Statistiche web Le mie impressioni sul Nemrut Dagi

Le mie impressioni sul Nemrut Dagi

Durata: 01/10/2019 - 22/10/2019 (21 gg.)

Equipaggio: Non specificato

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Pubblicazione: 28/10/2019

Il Nemrut Dagi
Da lontano sembrava un piccolo cono un po' più alto delle montagne circostanti, niente di impressionante, ma ero ancora a circa 70 km dalla meta.
Una strada ottima da percorrere, sempre ben asfaltata e con 4 corsie, ma ad un certo punto devo trovare la deviazione, vedo quasi per caso il primo cartello che indica la montagna sacra: il Nemrut Dagi (il monte Nemrut si trova tra Urfa e Malatya, nella Turchia orientale, nel Kurdistan Turco).
Ero sulla strada giusta!

Qualche villaggio ogni tanto, poi ci si immerge dentro a profonde vallate, quasi senza alberi, dopo ogni curva, altre curve e poi altre ancora, sembrava non finissero mai.
Ogni tanto un piccolo villaggio fatto di case ad un piano, fatte di fango e paglia, con vicino la catasta di escrementi di mucca essiccata. Quella è la loro legna da ardere, visto che non ci sono alberi.
Ogni tanto trovo una deviazione, il navigatore segnala di andare a destra, ma il cartello dice a sinistra, scelgo il cartello e la strada sale sempre di più, sempre più stretta, non è più asfaltata, ma sembra fatta come il pavé. Non si vede né una casa, né un cartello, mentre il navigatore insiste e mi intima di tornare indietro; che faccio? Dei miei compagni di viaggio neanche l'ombra. Chissà dove sono! 
Poi mi ricordo che sono nel Kurdistan Turco e per ora devo cavarmela da solo.
I miei compagni di viaggio li ho persi di vista già da 400 km ormai, forse sono già passati oppure passeranno più tardi, sempre che la strada sia quella giusta!
Non ho modo di comunicare.

Intanto, mi fermo per fare il punto e decidere cosa fare.
In lontananza scende un vecchio camioncino, che proviene chissà da dove, mi passa vicino e lo fermo, chiedo informazioni in qualche modo, io non so il turco, ma li parlano il curdo e quindi non esiste il problema.
Non ho la minima idea se loro hanno capito dove volevo andare, ma la cosa era reciproca, anche io non ho capito niente di quello che mi hanno indicato! Quindi, ho dedotto che ero sulla strada giusta e decido lo stesso di proseguire, la strada è sempre più malmessa e confido che da qualche parte porterà. Non ci sono frontiere nelle vicinanze. Al massimo tornerò indietro. Il problema è che si sta facendo buio.
Dopo svariati km in mezzo al nulla, in una vallata, ecco finalmente il mio punto di ritrovo, l'Hotel Euphrate, ancora in parte in costruzione, ma con la piscina funzionante.
Parcheggio il mio mezzo e constato che sono il primo cliente della giornata, gli altri arriveranno dopo. Almeno lo spero!

C'era una volta un sovrano, qualche migliaio di anni fa, il suo nome era Antioco II, Re di Commagene,
Il suo regno, posto in mezzo tra l'Impero Persiano ad est e quello Romano ad ovest, dominava questa regione fatta di montagne e colline rocciose, aride e desolate, dove il vento dalla vicina Mesopotamia portava profumi di incenso. Una terra in cui il tempo non aveva ancora cancellato il ricordo del superbo Impero Persiano.
Durante il suo regno, realizzò, con il lavoro di migliaia di schiavi, un'opera che gli valse il privilegio di non essere dimenticato durante il trascorrere dei millenni. Infatti, fece erigere sulla cima della montagna più alta, un magnifico hierothesium (ierotesione= mausoleo reale), in cui poter essere seppellito circondato da statue degli Dei che più amava: Apollo, Mithra, Ahura Mazda e Zeus, in modo di essere accettato nel loro Olimpo per sempre.


Protetto dall'UNESCO come Patrimonio dell'Umanità, il Nemrut Dagi è ancora oggi un sito sacro ed è il luogo più famoso e conosciuto della Turchia.

La sveglia suona alle 4:00 di mattina, per me una cosa quasi inconcepibile, ma mi rassegno.
Alle 4:30 partiamo inesorabilmente. Non si può ritardare, pena la lapidazione sul posto da parte dei miei compagni di viaggio!
Ci caricano su dei pulmini e nel buio più totale si parte, dopo una quindicina di chilometri di curve e scossoni si arriva su una stazione modernissima, illuminata cosi bene che sembra un disco volante.
Ci sono i bagni, un bar, dei negozi di souvenir e la cassa per i biglietti.
Esco fuori, mi guardo attorno ma con il buio non si vede ancora niente. Comincio a pensare: "ma chi me lo ha fatto fare?"
Comunque, dopo un po' si parte con un'altro pulmino più piccolo per altri 3-4 km, su una strada ripidissima, ci passa solo un pulmino alla volta, per cui penso sia sempre lo stesso che fa la spola avanti e indietro.
Arriviamo all'ultima stazione che è ancora buio.
Credevo di essere arrivato, invece no! Mancano ancora 5-600 metri da fare a piedi su un sentiero molto ripido e pietroso.
Io in quei momenti ho maledetto tutti gli dei che conosco e ho pensato anche di fermarmi e morire lì.
Per chi non lo sapesse, io in montagna mi devo portare una zavorra di più di 110 kg, e percorrere quella salita senza avere bevuto nemmeno un caffè per me è stato un calvario!
Ho con me un po' d'acqua, ma mi manca l'ossigeno e poi c'era quel maledetto vento forte, quasi caldo, che veniva in senso contrario. Purtroppo non si può tardare!
Il sole sorge quando sorge sulla Mesopotamia, non aspetta nessuno.
Quindi, maledicendo tutto e tutti, continuo a salire lo stesso.

Attorno a me un silenzio quasi irreale, ogni tanto qualcuno mi supera e mi sembra di sentire sottovoce delle bestemmie di chi non aveva ormai più fiato per parlare.
Non ero l'unico messo male e questo mi dava la forza per continuare.
Finalmente arrivo sulla cima, l'alba è imminente. Pensavo di essere solo o quasi lassù, invece c'è tanta gente, tutti appostati con apparati fotografici per immortalare il sorgere del sole.
Non so di preciso a che altitudine mi trovassi, comunque molto al di sopra dei 2000 metri!
Il cielo è terso e trasparente, il vento dà un po' fastidio. Alle spalle dei giganti inquietanti che, sebbene siano lì fermi da migliaia di anni, possono anche crollare in qualsiasi momento.
Quindi, trovato un posticino seduto al riparo dal vento, aspetto con pazienza che lo spettacolo inizi.
Alcune urla e degli applausi partono nel momento in cui il sole spunta all'orizzonte, ma non capisco a chi sia indirizzato
 l'applauso.

La parte dove sono situati i Giganti di Pietra si trova a est della cima, che non è naturale ma fatta da milioni di schegge prodotte dalla costruzione delle statue.
Chissà quanti anni hanno lavorato e quanti schiavi sono morti per costruire tutto ciò!
Poi, scopro che gli stessi giganti ci sono anche nella parte rivolta a Nord, ad Ovest e a Sud. Un lavoro immane!
Dopo migliaia di anni, alcune teste sono cadute di sotto, a causa di terremoti e del trascorrere del tempo, ma il posto è veramente impressionante e
i brividi.

Con il passare dei minuti, il sole sale e comincia a disegnare le centinaia di colline e rocce circostanti alla montagna.
Allora, e solo allora, ci si accorge di essere in un posto privilegiato.
Sembra di dominare il mondo da lassù.
Ci si rende conto che le piccole colline che si vedono da 70 km di distanza, sono in realtà un'imponente catena di montagne.
La bellezza del luogo, l'imponenza delle statue e la loro storia, il panorama mozzafiato sulla Siria e sull'Iraq da una parte e la Turchia dall'altra, mi fanno venire le lacrime agli occhi... e non per colpa del vento.

La discesa si rivela molto più facile.
Con ancora davanti agli occhi la maestosità della cima del Nemrut Dagi, se ne va anche la stanchezza.
Una ricca colazione mi aspetta giù, molto, ma molto più in basso.

Walter