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Scandinavia 2017

Scandinavia "naturalistica" quest'anno, tra laghetti svedesi e norvegesi, tra fiori, boschi e cime innevate

Pubblicato da la piera il 07/05/18

Svezia: Gullspang, Lesjofors/Tjfors, Lokne, Arkansund, Goteborg, - Norvegia: Tarnaby, Mo i Rana, Hattifjeld, Bronnoysund, Horn, Bronnoy, Berg, Vennesund, Holm, Namsos, Spillum, Osen, Trondheim, Bergsoysundbrua, Haholmen, Molde, Sunndalsora, Koppang, Morokulien - Danimarca: Frederikshawn, Skagen, Grenen, Rubjerg, Thorsminde, Fjand, Ribe
Periodo viaggio 12/06/17 il 26/08/17

Scandinavia 2017
 
Sarà un viaggio diverso dai precedenti. Noi, di norma, solitari per scelta, quest’anno viaggeremo in compagnia già dai primi giorni, incontrando forse via via altri amici, come da mail e telefonate intercorse.

Lunedì 12 giugno: partiamo in un pomeriggio assolato. Durante il viaggio chiamo il mio gestore telefonico, la 3, per chiarimenti sul roaming europeo abolito, di cui molto si parla. Me lo confermano ma, mio malgrado, per ora risulta esclusa la Norvegia (in effetti, per quanto ne so, è solo partner commerciale della UE).
Notte tranquilla a Nesselwang, dopo 396 km.

Martedì 13 giugno: traffico tedesco fluido ma costante. Mangiamo ad Ansbach, ma non ci fermiamo. Faccio la spesa in un grosso supermarket ricco di prodotti “Aia”, cose di casa mia, in bella mostra. Ci superano ben 60 motociclisti, una sequela infinita. Per la notte scoviamo una minuscola AA a Homberg (Efze), sulla strada verso Gottinga, giusto un piccolo riquadro asfaltato per pochi camper, con colonnina servizi – 1 E/80 litri di acqua – e, stranamente, 220 gratis. Ci arriviamo, addentrandoci in una stradina, con l’aiuto spontaneo di un ragazzo in macchina, che ci fa segno di seguirlo.
Km 506.

Mercoledì 14 giugno. Ci fermiamo ad Heiligenhafen, al negozio Baltik Koln, per gli ultimi acquisti di materiale da pesca e ricarica del salvagente poi, sul traghetto da Puttgarden verso Rodby, Danimarca, una piccola botta di fortuna: questo ferry è scoperto e noi siamo i primi della fila. Ci godiamo la minicrociera da un posto di favore restando sul nostro camper, con buona pace del Beagle che non gradisce molto dover essere lasciato a bordo da solo, come avviene di solito.
Viene al nostro finestrino un signore di Latina, felice di trovare connazionali. E’ diretto in Norvegia e quindi abbiamo modo di parlare, scambiandoci informazioni e numeri di telefono.
Nel pomeriggio ci ritroviamo ancora insieme nella sempre accogliente AA di Faro. Oggi km 568.

Giovedì 15 giugno, a Gullspang, in Svezia, raggiungiamo i nostri amici tedeschi, con due giorni di anticipo sul programma, dopo 616 km.
Forse abbiamo un’aria rassicurante (nonostante il disegno marocchino sul cofano, che in Francia ci fruttava controlli di polizia): in Danimarca i poliziotti ci hanno fatto solo un rapido cenno di proseguire, sorridendo. In Svezia il controllo si è limitato ad una rapida apertura e chiusura dei nostri documenti.

Venerdì 16 giugno seguiamo il nostro apripista tedesco che ci fa entrare, dopo 145 km, in una introvabile piazzola a bordo lago in zona Lesjofors/Tjfors. Sempre per sentieri ci accompagna a fare la licenza di pesca. Un po’ troppo fiduciosamente la fanno per una settimana. Primo giorno di pioggia intermittente.

Sabato 17 giugno. Ci raggiungono gli amici francesi (lui italiano francesizzato, lei svizzera di Losanna), molto simpatici, conosciuti due anni fa a Hitra. Ci lasceranno lunedì per salire molto più a nord di noi, per poi forse ritrovarci quando dovremmo incontrare altri amici tedeschi e italiani. Con grande gioia dei nostri tedeschi arriva anche una loro vecchia conoscenza, un bizzarro bavarese, con macchina, roulotte, bicicletta, canoa e una montagna di dolci e specialità preparate dalla moglie, rimasta a casa per…bagnare i fiori.
Si presenta con una torta, mangiamo in compagnia e per la buonanotte fa il giro con le braccia piene di birra, regalandocene una a testa.
Il francese, esperto pescatore, fa una lunga lezione di pesca alla mosca, molto gradita da tutti. E’ un caos di lingue: tedesco, francese, inglese, italiano, parlate tutte male, ma con grandi risate.

Domenica 18 giugno. Io seguo la messa in TV, la francese e la tedesca cercano di capirsi, il bavarese pesca dalla canoa, i nostri vanno in tre con la barchetta dei nostri amici.
Noi, italiani, a mezzodì siamo sempre pastasciuttari. I nostri amici fanno una gran prima colazione di buon mattino, e a ora di pranzo fanno sempre solo un piccolo spuntino.
Oggi però preparo, a sorpresa, un bel po’ di tagliatelle al mio ragù di carne e mi basta fare  un piccolo cenno: il mio tedesco e il bavarese in men che non si dica sono già  accomodati su da noi. Ad ogni boccone il bavarese mi sorride, con la bocca nascosta da due folti favoriti ormai bianchi, e mi dice le uniche due parole di italiano che sa: "Molto grazie, Pierra!"
Poi escono ancora in barca.
E’ un ritorno trionfale per il mio pescatore: ha tirato su un enorme luccio, 7 kg x m. 1,10. Gran festa, grandi brindisi col nostro Ripasso della Valpolicella, foto e applausi di rito.
Il francese dirige la cottura del grosso bestione, tagliato in pezzi e suddiviso in varie pentole. Ce lo fa bollire in acqua salata, con limone e aromi, per tre minuti tre, lasciandolo poi freddare nella sua acqua.
Uniamo tutte le tavole, puliamo il luccio, tanta roba. Il bavarese porta una salsa buonissima ai “zucchini”, come dice lui (aglio, zucchine “gialle”, carote, mezza testa di sedano, panna, dado vegetale, sale e pepe, macinare il tutto, ottima). Isabelle porta una specie di salsa verde, saporita. Porta anche del pesce messo sotto olio da lei in Marocco, nome impronunciabile. Io preparo una gran polenta, apprezzatissima.
Dopo una lauta cena, il bavarese porta altro dolce, ognuno mette del  vino, ma il nostro, Ripasso Valpolicella, è preferito da tutti. Isabelle porta un gelato di frutta fatto da lei, lo chiama sorbetto. Caffè, mio, per tutti. Ennesima torta del bavarese per chiudere la serata.

Lunedì 19 giugno. A turno partiamo tutti.
A Filipstad ci riforniamo di acqua. Il bavarese, diretto a Koppang per la pesca alla mosca, ci raggiunge e fa il solito cinema: vuole rifornirci lui, con una canna di sua invenzione, gran caos e risate.
Ci risalutiamo, ancora un po’ di "Molto grazie, Pierra!" e se ne va.
Lungo la strada, scorgiamo Isabelle che dal finestrino ci fa gran cenni di saluto.
Proviamo a fermarci dopo Sveg ma la Licenza di pesca è troppo costosa, il posto non ci piace. Miliardi di moscerini. Dopo esserci inoltrati per 5/6 km su una impossibile strada sterrata, decidiamo di proseguire. Dopo 466 km ci fermiamo per la notte in un fiorito, solitario, parcheggio nel verde, a Lokne, di fronte a una bella chiesa bianca. Da un giro nel bosco con i rispettivi cani, i nostri uomini tornano con un gran mazzo di mughetti.
Per arrivare qui abbiamo attraversato numerose stazioni sciistiche.

Martedì 20 giugno. Oggi siamo entrati nella Lapponia svedese. Percorsi in tutto  456 km. Raggiungiamo Storuman e , dopo aver comprato la licenza di pesca presso una stazione di servizio, ci accampiamo in un verde prato bordo lago, ad Arkansund, in una area per pescatori, raggiunta dopo uno stretto sterrato, completa di due rustiche toilette, un lungo sedile in legno con buco per “scarico” a caduta e carta igienica. Sulla porta c’è il caratteristico cuore intagliato, come hanno tutti i WC pubblici svedesi. C’è anche il tradizionale capanno lappone con camino centrale e panche laterali e un po’ ovunque il rituale cerchio in legno per sedersi intorno al fuoco.
Il lago è alimentato da un fiume con piccole cascatine sulle rocce. C’è un riparo per tronchi da usare per fare fuoco e un ceppo per appoggiare la legna da tagliare: la Svezia ha  molto rispetto e attenzione per i pescatori e per i turisti in genere.
Qui girano parecchie alci: sul terreno ci sono numerosi segni “organici”, simili ad ovetti marroncino.
Seguono alcuni giorni tranquilli, i nostri pescatori sembrano specializzati, tra l’altro, nella pesca al temolo (thyimallus thymallus).

Domenica 25 giugno: ultimo giorno qui, oggi pioggia fastidiosa e freddo. Nel capanno accendiamo un bel fuoco e appendiamo i pesci per affumicarli prima di grigliarli: mangiamo poi tutti insieme su da noi. Le nostre riserve vinicole (e abusive, data la rigida regolamentazione scandinava su bevande alcoliche – sarebbero 3 litri di alcool, quale che sia, a testa!), subiscono un calo vertiginoso.
Sono ancora ad asciugare i vestiti indossati l’altro giorno dal mio pescatore: per una manovra sbagliata con la barca ha fatto un estemporaneo e divertente, per noi da riva, tuffo nel lago.

Lunedì 26 giugno. Oggi si entra in Norvegia. Ancora in Svezia ci fermeremo da un veterinario per somministrare ufficialmente al Beagle il prescritto “praziquantel” contro l’echinococco (deve ingerire le pastiglie da 24 a 120 ore prima di varcare il confine).
Per strada ci sono delle renne, fiutate da incredibile distanza dal nostro Beagle, che per tempo si agita eccitatissimo, abbaiando poi furiosamente quando siamo in loro prossimità.
Anche noi ce ne accorgiamo in anticipo: se vediamo un’auto o un camper che rallenta e poi si ferma, è segno che qualche renna sta attraversando pacificamente la strada.
Ci fermiamo in una specie di piccolo capannone, con una pretenziosa insegna di, tradotta, Clinica Veterinaria: un tedesco, qui residente, ci dice che la dottoressa è in ferie ma può fare lui. Io ho già le tre pastiglie, ho la ciccia per incartarle e imbrogliare il Beagle, cosa complicata perché sarà testardo ma non tonto, e pago brevi mano 150 Sek. Lui fornisce la compressa per il cagnolino del nostro tedesco, chiedendogli 230 Sek, ma niente ricevute...anche qui.
Proseguiamo con un tempo uggioso.
A Tarnaby, celebrata stazione sciistica, composta da due case forse tre, un campeggio, una chiesa, una scalcagnata Coop, con parecchi addetti ma scarsa di pane, verdure da piangere, facciamo rifornimento di acqua da un gentile rivenditore di materiale da pesca.
Non ci fermiamo nella piccola Rastplass – area di riposo – posta esattamente sul confine, ma proseguiamo, entrando in Norvegia. Il nostro “capitano” ci fa entrare in un quasi invisibile e dissestato sentiero, alla fine del quale c’è spazio e un azzurro lago attorniato da montagne ancora tutte innevate. Aria fredda, pungente, nonostante il sole.
L’acqua è limpida, pulita. Qui sono proibite le imbarcazioni a motore. Bel contrasto di colori, lago azzurro come il cielo, foresta verde intorno, monti bianchi di neve.
Mi incuriosiscono i numerosi  piccoli “focolari”, un cerchio di sassi, uno qua, uno appena un po’ più in là, non solo nella radura ma anche in mezzo agli alberi: qui ognuno si fa il suo fuocherello, tagliandosi la legna che gli serve, in piena libertà. I norvegesi non temono gli incendi, nonostante l’erba secca necessaria per far partire la fiamma.
Ci sistemiamo in favore di antenna, prevedendo di restare qualche giorno.
Il lago rende vari “salvelinus alpinus”, trote nordiche, dalle carni molto rosse.
Per arrivare abbiamo percorso 177 km.

Venerdì 30 giugno. Abbiamo avuto bellissimi giorni e notti assolate, trascorse in allegra compagnia, con pranzi comuni improvvisati ma sempre graditi, un simpatico misto di cucina italiana e tedesca.
Anche oggi abbiamo chiacchierato un po’ col bizzarro norvegese che arriva al mattino e riparte nel pomeriggio. Estrae una barchetta in legno, da un carrello, ci mette su un normale sdraio a righe e se ne sta  per ore, nel sole,  sul lago, con una canna da pesca e un libro. E’ tornato da poco da Bologna e Firenze e mi ha orgogliosamente mostrato foto fatte in Piazza della Signoria. Ha gradito che io conoscessi scrittori norvegesi, come Jo Nesbo, e svedesi, come Mankell.
Ora è sera, stiamo sbaraccando. Domattina ci spostiamo in un laghetto un po’ più avanti. Da programma del nostro “capitano” lunedì saremo a Mo i Rana, dove faremo spesa e riempiremo la bombola di propano.

Sabato 1 luglio.  Dopo circa 7 km ci accampiamo sulla riva dell’ennesimo lago. Il sole splende. Trote, sia nel lago grande, sia nel piccolo “ramo” al di là della strada.

Lunedì  3 luglio. Sosta a Mo i Rana, rifornimento diesel e gas propano, ricerca, inutile, di un tipo speciale di carburante per il generatore dei nostri amici, svuotamento acque varie e ci dirigiamo verso sud/est, lasciando la E6 per strade 806, 331, 29, passando da Bleikvassli.
Il nostro amico non si ferma  sulle rive del grande lago Rossvatnet ma conosce tutta la miriade dei piccoli, a volte piccolissimi,  specchi d’acqua che costellano l’interno Svezia e Norvegia. Avranno anche un nome, immagino, ma non c’è nessun cartello e sulle cartine a volte neanche sono segnati.
Ci sarebbe una moderna AA, completa di servizi, lungo la strada ma lui ci porta verso uno scosceso sentiero, molto accidentato, e ci accampiamo per la notte sulla riva di una “pozzanghera”, niente pesca, grossi sassi anche sul pianoro. Mentre facciamo manovra, su una roccia lasciamo un piccolo segno del nostro passaggio. Niente di rotto, per fortuna. Oggi 117 km.

Martedi 4 luglio. Ad Hattifjeld  facciamo “spesa” di cartine, mappe, ricettari, e consigli del gentilissimo addetto dell’ufficio turistico. Ci sono suppellettili antiche, lavori a maglia, prodotti locali. Proseguiamo poi su strada 291, 73, 294 , non sempre in buone condizioni ma per fortuna sempre deserte. Dopo un improponibile sentiero cerchiamo di sistemarci al meglio presso un lago minuscolo. Oggi, in totale, fatti 58 km. Impossibile salire nella piccola AA, con anche una rustica toilette nel bosco, dotata di tettoia con riserva di legna per fare il fuoco: troppo fango.
I nostri amici scendono proprio sulla riva, ignorando l’acqua che arriva quasi a lambire le ruote del camper. Noi ci fermiamo in alto, giusto alla fine della stradina che ci ha portato fin qui con grossi soprassalti, forse troppi. In effetti si è ripetuto il copione dell’anno scorso:  la nostra parabola, appena riparata, torna a dare forfait. Colpa delle innumerevoli buche, probabilmente, nonostante il fornitore ci dica che è impossibile, che l’ancoraggio al tetto è perfetto. Mah, perfettibile forse…Forse quest’anno sarà un pochino meno traumatico stare dei mesi senza TV, non stiamo viaggiando da soli e questo ci aiuterà a superare il disagio.
Scambio frenetico di mail col fornitore dell’antenna che non capisce cosa dovrebbe inviarmi, tipo uno schema, per far si che qualcuno possa ripararla da queste parti. Nervoso a quintali ma niente di fatto. Pazienza: estate senza particolari appuntamenti sportivi, tranne il Tour che però, quest’anno, non vede italiani messi bene.
Sosta, per il resto, simpatica, buona resa di trote e pesci nordici di lago. Sto diventando esperta fuochista. Siamo assieme ad un naturalista, il nostro amico tedesco. Lui conosce, raccoglie e mi fa annusare tutte le erbe. Appende rametti accanto al fuoco per aromatizzare il pesce che aspetta di essere grigliato. Con la moglie si cucina un po’ alla tedesca un po’ alla veronese. Seguono poi lunghe partite a Scala40. Divertenti per loro, un attimo faticose per me, sempre a dover tradurre, un po’ intuendo, un po’ capendo e un po’ consultando il dizionario.

Giovedì 6 luglio, ripassiamo da Hattifjedl, poi ripartiamo sulla 73 e diramazioni varie arrivando, dopo circa 50 km, oltre il grande Rossvatnet, in un angolino perfetto, un gioiello di lago, incastonato tra monti alti, completamente innevati. Il sentierino per entrare nello spazio dove ci accampiamo è scarsamente visibile dalla strada con  sui lati neve non ancora sciolta, per la gioia del Beagle. I camper, come abbiamo visto, si fermano poco prima di arrivare qui, a lato strada, su un ampio piazzale asfaltato e per questo poco gradito dal nostro capitano.
Pesca scarsa ma pace, sole, tranquillità, riposo, bucato lacustre. L’amico, andando a pescare in un altro laghetto, oltre la strada, si trova faccia a faccia con un pacifico alce.

Sabato 8 luglio. Desidero il mare aperto, i suoi non tramonti, i suoi orizzonti larghi, tanto spazio intorno. Belli, romantici, intimi i laghetti preferiti dai nostri amici ma il panorama più verticale che orizzontale, con la foresta intorno e le  alte montagne che mi nascondono il sole già dal primo pomeriggio cominciano a opprimermi. Ci fermiamo per pranzo e successivamente per cena e notte poco prima del Tosentunnelen, dopo 104 km, in un ampio piazzale con servizi. Interessanti i tavoli e sedili composti da grossi massi. C’è un lago di fronte e uno dall’altra parte della strada. Si pescano trote, piccoline.

Domenica 9 luglio. Prima dell’imbocco del tunnel il nostro amico ci mostra un posticino per la sosta, che lui conosce, di quelli ben nascosti dalla strada. Infatti lui si accampa proprio. Noi non mettiamo fuori neppure una sedia, salvo per quel tanto da prendere un po’ di sole. Loro invece piazzano subito una grande stuoia, aprono il tendalino, tavolo, sedie, sistemano il carrello portabarca, fanno il fuoco, approntano rami  e quanto  necessario per poter affumicare il pescato. Alle 15 in punto, quasi un rito, tutti i giorni, i nostri amici prendono il caffè con un dolce, poi la moglie lavora a maglia mentre il marito si sistema accanto al fuoco con un grosso boccale di birra spaparanzato sulla sua intoccabile sedia preferita.
Dopo 85 km arriviamo a Bronnoysund (evviva il mare!, vabbè, l’oceano!, finalmente!). Nel grande  parcheggio, con possibilità di carico/scarico acque, ci mettiamo nell’angolo in fondo. Pesca abbondante, molto redditizia, merluzzi e grossi sgombri. Nella notte un giovane norvegese  pesca  sotto gli occhi della sua ragazza, ma non per sé: appena  stacca uno sgombro dall’amo, lo posa per terra, batte qualche colpetto sulla roccia e aspetta. Pochi secondi e dai buchi tra i sassi esce un furetto. Si ferma un attimo, si guarda intorno, vede tutto tranquillo, si avvicina al pesce, ancora guizzante, lo addenta e rapidissimo se lo trascina nella sua tana. Al decimo sgombro ho salutato ragazzi e furetto e sono tornata nel camper, ma loro restavano.
L’Hurtigruten, l’ex traghetto postale, mi stupisce sempre: arriva in qualsiasi angolo di mare, si avvicina, mastodontico,  in modo impressionante alle case.

Martedì 11 luglio. Fatto il pieno, soprattutto  di sgombri, ci dirigiamo a nord, verso Horn, dove l’anno scorso abbiamo pescato molte aringhe. Dista 20 km. Tempo infame, piove, gran vento, freddo. Peccato perché ci siamo aggiudicati un bellissimo posticino per il camper, proprio alla fine del vecchio molo. Ci sembra di essere protesi nell’infinito, circondati dall’oceano, dobbiamo scendere con attenzione se non vogliamo inciampare nei sassi e cadere in acqua.
Aringhe zero ma merluzzi e sgombri a gogo. L’amico mette in acqua le gabbiette e a tempo debito le svuota: moltissimi grossi gamberi. Mi fanno impressione. Loro, con pazienza, li puliscono,  li cucinano, poi li svuotano per bene. La moglie sa come conservarli per portarli a casa ai figli. Io con polpa, pomodorini, grana, panna, improvviso una pasta superbuona che mangiamo in compagnia.
Ma il vento tira forte e proprio la nostra bellissima posizione, senza alcun riparo, ce lo fa patire ancora di più. Peccato, anche perché accanto all’imbarcadero ci sono i servizi con acqua calda, sempre molto graditi.

Venerdì 14 luglio. Troppa pioggia, vento, freddo: scendiamo. Dopo i pieni/vuoti di acqua e spesa a Bronnoy, ci fermiamo nella piccola rastplass di Berg, 35 km, giusto in tempo per vedere un norvegese ( che pesca con una sola mano, dovendo reggersi con una stampella ) tirar su un grosso salmone. Mi racconta che lui abita dalle parti di Steinkjer. Freddi i nordici? Macchè, basta un saluto, una parola e ti raccontano vita morte e miracoli. Se poi dico che sono italiana…oooh !...di Verona…doppio oooh !... Azz, in Italia ci sono stati quasi tutti. Gli altri pensano di andarci, prima o poi. Verona, in mio onore presumo, Venezia, Firenze e Puglia, più gettonate.
I nostri pescano merluzzi, sgombri, trotine. Salmoni …no.
Un po’ di sole ma dura poco.

Domenica 16 luglio. A Vennesund cambio acque e traghetto per Holm. Per pranzo ci fermiamo nel nostro amato Kvitsodden, proviamo a convincere gli amici a restare, mostrando loro dove potrebbero mettere la barca e pescare quindi vicino al ponte, ricco di grosse trote e, si dice, salmoni, ma niente da fare.
Lui ha troppa fretta di tornare ai suoi laghi e laghetti, forte del fatto che avendo superato i 67 anni ha diritto di pescare gratis in quelli contrassegnati Staatskog (letteralmente bosco di stato, qui sempre completo di lago). La pesca in mare è sempre gratis (vietato solo vendere il pesce) ma fiumi e laghi prevedono una licenza, tranne appunto gli Staatskog per chi ha l’età.
Un sentiero impossibile ci fa addentrare nel bosco di abeti molto ma proprio molto alti, in riva al Grungstadtvatnet (lago verde della città). La parabola kaputt ci permette di sistemarci in mezzo a qualsiasi tipo di alberi, toh, che fortuna!
Bello. Anche il tempo  si rasserena. Purtroppo qui  ci vuole la licenza di pesca. Torno ad Hoylandet col loro camper e per comprarla. Al distributore ci consigliano di aspettare domani, lunedì, per farla in Municipio. Nel fiume dietro il piazzale ci sono salmoni. Un signore ce ne mostra due, uno molto grosso: ha la licenza ma deve smettere di pescare perché lì non se ne possono catturare più di due al giorno. Dice che ha pagato l’equivalente di 25 euro per la licenza giornaliera. Questo ci scoraggia: beh, con 25 euro forse ci conviene comprarli al supermercato, se proprio li vogliamo, o provare nei punti dove la pesca al salmone è gratis, cioè nel mare aperto, come in vari fiordi o dove confluiscono i fiumi.

Lunedi 17 luglio. Arriviamo a Namsos. A Spillum facciamo riempire le bombole di gas. Per comprare altro materiale da pesca ci consigliano di entrare in città. Andiamo col nostro camper, superando di pochi metri la barriera virtuale posta sul ponte (andata e ritorno, ci arriverà una fattura di ben 1,93 Euro!).
Il nostro amico non solo cerca dei posti speciali per sostare, vuole anche fermarsi a mangiare in angoli particolari. Anche oggi, come spesso,  ci fa fare una decina di km  su stradine impossibili solo per fare uno spuntino. Indubbiamente sempre in posti molto caratteristici. Da un’enormità di anni viaggiano da queste parti e conoscono benissimo il territorio. Ne approfittano per rovistare il terreno e trovare vermetti per la pesca, sempre di lago.
Sotto Bangsund entriamo in una strada (strada?), neppure riconosciuta dal GPS. Un vecchio cartello dice che è a pagamento (assoluta  novità per un simpatico norvegese con casa proprio lì avanti: da tempo ha visto il cartello ma non l’ha mai letto. Ci consiglia di lasciar perdere. Io mi tengo le carte, se qualcuno ci ferma lo pago). Salti e balzi, si prosegue su terreno battuto in un intersecarsi di sentieri tra una ragnatela di laghetti. Arriviamo in uno dove calano la barca, poi risaliamo una collinetta e sistemiamo i camper. Siamo circondati da pecore che scappano quando vedono i nostri due cani. Il loro si chiama Killer ed è tutto un programma. Fatti 155 km.
Anche qui, come spesso in questi laghi, niente internet. Il sole regge molto poco. Loro pescano ugualmente, in barca, ben coperti. Curioso un ragazzo tedesco che arriva in questo niente, in bicicletta. Si monta la tenda, va per legna, e accende il fuoco. Resta praticamente tutta la notte, seduto fuori, sotto una pioggia battente. Saluta cortesemente ogni volta che ci passa davanti per andare alla toilette.

Mercoledì 19 luglio. Non reggo molto. Propongo di arrivare al mare. I nostri amici invece vogliono addentrarsi verso altri laghetti, molto numerosi qui.
Ed è il primo saluto che diamo loro, in questo viaggio. Una simpatica cena di arrivederci e cerchiamo di ritornare sulla 17, uscendo dal dedalo di sentieri nei quali facciamo fatica a raccapezzarci.
A Sjoasen, dopo la spesa e l’acqua, saliamo verso Utvorda per 90 km. Posto bellissimo, grande piazzale completamente deserto con servizi igienici, meta di escursionisti che salgono la montagna per fare il giro dei bunker e le fortezze, residui bellici.
Due anni fa, nel partire, avevo notato che sulla porta del bagno stavano appendendo un avviso.
Oggi lo leggo: dice che per ogni visita alla toilette si devono versare 10 Nk, che per dormire sul piazzale si devono pagare 100 Nk. Il tutto scritto in norvegese e in tedesco. In altri anni qui c’erano olandesi, francesi ma soprattutto tedeschi. Essendo appunto scritto in norvegese e solo altro in tedesco, sembra una richiesta ben mirata.
Non ritengo giusto pagare, essendo solamente uno sterrato non attrezzato e non delimitato, anche se aperto come un balcone su un mare costellato di isolotti, un panorama unico. Non uso la toilette. Ci mettiamo al limite dello spiazzo, verso il sentiero della montagna e ci riposiamo. Una pescata dalle rocce rende un gran merluzzo. Sole giorno e notte, finalmente. E fine dei miei stancanti esperimenti linguistici italo/tedeschi con interlocutori con intuizione e propensione alle lingue estere pari a sottozero. Se con gli amici dicevo “salame” mi vedevo due espressioni spaesate, non capivano. Mi correggevo “ salami” aah..ecco…salami! Anche se, dopo avermi più volte ripreso, si erano ormai  rassegnati al mio pessimo “ich” e “nicht”  con pronuncia senza doppio avvitamento, con toccata di palato, della mia lingua.

Giovedì 20 luglio. Ahia, pace già finita. A mezza mattina mi arrivano i nostri tedeschi. L’assenza di internet e la nostra latitanza li hanno spinti a raggiungerci. Ma quando leggono l’avviso in tedesco si sentono offesi e ci convincono a seguirli. Va bene. Li seguiamo. Dopo 70 km arriviamo in un terreno semi-privato (diritto di restare acquisito dai nostri amici anni prima con l’offerta di qualche birra alla proprietaria), in fondo a una piccola baia. Temo per la mancanza di spazio aperto: c’è si il mare davanti ma i monti ai lati sono molto alti, pronti a nasconderci il sole appena possono. Torelli gay pieni di testosterone nel terreno accanto, mucche, pecore e caprette libere, una maestosa aquila che si posa sulla roccia là in fondo, facendo scappare i gabbiani tra  vibranti proteste:  l’aquila compie sempre grandi voli concentrici prima di posarsi. E io a testa in su a seguirla con gli occhi.
Non manca un serpentello che col suo soffiare improvviso gela il sangue al Beagle. Molti piccoli lemming. Mio marito e il cane, in un canalone a fianco strada, hanno spaventato un (o una) alce quando gli sono capitati davanti, mettendolo in fuga.
Il mio tedesco dice che in una sortita pro-mirtilli ha visto un cervo. Se ho tradotto bene. Altrimenti era un altro animale. Qui l’amica, sempre a caccia di vasetti vuoti, prepara la marmellata coi grossi mirtilli trovati dai nostri uomini, in alternanza alla pesca, molto fruttuosa. Pescano di tutto, naselli, brosmi, scorfani, e non so che altro, tanta roba.
Passiamo giorni con temperatura molto calda, in solitudine, tranne qualche famigliola che porta i ragazzini a raccogliere lumachine. La vicinanza di mucche e animali misti porta certi profumini! Il sole splende ma sparisce troppo presto dietro la montagna. Rimane il chiarore nordico.
Mi incuriosiscono questi due pescatori, uno parla esclusivamente tedesco che temo dialettale perché a volte non corrisponde a quanto riporta il dizionario, l’altro solo italiano salvo qualche parola di francese, eppure trascorrono molte ore insieme, a riva o sulla barca.
Prosegue la collaborazione culinaria. Io preparo soprattutto pasta, sughi “italiani”, la tedesca ci propina pesce, sgombri, merluzzi in varie salse fantasia. A volte salsa di ananas, per dirne una, mescolata a purè di patate con pezzi di qualcosa di indecifrabile e tanti altri improbabili condimenti. Gli sgombri, comunque, sono quasi sempre prima affumicati e poi grigliati. Pesce che sa parecchio di fumo, una sera si e l’altra pure,  dopo settimane  può  diventare un tantino poco gradevole. L’altra sera ha preparato lei la pasta: penne (Barilla) che navigavano in un mare di panna dove affioravano pezzi di albicocca. Si dovevano mangiare col cucchiaio. Buona educazione impone di mangiare e dire "Buono, grazie!" e si tira avanti. Ho il boccione di Gaviscon sempre accanto a me.
Già assestarci con l’organigramma culinario ha richiesto del tempo:
Mattino: noi caffè, un paio di fette biscottate con la marmellata, una banana o uno yogurt. Loro: uova, salumi, formaggio, pesce spalmato su fettone di pane, verdura, succo d’arancia, torta e via cantando. Mezzogiorno: noi pasta, verdura, formaggio o prosciutto o carne o uova, pane, caffè. Loro, all’una, spuntino leggero.
Pomeriggio: noi niente. Loro alle 15 spaccate tazzone di caffè (solubile) con torta e dolcetti vari.
Cena: noi 19,30/20 riso, o pastina in brodo, o avanzo pasta del mezzogiorno, insalata, fettina di salame o prosciutto, pane, caffè.  Loro, ore 18, pesce nel riso con bucce di piselli, per esempio, o altre sue specialità ma …alle 18.
La domenica loro mangiano carne grigliata. Hanno un camper grande con freezer supplementare.
Noi al limite compriamo le Sommerkotelett, sono braciole di maiale, sempre confezionate, ma le uniche senza pastrocci di salse varie. Perfino il pollo arrosto lo immergono in un indefinibile sugo.
I miei tedeschi si meravigliano perché condiamo con solo un filo d’olio buono e un po’ di aceto balsamico. Loro affogano qualsiasi cibo con salse indefinibili ma sempre abbondanti. E pepe. Madò, quanto pepe.
Stomaci di ferro. Ho preparato una pasta all’arrabbiata, con un po’ di peperoncino per noi e molto per loro. Ho poi messo dell’altro peperoncino con un po’ d’olio a parte se lo volevano aggiungere. Volevano. Penso che la notte non  abbiano avuto bisogno di accendere il riscaldamento.
Giochiamo a carte ogni sera insieme. Devo chiarire bene l’orario di quando si comincia perché da buona tedesca, ogni mattina mi chiede se la sera si gioca. Una  volta ho detto: si gioca dopo cena. Sono arrivati da noi alle 18.15. Io dovevo ancora apparecchiare. Allora adesso dico: quando noi abbiamo finito di cenare. Loro aspettano il segnale e vengono su da noi. Stiamo dando allegramente fondo a tutto ciò che abbiamo di alcolico. Avevamo una scadente grappa polacca: gut! sehr gut! Abbiamo quasi finito le mie ciliegie sotto grappa.  Un amaro che mi avevano donato al compleanno è…evaporato, anche se cercavo di economizzare le dosi. Il ripasso e l’amarone hanno segnato i brindisi per ogni pesca particolarmente copiosa. A pasto io sola vado ad acqua. Il vino bianco portato via tanto per, finito. Le boccione di finta CocaCola, riempite alla Vineria, idem. I due cartoni da 5 litri si stanno immalinconendo.
Il giorno 27 ho preparato una cena speciale: è il primo compleanno dell’ultima nipotina, in Italia, ma qui anche quello del nostro amico, quindi festa grande su da noi, cena speciale  e apertura dello champagne pregiato, proveniente proprio dalla Francia, mica dal supermarket. Quest’anno se ci fermavano altro che €4.500 di multa, ci mettevano direttamente dentro!
L’itinerario scelto dai nostri tedeschi, e da noi accettato, anche come esperimento, vagando su strade lontane dai soliti circuiti turistici, ha fatto si che non abbiamo potuto più rincontrare gli amici francesi, così come non abbiamo potuto farci raggiungere dagli amici italiani, coi quali eravamo certi di trovarci in Norvegia: la quasi “proprietà privata” dei posticini su laghi e ora anche qui, in questa baia sperduta, e i diversi tempi di permanenza ci impediscono di dire loro dove raggiungerci. Con mio grandissimo disappunto. Ci teniamo in contatto telefonico. Sono persone intelligenti  che intuiscono il mio disagio. Sono partiti dopo di noi e ora aggiungono al loro programma anche qualche mia indicazione. Alla faccia dei tedeschi poco graditi, loro ad Utvorda si sono tranquillamente fermati, gratis, molti giorni, così come stanno parecchio a Bronnoy, dove sento hanno fatto belle amicizie. Mi consola.
Il papà con figlio, che pure doveva arrivare, ha problemi in Germania: rimandiamo l’appuntamento all’anno prossimo.
Avvisiamo che, partendo di qua, vogliamo andare a Osen, al mare, sempre sperando di pescare salmoni. Dicono che vengono anche loro. Va bene.

Lunedì 31 luglio. Si va. La strada per Osen è un po’ dissestata. Arriviamo dopo 158 km. Posto bellissimo, un grande prato ad arco con mare davanti e dietro. Non ci sono servizi ma spazio aperto,  libertà assoluta. Scendiamo la stradina e ci teniamo larghi per permettere al nostro amico di mettersi  in un posto comodo per lui , il suo carrello e soprattutto dove non disturba se accende il generatore.
Lui invece sembra preoccupato,  mi dice che vogliono vedere se c’è un altro posto per  fermarsi la notte. Sappiamo che c’è un porticciolo a qualche km. Ci chiedono di far loro strada. Arriviamo, non c’è spazio. E poco di bello da vedere. Cercano ugualmente di sistemarsi in qualche modo in un cespuglio e ci dicono che noi potremmo fare altrettanto qualche metro più in là, tra i sassi. Stupiti chi chiediamo perché. Siamo pronti a salutarli per tornare al magnifico prato di Osen, qui non sapremmo come metterci, cosa fare. Allora a malincuore tornano anche loro ma non finisce li. Invece di piazzarsi, lui sale sul nostro camper e ci chiede di accompagnarlo a vedere se hanno finito il nuovo molo , in costruzione due anni fa, una quindicina di km più avanti. I nostri amici italiani in effetti ci si sono fermati qualche giorno. Perplessi, lasciamo li il suo camper, moglie e cane, e partiamo verso Bessaker. Il tempo si rannuvola, in pochi minuti ci investe un temporale micidiale, pioggia fitta, visibilità compromessa su una strada, sempre deserta fortunatamente, ma stretta e tutta curve. Anche volendo non c’è spazio per fermarsi o per girarsi. Arriviamo al molo nuovo, tutto cemento, con vento e pioggia. Tra l’altro è privato. Desolato, tutti blocchi di sassi appena posati. Si rassegna e ci dice che va bene, pazienza, per questa notte resterà con noi a Osen. Tiriamo un sospiro di sollievo e ce ne torniamo in un posto splendido. Il tempo migliora. Ci sistemiamo e vanno subito a pescare.
Decidono di restare con noi qualche giorno. Difficoltà linguistiche non ci permettono di capire più di tanto perché si volevano spostare, forse perché sanno che il loro generatore fa rumore, o la paura di non vedere bene la tv. Boh!
Passano giorni strani. Lui non si decide a calare la barca e la pesca da riva, sotto il ponte, richiede molta  agilità per la presenza di grossi massi. Il mio pescatore, stanco di merluzzi e sgombri, pensa di andarsene. Ci chiediamo come mai siano venuti con noi, lo capiamo quando arriva un loro amico. Quando si parla che c’è la possibilità di mettere agevolmente la barca in mare, lei finalmente permette al marito di farlo e per qualche giorno pescano pesci di grossa taglia. C’è sole, caldo, giorno e notte. Si sta benissimo.

Domenica 6 agosto. Siamo ancora qua ma i miei due pescatori non si capiscono bene. L’intesa sembra un po’ scricchiolare. Lui si fa aiutare da altri camperisti a tirar su la barca mentre il mio aveva capito diversamente.
La pesca da riva non rende (tranne per l’amico appena arrivato: due salmoni in due giorni, una rabbia!), passeggiano coi cani, vanno per funghi. Trovano molti, ma molto tanti, finferli. Noi non siamo fatti per essere stanziali. Avvisiamo che domani, lunedì, partiamo per il sud, vogliamo arrivare alla Strada Atlantica. Loro evitano i traghetti per quanto possibile, col carrello dietro superano 11 metri. Noi paghiamo come un’automobile, loro 4/5 volte tanto.
Ci pregano di restare fino a giovedì. Non abbiamo cuore di lasciarli soli, accettiamo (smoccolando  un tantino internamente) anche perché non è chiara la scelta del giovedì. Pazienza. Io intanto conosco altri camperisti : spagnoli, un belga, francesi, inglesi, una olandese. Simpatici. Ci si scambiano pesci, funghi, chiacchiere. Constato il seguito che hanno i miei diari: un simpatico torinese, con nipotino, mi dice che sta seguendo alla lettera il mio viaggio dell’anno scorso. Ogni anno, praticamente, trovo qualcuno che mi riconosce. Pochissimi finora gli italiani.
Scalogna vuole che finiamo la bombola. Cercando sul mio elenco vedo che posso riempirla solo a Stejnkier, l’unico LPG in un vasto raggio che abbia l’italian dish, il beccuccio espressamente adatto alle bombole italiane.
A sto punto accontenteremo i nostri tedeschi e andremo con loro in un altro loro posto nel Trondheimfjord, dove lui assicura si possano pescare meraviglie.

Giovedì 10 agosto.  A Stejnkier abbiamo una sorpresa:  ora abbiamo le bombole superleggere che non necessitano più di beccucci speciali quindi d’ora in poi potremo riempirle ovunque, senza cercare l’Italian Dish.
A saperlo! Comunque dopo 178 km arriviamo quasi in fondo al Trondheimfjord. Non scende la barca (come aveva promesso) ma c’è lo stesso l’emozione di pescare nuovi tipi di pesce, come delle belle sogliole e  delle cozze gigantesche. Sapevo delle perle nelle ostriche ma vedere che ci sono, sia pur minuscole, anche nelle cozze mi ha molto  meravigliato.
In una mia maxi passeggiata col cane visito il castello di Steinvikholm, su un isolotto collegato alla terra ferma da una lunga passerella. Mi piace la favola nordica legata a questa rocca. Il parcheggio è attrezzato. Qui ci si poteva fermare anche col camper ma pazienza. La stradina è molto piacevole, se non fosse per le numerose mucche che guardano sospettose il Beagle. Torno con una bella sporta di lamponi colti lungo il chilometrico sentiero.
Resistiamo qualche giorno ma il tempo non è buono, ci si annoia un tantino. Avesse mosso la barca, come diceva avrebbe fatto, forse il pescatore si divertiva di più. Ora fa gran passeggiate col cane ma a vuoto, niente funghi.

Sabato 12 agosto. Giornata uggiosa. Avvisiamo che domani partiamo per iniziare il viaggio di ritorno. A momenti piangono. Prepariamo un’altra cena di addio, con tanto di festoni appesi, ornamenti vari, brindisi di saluto.

Domenica 13 agosto. Ci si saluta e ci commuoviamo: lacrime vere rigano le guance del nostro capitano. Ci dirigiamo verso la città di Trondheim. Visitata più volte, oggi giriamo un po’ sui colli che la circondano poi, con calma, godendoci la bella giornata, dopo il traghetto Halsa / Kanestraum , arriviamo al Bergsoysundbrua. Hanno ancora migliorato l’AA, rifatto i tavoli nuovi, ripulito i giardini. Bella. Km 218 km.

Lunedì 14 agosto. Ci dirigiamo verso l’Atlantic Road, la strada più bella del mondo, passando non dalla terra ferma come il solito ma raggiungendo Kristiansund col tunnel sottacqueo, alla fine del quale troviamo l’unico casello autostradale ancora funzionante in Norvegia. Paghiamo in contanti. Questi vogliono i soldi subito, senza inviarci la fattura a casa, perché essendo stato costruito con parte di capitale privato puntano a recuperare la spesa. Quando ci saranno riusciti, il transito diventerà gratuito.
Ammiriamo il paesaggio bello anche se non soleggiato. Arriviamo al ponte Storseidsundet, quello parabolico. La passerella per i pescatori è piena di gente. Il mio pescatore scende dalle rocce e pesca merluzzi e tanti sgombri. Accanto a noi è parcheggiato un grande pullman della Setra, 5212 H, sembra nuovo, riattrezzato a camper. Un papà giovane, capelli lunghi, movimento di bimbi piccoli. Penso al solito tedesco. No, italiano. La targa comincia con ES  quindi pullman di pochi anni fa. Leggo bene il resto ma non vedo di che città. Penso sia "impiccioso" da guidare, fa un gran rumore mentre si scalda prima di partire ma vuoi mettere la comodità di chi ci viaggia?
Camminando saluto una signora. Al mio "Buongiorno!" si illumina, chiama suo figlio, parliamo un po’, salgono da noi, preparo un caffè e dei biscotti. Caspita, hanno bevuto il caffè in un bar, non buono ma a oltre 3 euro l’uno! Mamma della mia età circa, figlio sui 30: sono partiti pochi giorni fa da Vicenza, hanno fatto una tirata fin qua, dormendo anche in macchina, per constatare se veramente questa strada è bella e se veramente è pericolosa come lei legge continuamente su FB. Sono un po’ delusi: bella lo è, ma pericolosa per niente! Ora continuano verso Kristiansund poi vuole passare dalla Danimarca per vedere il faro di Rubjerg e poi rientrano a Vicenza perché il figlio lunedì deve lavorare e suo marito non ha voluto accompagnarla fin qua. Lui, dal canto suo, viaggia con la mamma perché è single.
Si meraviglia quando parlo di autostrada in Norvegia. Non vedendo caselli, non notando i cartelli di avviso in strada, sono saliti da Oslo e quindi si sono fatti tutte le Toll Plaza, tutti i tratti autostradali  che ci sono sulla E6, senza saperlo. Poco male, anzi, solo che se non le spiego come funziona, in ottobre o novembre si vedono arrivare una fattura della Park Collection di Londra, spedita di solito da Malmo, Svezia, col totale dei pedaggi da pagare in Norvegia e non capiscono di cosa si tratti. Gli consiglio di evitare di rifare lo stesso percorso, al ritorno, ma di scendere dalla strada semiparallela, la 3, per arrivare in Svezia e poi Danimarca, evitandosi una maggior spesa. Mi spiace non aver chiesto il numero di telefono. Mi piacerebbe sapere se ce la fanno ad arrivare per domenica e lunedì andare a lavorare.
Per la notte ci spostiamo nel parcheggio, sempre gratis, dopo Haholmen. Siamo a metà agosto, ormai il sole per qualche ora tramonta ma lascia un cielo infuocato, meraviglioso. Oggi 69 km totali.

Martedì 15 agosto. Giornata non festiva. Sostiamo per un’altra pescata al solito ponte poi arriviamo alla Coop di Vevang dove ci riforniamo di acqua e ci avventuriamo su una minuscola strada che, secondo il GPS, ci porterà più agevolmente sulla strada per Molde. Seeeh! Per fortuna non incontriamo un’anima viva, saremmo ancora là. Strada asfaltata ma a stretta misura di camper. Sarei tentata di andare ad Andalsnes e convincere il mio autista a scendere dal Trollstingen. Rien à faire, ha sempre paura di non avere i freni buoni. Quindi facciamo un po’ di minisoste (dove mi rifornisco di lamponi) , sempre a filo d’acqua, poi decidiamo di andare verso Sunndalsora. Con un velo di malinconia, significa che è finita, che abbandoniamo il mare. Siamo quasi tentati di tornar su al Bergsoysundbrua dall’altra parte del fiordo, un’ottantina di km, ma il tempo minaccia pioggia e ci passa la voglia. Una signora francese, anni fa, mi diceva di un posto da queste parti dove lei si ferma sempre. All’uscita dal tunnel di Oksendal vediamo dei camper fermi dentro una specie di grande recinto. E’ un’area industriale dismessa, c’è un gran piazzale asfaltato. Dai due camper tedeschi ci fanno cenno di fermarci. Niente pesci, nonostante ci abbia provato anche in compagnia di un esperto pescatore locale. A quasi notte il sole indora le alte cime che attorniano il fiordo. Km 130.

Mercoledì 16 agosto. Con un bel sole, passando da Sunndalsora, evitiamo la solita strada che ci porterebbe ad Oppdal e ci inoltriamo in varie strade secondarie , 20/29,27, 219, che dai miei calcoli ci porteranno sulla 3 per Elverum. Ci godiamo quindi dei panorami per noi nuovi dell’interno, meno moderni. Ci sono accampamenti lapponi, con le caratteristiche alte tende. Loro allevano renne. Qui non hanno ancora fatto i troppi nuovi tunnel che stanno spuntando un po’ ovunque, le strade hanno ancora le curve, così come ancora  si vedono le case con l’erba sul tetto. Monti innevati. O lago o fiume, sempre acqua a lato strada.
Arriviamo alla grande alce in acciaio prima di Koppang e pensiamo di fermarci qui per la notte ma ormai siamo fuori stagione, a una certa ora non c’è più nessuno e questo ci immalinconisce. Ci spostiamo in paese, a Koppang, tra supermercati, di fronte ad un anonimo ufficio dove un piccolo cartello dice Politi (Polizia). La grande piazza è decorata con enormi, bianche, orme di alce. Km 278.

Giovedì 17 agosto.  Scendendo ci fermiamo a visitare una bella chiesa. Mi piacciono i cimiteri norvegesi. Non c’è esibizione, un sasso un po’ scolpito, una piccola roccia, una lapidina, belle iscrizioni e sempre fiori freschi, molte panchine per sedersi. Arriviamo al Morokulien, sul confine tra Norvegia e Svezia, dopo 235 km. Vedo che la password per il wifi è ancora “moro” e faccio internet dal tablet. Qui ci sono servizi. Un ufficio turistico con ragazze gentilissime. Purtroppo sia in Svezia che in Norvegia, negli ultimi anni, il materiale cartaceo (mappe, cartine, depliant vari) va un po’ scomparendo. In italiano poi c’è sempre meno. Ricordo anni in cui uscivo dai Turistbyra con le braccia piene di documentazione.  Km 235.
Il mio autista va in esplorazione nei boschi e se ne torna carico di porcini. Poi esce ancora e ne porta altri. E poi altri ancora. In tutto 101 porcini, qualcuno piccolo ma per lo più belli cicciotti. E dire che non raccoglie i “testarossa”, un tipo di porcino che lui non apprezza ma che ci sarebbe in gran quantità.
I nostri amici tedeschi hanno il traghetto Trelleborg–Rostock il 24, sono da qualche parte in Svezia ma ci chiedono quando arriveremo a Gullspang, nostra tappa preferita su questo percorso. Ci andremo domani.

Venerdì 18 agosto. Arriviamo a Gullspang dopo 200 km e decidiamo di starci qualche giorno.
Come sospettavo, ci raggiungono i nostri tedeschi e decidono di fermarsi con noi. Era questo il loro scopo, la nostra presenza. Per noi perdono giorni di pesca nei laghi più a nord. Ci vogliono bene.
Le sortite per i funghi sono buone anche qui. Raccolgono anche i porcini testarossa, come li chiama il tedesco. Comincia la guerra per seccarli, dobbiamo metterli al sole ma pronti a ritirarli quando si rannuvola o si alza un po’ di vento. Li abbiamo tagliati e messi su una ventina di contenitori da grill. Si comincia col dire che in camper c’è un buon profumo ma dopo qualche ora e qualche notte la puzza diventa quasi insopportabile. Già ho il mio daffare per tener sistemato tutto il merluzzo sottosale, devo controllare che l’acqua di risulta lo copra bene. Il freezer è sigillato, impossibile aprirlo: ho fatto tutti pacchettini sottovuoto e l’abbiamo riempito all’inverosimile, chiudendolo poi addirittura con lo scotch x non correre il rischio di aprirlo e che il pesce se ne scappi fuori.
Non riusciamo a deciderci se andare a Bruxelles come vorrebbe una nostra amica che là ci aspetta o se tornare semplicemente a casa. I nostri tedeschi cominciano a ipotizzare che possiamo fare tutto il ritorno fino a casa loro, o fino a Tubinga o almeno fino a Stoccarda. Si potrebbe scendere assieme fino a Malmo, poi noi fare il ponte di Oresund, arrivare a Copenaghen, poi scendere a Rodby, traghettare fino a Puttgarden e trovarci con loro, appena scesi a Rostock, a Lubecca, tanto da li tutti noi dobbiamo passare.
Io, sinceramente, ormai mi sento un pochino oppressa: tanto cari, gentili, premurosi, affettuosi ma basta però! E penso come variare il programma. Trovato!

Lunedì 21 agosto. Ieri sera spero ultima cena di saluto. Oggi puntiamo Goteborg dove aspetteremo il traghetto per Frederikshawn, in Danimarca, e faremo il giro dello Jutland, già fatto anni fa ma sempre bello.
A Goteborg, in attesa del traghetto, conosciamo una coppia toscana (nomi già spariti dalla mia mente ) molto simpatica. Ci indicano come fare i biglietti, poi sulla nave stiamo insieme. Curioso un avviso sulla porta della toilette, evidentemente usata anche da donne arabe: in tre lingue c’è scritto “ Questa toilette è pulita da uno staff  femminile e maschile” col disegno di un uomo e una donna con secchio e spazzolone in mano.
Atterrati, ci dirigiamo verso Skagen. Ci sistemiamo per la notte assieme ad altri camper nel parcheggio a lato del piazzale. La sosta qui è gratis dalle 6 del pomeriggio alle 9 di domani mattina. Oggi abbiamo percorso, via terra, 378 km.
Facciamo una gran passeggiata nell’immensa spiaggia che porta allo spigolo danese dove si cozzano i due mari, lo Skattegat e lo Skagerrak. Nella penombra si vedono, vicino a riva, le testine di molte foche.

Martedì 22 agosto. Ci alziamo molto presto e scendiamo in spiaggia, arriviamo ancora allo spigolo di Grenen. Nella sabbia c’è un cucciolo di foca. Stiamo attenti a non spaventarlo. Lui se ne sta li un po’ e poi entra in acqua. Bellissimo in questa specie di Sahara assistere al sorgere del sole. Indimenticabile.
Quando cominciano ad arrivare i grossi trattori che trainano i pulmini carichi di turisti ce ne andiamo.
Compriamo una cartina dettagliata perché il GPS fa il suo dovere ma se non so cosa cercare lui non sa dove portarmi. Dopo vari tratti di strade sbagliate (e va ben, vediamo un po’ di Danimarca in più), troviamo come arrivare al famoso faro di Rubjerg di cui ci aveva parlato la signora con figlio da Vicenza.
Dal parcheggio si sale a piedi per alcuni chilometri di sabbia finissima, si scalano le dune e ad un certo punto si erge un faro: sembra un minareto nel deserto, incredibile pensare di essere in nord Europa.
Entro e mi faccio tutti i gradini fino in cima: panorama veramente mozzafiato. Si vede la costa tutta a falesie, un oceano azzurrissimo, e tutta l’infinita spiaggia fino al parcheggio. Molta gente. Un caldo infernale, il primo per noi di questa stagione.
Leggo di una bella spiaggia a Fjaltring. La troviamo dopo una sequela di stradine di campagna, merita. Un grande golfo, una spiaggia molto profonda, moltissimi surf, e su in alto tanti camper però, ahimè, parcheggiati sotto la scritta No camping. Si riparte. Per una lunga strada che costeggia l’alta duna, presumo artificiale come in Olanda, ci troviamo ad aspettare un traghetto che per un tratto brevissimo ci porta poco più avanti. Ma arriva fra tre ore. Decidiamo di fare il giro della costa e arrivare dall’altra parte via terra. Ci metteremo le tre ore come sopra ma facendo qualcosa.
Alle 9 di sera, a Thorsminde vediamo allineati su un marciapiede alcuni camper. Non leggo divieti. Ci mettiamo anche noi. Sto per cucinare, mi bussano alla porta. Una signora con un blocchetto in mano mi chiede €15 per stare li. Per essere sera, in un posto che neanche merita, su una strada, e con l’idea di ripartire la mattina dopo, mi spiace ma dico alla signora Grazie lo stesso, ce ne andiamo.
Scendendo, a Fjand, vediamo un parcheggio sterrato , una toilette vicina e un campeggio che sembra vuoto. Ci fermiamo, mangiamo e approfittando del tramonto lunghissimo, risaliamo la duna e andiamo in spiaggia. Arriva una coppia di Treviso con la figlia. Hanno una casa in affitto per l’estate qui nei paraggi. Ci dicono che il campeggio è di proprietà, non hanno turisti di passaggio e possiamo stare fin che vogliamo. Ottimo, bella passeggiata. Salutiamo. Oggi km 248.

Mercoledì 23 agosto. Ci si alza presto e si va in spiaggia.  Bisogna salire un po’ per poi ridiscendere la duna ma vale la pena. Una spiaggia immensa, bellissima, pulita, lunga e profonda. Ci sono resti di bunker. Anche qui aspettiamo il sorgere del sole, spettacolare. Camminiamo ancora un po’ cercando bei sassi da portare alla nostra amica abruzzese che li dipingerà. Infatti torniamo al camper con un secchio bello pesante.
Dopo aver fatto colazione vogliamo arrivare a Ribe, la più antica città danese. Stupenda. Visito chiese bellissime, vie fiorite. Molti turisti.
Dopo la visita proseguiamo, entrando in Germania. Stanotte dormiremo nell’AA di Jagel, dove siamo stati altre volte. Totale km 300.

Giovedì 24 agosto. Da Jagel, dove siamo stati benissimo, nonostante i molti camper arrivati dopo di noi e gli aerei militari che si alzano ogni tanto in volo da li vicino (meno degli altri anni, però), andiamo a BadGardesheim. L’AA è situata appena fuori la città. Con una bella passeggiata la visitiamo, notando quanti ristoranti italiani di fatto o solo di nome ci sono, minimo uno per ogni via.  Case uguali a quelle olandesi, tutte a punta, ricche di fiori e di balconi. Tanta gente anche qui. Km 393.

Venerdì 25 agosto. Oggi abbiamo raggiunto Ingolstad. Riusciamo a fatica a trovare come entrare nell’AA.
La zona riservata ai camper probabilmente è stata disegnata secoli fa. Posti molto stretti. Parcheggiamo poi usciamo per fare un giro in città. Bella  come tutte le città tedesche. Mi piacciono molto. Pulite, curate, molti fiori ovunque.
Rientriamo al camper e vediamo che ci si è parcheggiato vicino un camper italiano. Con la signora che scende facciamo a turno ad aprire porta e finestre. Fa un caldo terribile e si dovrebbe poter aprire dappertutto. Ne parliamo con lei e la sua amica. Hanno anche un ragazzino. Alla fine chiacchieriamo parecchio, sono molto simpatiche ma la situazione ci sembra insostenibile:  non si può far entrare aria, si apre di traverso la porta per uscire. A malincuore, per la nuova amicizia appena nata, le salutiamo, ci ripromettiamo di restare in contatto, e ce ne andiamo via. Una decina di km più avanti, a Manchin, c’è un enorme parcheggio. E’ notte ed è buio, fosse chiaro mi sa che qui non ci fermeremmo, sembra un posto poco affidabile. Comunque restiamo. Per lo meno non siamo soffocati. Oggi 551 Km.

Sabato 26 agosto. Un 26 agosto, di domenica, di secoli fa ci siamo conosciuti, è un nostro anniversario. Lo trascorriamo con un caldo che non ci saremmo aspettati, perennemente in coda in Germania, dove infaustamente facciamo il giro da Monaco, che si solito evitiamo, con un sacco di lavori in corso in Austria, ma alla fine arriviamo a casa.
E’ stato un viaggio diverso, particolare, quasi sempre a contatto con la natura, soprattutto per merito degli affezionati amici tedeschi, abbiamo conosciuto  laghi sia svedesi che norvegesi, che in tanti viaggi manco avevamo notato. Neppure pensavamo ci si potesse pescare, per noi la pesca era solo quella di mare.
E’ stato un viaggio soddisfacente anche per le diverse specie di pesci pescate (e chi ha passione può capire), ho migliorato la mia comprensione del tedesco, tentando anche di parlarlo. Abbiamo avuto per la seconda volta il crac televisivo, con le conseguenti interminabili partite a carte. Abbiamo sperimentato specialità culinarie, alcune delle quali cercheremo di dimenticare. Abbiamo riportato pesce per i nipoti e una quantità industriale di funghi secchi. Abbiamo riportato come trofeo delle corna, non so se di renna o di cervo. Io ho portato un grosso, ma veramente grosso, riccio di mare che ho pulito e deodorato per giorni tanto puzzava. Non abbiamo patito il caldo, quindi i miei piedi sarebbero potuti ancora entrare nella scarpetta di Cenerentola. Una volta a casa no. Abbiamo speso  meno del solito, vagando per rotte poco commerciali, evitando, per seguire i nostri amici, le strade a pagamento e i traghetti per quanto possibile.
Il mio autista pescatore è tornato  con l’immensa soddisfazione del super luccio catturato in Svezia  ma col grosso rimpianto di non essere riuscito a prendere neanche uno straccio di salmone, rimpianto aggravato dal messaggio che mi ha inviato ieri il signore torinese, incontrato a Osen: mi ringrazia  per aver scritto l’anno scorso il mio itinerario così lui, quest’anno, l’ha seguito, e ha potuto, grazie alle mie indicazioni, pescare talmente tanti salmoni da non saper più dove metterli.
E ha aggiunto anche la fotografia.
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