruendo il castello e, per un breve periodo, fu il terzo Papa al potere (dopo quello di Roma e di Avignone rifiutando di essere stato deposto).
Costeggiamo parte del lungomare con sculture fantastiche e ci avviamo ad esplorare il pittoresco borgo caratterizzato dalle tipiche case bianche.
Colpisce, nel centro storico, oltre ai bei panorami, una casa con i muri coperti di conchiglie (casa de las conchas).
La Casa de las Conchas è il lavoro di una famiglia di Peñíscola che si dedicò a investire parte del denaro guadagnato durante il loro lavoro come guide turistiche negli anni '60 e '70. La famiglia composta da Timoteo, Justa e i loro tre figli, Agustín, Gloria e Joaquín stavano attraversando difficoltà economiche, finché non iniziò l'arrivo dei turisti a Peñíscola, così Justa si offrì come guida turistica per il centro storico.Ben presto ottennero una buona somma di denaro con cui vivere e iniziarono a costruire quella che oggi è conosciuta come Casa de las Conchas o Casa de les Pexines, in valenciano. Dopo aver costruito la casa, e per rendere omaggio al mare che Justa amava tanto, decisero di rompere con le tradizionali imbiancature e iniziarono a posizionare le conchiglie sul muro della casa.
Hanno scambiato questi gusci con tabacco, che hanno offerto ai pescatori e presto sono riusciti a ricoprire l'intera facciata con questa decorazione.
Da vedere anche il Castillo Palacio de Peñiscola / Castillo del Papa Luna, arroccato su una montagna rocciosa alta 64 metri e offre una vista incredibile. Papa Benedetto XIII (Papa Luna) lo fece diventare la sua residenza papale nel 1411.
Bello anche il vicino Faro,la cu costruzione risale al 1892 ed è uno dei luoghi più caratteristici di Peñiscola.
Ultima curiosità il Bufador, si tratta di un’insenatura con uno sfiato, visibile (e udibile) quando c’è il mare mosso. Noi siamo fortunati e riusciamo a vederlo con ampi sbuffi d’acqua che ricordano quelli di una balena.

Dopo un gelato in riva al mare ci avviamo verso casa facendo sosta notturna in Francia e arrivando a casa il pomeriggio successivo.