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2021 - Re-open Norway

Verona-Helgeland e ritorno. Fuga dal caldo veronese per vivere l'estate in un paradiso terrestre.

Pubblicato da la piera il 14/09/21

Norvegia: AtlanticRoad, Bronnoysund, Sandnessjoen
Periodo viaggio 10/07/21 il 18/08/21

Ci siamo! La Norvegia finalmente riapre le frontiere.
Noi siamo pronti, plurivaccinati e muniti di GreenPass, il nostro Beagle  con passaporto.
Partiamo, con un mese di ritardo rispetto agli altri anni, ma partiamo!

Sabato 10 luglio 2021: da Verona, diretti a Vipiteno, dove pensiamo di pernottare, viaggiamo in una quasi ininterrotta colonna. Senza mai stare fermi ma procedendo spesso ai 20 km all’ora.
A Vipiteno non ci fermiamo: l’ampio spazio libero non esiste più, ho intravisto una sbarra e un parcheggio organizzato.
Andiamo avanti. Piccola sosta al Brennero poi decidiamo di proseguire.
Dopo il Fernpass, e Reutte, dove il carburante ha sempre un prezzo molto conveniente, raggiungiamo, in Germania, Nesselwang, bella AA ai piedi della stazione sciistica. Sembra tutta esaurita. Poco male, se necessario, dormiremo davanti ai VVFF come altre volte. Ma poi notiamo un angolo libero. I vicini ci aiutano a capire come pagare e collegarci al 220V. Ci sistemiamo per bene. Restiamo anche la domenica per poter guardare, la sera, la finale dell’Europeo in TV. Si pagano 15 euro per 24 ore. Paese molto bello.
Entro per la messa e vedo che in chiesa si rispettano le distanze e si usa la mascherina. Fuori no.
Abbiamo percorso 390 chilometri..

Lunedì  12 luglio: proseguendo con estrema fatica sulla A7 ci barcameniamo tra gli innumerevoli restringimenti di carreggiata a causa della interminabile sequela di lavori in corso. Una via crucis.
A Homberg (Efze), dopo 580 km, troviamo ancora la piccola AA, fornita di corrente e acque, gratis.
Sembra un posto un po’ abbandonato nella campagna ma ci si sta bene per dormire. Accanto a noi viene un camper danese e poi uno tedesco. Riceviamo grandi complimenti per l’esito vittorioso dell’Europeo. Sembra chiaro che più che gioire con noi per la vittoria italiana, godono come ricci per la sconfitta dell’Inghilterra. Soprattutto i danesi!

Martedì 13 luglio: siamo incerti sul da farsi, se fermarci in un’AA o a Heiligenhafen o a Puttgarden, poi vediamo che il traghetto sembra aspettarci e lo prendiamo al volo. Le giornate sono ancora lunghe. Scesi a Rodby arriviamo poi all’AA di Faro, in Danimarca. Stavolta vediamo dei camper parcheggiati anche nel lato normalmente riservate alle vetture che ormai,  essendo  sera,  non ci sono più quindi c’è posto, anche per  noi. Tra l’altro noi siamo corti e stiamo anche in uno stallo per automobili. E qui c’è il vantaggio di non sentire i camion frigo parcheggiati di fronte alla zona camper. Perfetto.
Km 673

Mercoledì 14 luglio. Dopo l’Oresundbron siamo a Malmo, in Svezia. Noi ci aspettavamo controlli alle frontiere. Zero fin qua. Al Brennero non c’era un’anima. In Danimarca il poliziotto si è avvicinato solo per ricordarci di accendere i fari scendendo dalla nave. In Svezia la poliziotta ci ha chiesto da dove venivamo. Italia. Ooooh, Italia, champions! E via.
Amici ci hanno consigliato di non risalire la Svezia, si potrebbero avere problemi per l’ingresso in Norvegia.
Quindi dobbiamo entrare da Svinesund. Fa molto caldo. Il sole picchia. Stiamo un’ora e mezza fermi in colonna, un lungo serpente di mezzi di cui non si vede la fine. Stremati arriviamo alla frontiera. C’è un poliziotto molto carino che disbriga la faccenda del controllo del GreenPass inquadrando il codice QR col suo cellulare. A noi tocca una poliziotta dai tratti magrebini, senza telefono, che non capisce cos’è la nostra Carta d’Identità. Fatico a spiegarle che vale come passaporto normale per l’UE. Poi chiede il GreenPass ma è incerta. Per fortuna ho portato anche il documento rilasciato dalla Regione con tutti i dati dei due vaccini che ci hanno dato dopo la seconda dose. Ok, ora va bene. Scarabocchia qualcosa su un pezzo di carta.
Non faccio in tempo a leggerlo perché al successivo controllo un collega ce lo prende, lo straccia, ci dice:
“Now you are free, W l’Italia! “ e ci fa segno di proseguire.
Vogliamo evitare Oslo: per stradine, una è la 22, arriviamo a Mysen. Una piccola AA, gratis, con 220 inclusa  e acqua al tornante più sotto. Anche qui vicini tedeschi prima aiutano nel parcheggio e poi con la corrente. Fa sempre molto caldo.
Km 494

Giovedì 15 luglio. Dopo alcuni km di una strada stretta, tutta curve, un errore di valutazione ci fa imboccare la E6. Anziché cercare di arrivare a Elverum e alla 3, scegliamo la E6 credendo di poter guidare con più tranquillità e meno fatica. Meno fatica si, più tranquillità no. C’è  molto traffico, siamo vicini ad Oslo. La strada è tutta nuova.  Ciò comporta che ho contato quasi 32 punti di “toll plaza”, pagamenti di tratti di strada. Cifre piccole o relativamente piccole ma che tutte insieme… Va beh, pazienza. Verso Dombas torna la vecchia E6. Arriviamo ad Andalsnes. Su CaraMaps e sul librone delle AA d’Europa dicono che l’enorme parcheggio di fronte alla funivia e alla stazione è gratis. Ci saranno già 50 camper. Non vedo tagliandi sui finestrini. Parcheggiamo e durante la passeggiata vediamo dei piccoli cartelli attaccati alla rete, in norvegese. Mi sembra di capire che si deve fare il pagamento tramite il cellulare. Non è indicata nessuna cifra. Io non so fare. Stiamo lì e non paghiamo. Se vengono al camper gli darò i soldi. Ci sono molti tedeschi e olandesi, non so loro come fanno. Ma almeno due righe in inglese mi farebbero capire di più.
Km 196

Venerdì 16 luglio. Per andare a Molde ci sarebbe il traghetto ma noi non abbiamo fretta, faremo il giro di tutto il fiordo. Partiamo e dopo pochi km siamo fermi. Un camion a rimorchio, con su due casette prefabbricate, si è scontrato con una macchina, ora è di traverso sulla strada e la vettura è finita nel fosso.
E qui vediamo l’efficienza nordica. E’ appena successo. Noi siamo i primi della fila che si forma. In pochi minuti arrivano due ambulanze, medicano i feriti, li caricano sulla barella. Arriva un pulmino con otto pompieri. Poi due macchine della polizia. Una fotografa ufficiale che riprende tutta la scena. Poi si sgombra, spostano il camion, un pompiere spazza la strada e ci fa passare. Temo che da noi sarebbe durato di più.
Evitiamo quindi Molde e per la 663, da non fare, stretta, arriviamo a Vevang dove facciamo il cambio delle acque presso la Coop, poi avanziamo sulla Strada Atlantica. Giornata bigia. La strada più bella del mondo ci appare ora così così. Dopo il ponte più famoso e dopo il bar nascosto nella collina ci sono i grandi parcheggi. Comodi ma sempre in pendenza. Ci sistemiamo allora in quello più piccolo, sterrato, che per noi ha dei ricordi: ci siamo fermati li nel 2007, prima volta in Norvegia, quando ancora non c’era il bar e la passerella panoramica, il grande ponte non aveva l’attuale posto per parcheggiare, non erano allestiti punti per i pescatori.
Posizione bellissima, invidiabile. C’è anche un timido sole. Che sparisce subito. Notte terribile, vento fortissimo, preoccupanti scossoni. Impossibile anche aprire le portiere, ti si richiudono sul naso.
Impensabile fuggire e fare i ponti con raffiche simili. Tremiamo e balliamo tutta la notte e al mattino scappiamo.
Km 292

Sabato 17 luglio. Lasciata la Strada Atlantica per sbaglio rifacciamo la 663 maledetta per ritornare a Eide poi ci fermiamo a pesarci al ponte di Gjemnes. Siamo giusti. 34,45 quintali.
Al Bergsoysundbrua, desolatamente deserto, mangiamo e proseguiamo. A Kanestraum piacevole sorpresa: ora qui non c’è più la fila che aspetta il bigliettaio che viene a riscuotere i soldi del traghetto. Si sale e basta.
Un addetto fotografa le targhe e ci dice che ci manderanno il conto a casa. Magnifico.
Andiamo a  Hitra. Per provare anche questa, anziché arrivare a Orkanger,e poi girare a sinistra, il Garmin ci fa passare da Kyrksaeterora, strada 680.  L’assonanza del nome mi confonde: credendo si trattasse Krokstadora, accettiamo il percorso consigliato dal navigatore. Altro mai più. Strada che sembra un sentiero, stretta, con banchine laterali profonde, curve e controcurve, sparite quando ci immettiamo sulle 711 prima e 714 poi, con una strada perfetta, nuova, larga, un tripudio di nuovi tunnel (ne ho contati 7 più 2 nuovi ponti). Il Garmin in affanno. Non capisce che percorso stiamo facendo.
I bellissimi panorami spariti tra una enormità di rocce frantumate. Mezze montagne fatte saltare.
Comunque una nota positiva. Questa deviazione ci ha fatto saltare il tratto della E39 dove nel viaggio precedente abbiamo avuto il malefico incontro troppo ravvicinato con l’alciona e l’alcetta che ci hanno distrutto il camper.
Passiamo da Sunde e poi, dopo il tunnel sottomarino di 6 km, siamo a Hitra. Saliamo al nostro ponte dopo Asnes. Deserto. Solo la vettura di un pescatore. Tira vento anche qua, troppo, sembra preoccupante.
A malincuore lasciamo un posto che abbiamo sempre amato, nostro tradizionale punto d’incontro con amici,  e ci fermiamo a Sunde per la notte.
Km 228

Domenica 18 luglio. Altro traghetto “automatico” a Brekstad e ora siamo a Osen. Ci sono grossi cavi e tutto pronto per grandi lavori da fare anche qui. Viavai di camper. Dal campeggio in paese è venuta a salutarmi una signora francese conosciuta anni fa. Lei e il marito vengono qui, ogni anno per un mese, dal 2002. Tornerà da noi se restiamo per un po’. Vedremo, non abbiamo grandi programmi. Intanto, un bel merluzzo rosso e uno carbonaro sono già sottovuoto in freezer e il beagle ha molto apprezzato le sue crocchette condite con lo sgombro.
Ho anche già preparato tre vasetti con sgombro, olio di girasole e aceto. Si apriranno fra tre mesi.

Lunedì 26 luglio. Oggi lasciamo questo piccolo paradiso. A Osen ci si sta sempre bene. Beh, a volte meglio: alcuni giorni di grande freddo. Abbiamo dovuto accendere il riscaldamento. Nei momenti di bonaccia le uscite di pesca hanno sempre fruttato bene, alcuni grossi pollack, un bel merluzzo normale, uno rosso, sgombri. Quando il sole ha deciso di tornare lo ha fatto magnificamente. Il rosa delle orchidee selvatiche, il blu cobalto del mare, il verde brillante degli alberi e le rocce rosate sono quanto di più bello si può vedere al mondo, e tutto insieme.
Il “professore” e la moglie, come promesso, sono venuti a visitarci più volte. Ci siamo anche detti “arrivederci al prossimo anno!”.  Nel frattempo ci avrebbero caldamente invitati a casa loro, in Normandia…chissà!
A Namsos due cose troviamo cambiate: all’ingresso è  sparito il cartello con scritto quanto si pagava per entrare in città dalle 6 del mattino alle 6 di sera nei giorni feriali, e a Spillum non c’è più il distributore LPG dove ogni anno abbiamo fatto riempire le bombole di gas. Hanno spianato e fatto un parcheggio. I parcheggi enormi, anche eliminando le colline, sembrano una passione dei norvegesi.
Il gas un po’ ci preoccupa. Lo usiamo sempre, anche viaggiando. Siamo convinti che il frigo funzioni meglio a gas, non a batteria. E non riusciamo a stimare quanto ancora ce ne sia dentro. E dire che abbiamo le bombole di plastica, si dovrebbe vedere. Comunque da quanto mi sono scaricata da internet, anche a Rorvik, all’ex distributore Esso, hanno l’Italian dish, lo speciale attacco per le nostre bombole. Noi italiani ci distinguiamo in varie cose. E Rorvik è nella bozza di programma di viaggio che ci siamo fatti.
Sul mezzogiorno ci fermiamo a mangiare al Krok di Salsnes (dove per fare un porticciolo turistico hanno segato un bellissimo scoglio, sul quale anni fa abbiamo fatto correre il beagle, bloccandogli la corsa sulla passerella in legno che portava a terra). Ora hanno scritto Camping perché hanno allestito 5 posti camper.
Ci siamo stati due notti con amici nel 2019.
E’ venuto il gestore. Gli ho detto che era solo per il pranzo. Mi ha riconosciuta, ha detto Ok, augurandoci anche buon viaggio e ha cacciato in malo modo un altro camper che si era accodato a noi.
Ci fermiamo per la sera  in  un posticino accogliente a un paio di km dal porto di Lund. C’è già il solito mastodontico camper norvegese e subito dietro di noi se ne ferma un altro. Perfetto.
Km 150 circa tra avanti e indietro per la pesca.

Mercoledì 28 luglio. In zona Lund siamo stati due notti, girando alla larga dallo LundStua, il bar del porto, che, secondo me non regolarmente,  tiene chiusi i bagni per i viaggiatori pur di farli entrare nel locale.
Temono che col camper impediamo il parcheggio ai loro clienti. Hai voglia a riempirlo, ci stanno molti mezzi, ma pazienza. Intanto arrivano i soliti pescioni. Ormai il freezer, dimensioni ridotte, è quasi pieno.
Tempo sempre molto bello e molto caldo.
Col traghetto ci portiamo a Hofles. Questi si fanno pagare subito ma non cash, solo con carta.
A Rorvik riempiamo le due bombole e stranamente il prezzo è quasi come in Italia, un tempo ci sembrava molto caro. Avessimo l’innesto normale come tutti gli europei potremmo farlo direttamente noi dal distributore.
Si va avanti. Al posto che io chiamo Kvitnesodden perché una volta l’avevo letto su un cartello, ora scomparso, sulla 771, passiamo la notte tra un camper svizzero e uno con targa francese ma di una coppia di simpatici americani che da due anni vivono sul loro Poessl e stanno veramente girando il mondo.
Km 103

Giovedì 29 luglio . Siamo a Berg, dopo 48 km, alla confluenza del fiume in mare e quindi qui ci sarebbe una tenue speranza di cattura del famoso salmone mai pescato in tutti questi anni.

Domenica 1 agosto. Oggi ci spostiamo, in una grigia mattina di pioggia. La pesca qui ha fruttato 6 magnifici sgombri e un merluzzo. Tempo variabile, pioggia/sole/pioggia. Passeggiate tra una pioggerella e l’altra.
Anni fa a Senja, in una notte di gran sole, ho conosciuto Grazyna, una signora polacca. Mi aveva incuriosito il loro modo di sistemare la roulotte. Memore dei nostri vecchi tempi, quando spostavamo a mano la nostra, guardavo il marito polacco che la posizionava col telecomando. Azz.
Con lei, che parla esclusivamente polacco, quella notte ci siamo scritte, con un dito, sulla sabbia bianchissima di Laukvik, età, figli, nipoti, numeri di telefono. Poi da casa, con l’aiuto di Google, ci siamo scambiate messaggi. Sapevamo di essere entrambe in questi giorni in Norvegia ma lei era molto al nord mentre noi pensiamo di restare a mezza Norvegia circa. Siamo partiti tardi causa Covid/GreenPass perciò non ci sembra opportuno salire molto di più. Ci siamo ripromesse di organizzarci meglio se ci sarà ancora la Norvegia nei nostri futuri itinerari, sia con lei che con Sinikka, svedese, in giro per Tromso, che giorni fa ci ha telefonato per invitarci nella casa dei nonni del marito norvegese.
Uscendo dal posto di Berg, ieri pomeriggio, vedo che sta parcheggiando un camper polacco. Per pura curiosità mi avvicino, pensando solo di salutare, e mi accoglie un sonoro “PIERA!”.
Grazyna, capitano di polizia, e il marito (che io chiamo Boniek - sarebbe Zb…w, come lui), autista di ambulanze, stanno scendendo per tornare a casa, e, notato questa piccola AA, si sono fermati per passarci la notte. Loro rincasano parecchio più veloci di noi: col traghetto da Trelleborg, sud Svezia, approdano direttamente in Polonia.
Serata super simpatica, all’insegna delle continue risate  provocate dalle assurde traduzioni di Google Translate, coi cellulari piazzati a centro tavolo.
Carbonara, soppressa nostrana, vino veronese e tanta allegria. Stamattina grandi saluti e la voglia di ritrovarci in futuro.
Arriviamo a Bronnoysund. Il bel parcheggio è pieno, quasi esclusivamente norvegesi, qualche olandese, pochi francesi. Non c’è posto.
Sistemiamo le acque e proseguiamo per Horn, dove ora campeggia un Camping not allowed lungo la strada a lato , sotto la roccia. Anni fa era pieno di camper. Chi lavora sui traghetti che da qui portano all’isola di Vega (patrimonio Unesco, già visitata) e a Forvik per poi salire allo Svartisen, probabilmente faticavano a parcheggiare le loro macchine, come pure i turisti di passaggio. Noi scendiamo dall’asfalto, e sullo sterrato del vecchio molo, non  intralciamo nessuno, non esponiamo sedie o altro e crediamo di poterci sistemare senza dare fastidio. 
La pesca rende un pollack di 75 cm, misurati da me, tirato su con l’aiuto di due norvegesi tra gli applausi dei turisti in attesa del traghetto.
Km 43

Lunedì 2 agosto. Scendiamo per la spesa a Bronnoysund con l’idea di fermarci anche  la notte. Di solito qui si pescano molti sgombri. Vedo però che la sosta non è più gratuita. Non sarebbe un problema pagare, il dramma è come. Il cartello dice di scaricare un’app locale e pagare col telefono. Io, con i problemi di contratto telefonico scaduto e riavviato “temporaneamente” fino al mio ritorno a casa, con la mia “basica” capacità tecnologica, con internet vado pian piano e comunque neanche saprei come fare. Facciamo la doccia, carichiamo l’acqua e torniamo a Horn. Circa 30 km tra andata e ritorno.
Nel frattempo il tempo da semplicemente variabile ora è impazzito: a momenti canottiera, a momenti giaccone. Piogge improvvise e scroscianti tra freddo e grigio, intervallate da un cielo e un mare di un azzurro incredibili. E’ la Norvegia. Se mi stava bene soffocare per afa e caldo restavo a casa.

Mercoledì  4 agosto.  Il tempo sembra stabile sul bello. Salutiamo un “collega” tedesco, infilatosi anche lui sul vecchio molo, dietro di noi. Simpatico. Lui piazza tre canne a fondo, si porta un cuscino e un boccale di birra e aspetta. Dice che quando i pesci si attaccano lui li tira su.
Saliamo sul traghetto e scendiamo ad Andalsvagen.  Abbiamo una “missione” da compiere. I nostri amici tedeschi ci hanno chiesto di visionare un paio di posti, dandoci le coordinate. Raggiungiamo il primo, nel comune di Vevelstad. Lo riconosciamo: un posto splendido, i posti camper sono situati a fantasia in mezzo al verde, un tappeto erboso perfettamente tenuto, con cespugli di lamponi e tavole in legno. Si pagano 150 corone a notte (noi avevamo pagato 100. Infatti sulla busta dove si mettono i soldi l’importo è ora corretto a mano), c’è l’acqua, non la 220. Il panorama è indescrivibile, si vedono le isolette nell’azzurro del mare.
La spiaggia…beh…sassi, rocce, enormi massi, alcuni sembrano ferrosi, altri a grosse scaglie. Qualcuno si è divertito a costruire delle piccole piramidi. Sicuramente per i nostri amici non è adatto, non c’è nessuna possibilità di far scendere in mare la loro barchetta.
Noi proseguiamo. Una piccola sosta, con un giro nel bosco, frutta una bella terrina di finferli.
A Forvik ci fermiamo in un parcheggio. Era il vecchio attracco del traghetto. E la pesca è buona, un bel merluzzo si attacca subito. Non sappiamo se fermarci ancora lì o proseguire. Buona la seconda. Ci mettiamo in fila per il traghetto per Tjotta.
Uscendo dal parcheggio leggo che lo considerano “camping” e pure qui chiedono di pagare con l’app ecc. ecc. Da quando sono diventati ricchi, i norvegesi, si sono fatti esosi. Chiedono soldi per qualsiasi sosta. Alla faccia di Visit Norway dove ancora dicono che ci si può fermare ovunque, rispettando la distanza di 150m dalle case private, solitamente ben nascoste nel bosco.
Scendiamo dalla nave e ci dirigiamo verso il secondo punto di coordinate chieste dai tedeschi. Passiamo davanti al Peter Dass, dove c’è una delle poche chiese antiche in muratura, con a lato il modernissimo museo vicino a tre  case rosse, esempio tipico delle vecchie costruzioni norvegesi.
Vediamo anche l’enorme cimitero dei soldati russi morti nella seconda guerra mondiale.
Per raggiungere il secondo punto indicato ci avventuriamo tra casette, in zona 30, su una improbabile stradina sempre più stretta e ad un certo punto pure sterrata. Dove possiamo, fermiamo il camper e scendiamo a piedi. Caspita, pieno di macchine e di gente che passeggia, una signora con un secchio pieno zeppo di mirtilli me ne caccia in bocca, letteralmente, una manciata, predicando, presumo che i mirtilli facciano bene. Io trovo una gran macchia di lamponi e ne mangio a sazietà.
Anche qui però non vediamo come si potrebbero sistemare gli amici. La barca si potrebbe mettere in acqua ma non vedo possibilità per camper e carrello.
Ritorniamo sulla 17 da un’altra parte, più agevole, maledicendo il Garmin che per farci risparmiare strada, presumo, ci fa fare percorsi improbabili e pure pericolosi. Come la strada 79 di Forvik. Brutta idea: carreggiata strettissima, tra animali liberi, un toro, troppo vicino, che ci guarda minaccioso e un incosciente, su una macchina da lavoro, che, su una curva cieca, da lui affrontata a tutto gas, quasi ci manda fuori strada.
All’inizio del ponte di Altastaug (il Ponte dell’Helgelandsbrua), quello immenso che parte alto sulla montagna di fronte per planare, con una gran curva, in riva al mare verso Sandnessjoen, proviamo a fermarci nella piccola AA dove c’è il monumento a tutti i venti conosciuti.
Tira vento, fa freddo, niente pesci. Vediamo che sotto il ponte, dall’altra parte, ci sono i camper.
Ci andiamo anche noi.
Km 59.
Accanto abbiamo il primo camper italiano di questa stagione. Una coppia di Vercelli. Scopriamo di avere dei vaghi conoscenti comuni, gente che viene in Norvegia ogni anno.
Mentre si saliva per arrivare a Forvik, durante la sosta per i funghi, un camper mi ha suonato per salutare. Era il tedesco di Horn, quello del cuscino e delle canne a fondo. Lo ritroviamo qui, sotto il ponte.
Persona gentile. Ci regala del pesce, lui ne ha tanto e non ha più posto. Insegna qualcosa al mio pescatore.
Nel parcheggio, molto naturale, dove ognuno si piazza dove vuole, passa una volpe. Va verso il mare e poi ripassa con uno sgombro in bocca.
Restiamo due notti. La seconda sera una coppia di norvegesi, con un mega camper, sta ascoltando musica con una radiolina. Con un gran sorriso alzano il volume per noi: Domenico Modugno, Volare. Lo cantiamo anche noi, ci fa piacere sentirlo e vederlo apprezzato. Poi vogliono farmi ascoltare Johnny Cash. Ringrazio e torno al nostro camper. Vuoi mettere!

Venerdì 6 agosto. Lasciamo il sotto ponte, uno dei pochi posti ancora frequentabili liberamente dai camper, e a Tjotta, dopo il cambio acque, col traghetto ritorniamo a Forvik e ci fermiamo in quella che io chiamo Falegnameria, il posto da 150 corone. Fa molto caldo oggi. Sembra bello, dopo il gran freddo patito, ma mi immalinconisce, pensando che pure a casa, al ritorno, faremo in tempo a sudare. Non mi piace il caldo, se è troppo. Dico sempre che dal freddo mi riparo, dal caldo no.
Il mio autista vuole scendere rifacendo lo stesso percorso o fino alla Strada Atlantica o verso il rinomato Ponte Blu. Per me va bene. Mi basta stare qua in giro. In Italia stanno bruciando!
Il posto a sera si riempie. Un tempo si pagava lasciando una busta. Ora invece passa una ragazza.
Un tramonto spettacolare dipinge di un rosso molto vivo tutto il cielo. Da restare a bocca aperta per la meraviglia.
Oggi abbiamo fatto 59 chilometri col camper, il resto col traghetto.

Sabato 7 agosto. Partiamo, salutando una allegra coppia di anziani simpatici tedeschi, un camper ciascuno, che ci mostrano i tre sgombri pescati all’alba da uno dei due.
Noi niente funghi, nel bosco solo alcuni resti di porcini. Traghetto e scendiamo a Horn. 
Oggi ben 5 km!

Domenica 8 agosto. A Bronnoy scarichiamo le acque, facciamo rifornimento e al Circle K ci facciamo preparare due superbi hamburger, oggi nostro pasto domenicale. Il nuovo parcheggio per camper si sta svuotando, ieri dev’esserci stato il pienone.
Ci sistemiamo a Berg. Pesca deludente, alcuni sgombri. Facciamo passeggiate.
Km 43

Lunedì 9 agosto Traghetto a Vennesund, traghetto a Hofles e ci fermiamo a Lund.
Il tempo si è rimesso al bello. Notte al porto.
Km 254

Martedì 10 agosto. Nebbia. Una manovra sbagliata ci porta a toccare il guardrail con danno al fanalino destro posteriore. A Namsos  il meccanico ci sistema provvisoriamente paraurti e fanalino. Dopo la spesa proseguiamo e, dopo il traghetto di Brekstad, ci fermiamo a Valset.
Km 120

Mercoledì 11 agosto. Arriviamo a Gjemnes. Niente pesca. Fa caldo.
Km 284

Giovedì 12 agosto. Constatiamo che è vero che il tunnel per Kristiansund non si paga più. A questo punto è sparito anche l’ultimo casello autostradale norvegese. Il percorso però non ci piace, questa galleria è angosciante. La parte che si percorre poi, dopo la città, non è particolarmente bella. O solo mi piace meno.
Facciamo un giro, vediamo che proprio la pesca non attrae neanche gli altri, sulla passerella solo un paio di poco speranzosi pescatori. Non ci fermiamo.  Ripassiamo da Gjemnes. Ne approfittiamo per pesarci, siamo giusti, meno di 35 q. Superiamo il Bergsoysundbrua, desolatamente deserto nonostante la sua bellezza.
Facciamo la tappa, quasi di rito, dopo Sunndalsora, a Oksendal. Deserto, tranne un camper tedesco. I tedeschi, quest’anno, assieme ai norvegesi, sono i più presenti, ovunque.
Con una bella tirata, passando da Oppdal, Koppang, Elverum, arriviamo al Morokulien.
Una manciata di funghi, sufficienti per una pasta.
Km 603

Venerdì 13. Siamo a Faro, dopo l’Oresundbron. Volevamo fermarci un paio di giorni ma il gran vento ci fa cambiare idea. Stiamo solo una notte e al mattino ci dirigiamo verso Rodby.
Km 766

Sabato 14 agosto. Dopo Puttgarden, suolo germanico,  scendiamo verso sud. Ricordo un posto che mi sembrava carino, Bad Gardensheim. Ma quando mai: molto più lontano dall’autostrada di quanto pensavo, l’AA, molto piccola, completa. Assieme ad altri sette/otto camper, ci sistemiamo fuori.
La notte si sentono voci sguaiate. Il mattino dopo vediamo bottiglie di birra gettate in strada e girasoli strappati dal giardino di fronte.
Km 454

Domenica 15 agosto. Con grande difficoltà, tra stradine e villaggi, finalmente entriamo in autostrada. L’ingresso presso Nesselwang era sbarrato senza alcuna indicazione di un percorso alternativo.
La rete stradale tedesca è particolare; in autostrada, salvo qualche tratto, non c’è limite di velocità, perenni lavori in corso, anche per eliminare gli orridi lastroni in cemento che fanno continuamente sobbalzare il camper, e le strade nazionali sono sempre una sorpresa,  a tratti belle larghe, a tratti sembrano sentieri tra boschi.
Con tempo variabile, gran sole, forte acquazzone, ancora sole, dopo 560 km, arriviamo alla piccola area di Mossingen, dopo Tubinga, dove attendiamo la visita di un nostro caro amico residente in queste zone.
Bella serata insieme. Domani ci rechiamo da altri amici e anche lui verrà in giornata a salutarli.

Lunedì 16 agosto. I nostri amici ci accolgono con la solita magnifica ospitalità.
Km 13

Martedì 17 agosto. Tappa a Nesselwang. Ancora molti camperisti in giro e tutti con cani... più educati del nostro, sempre pronto a urlare che vuole essere lui il re del villaggio.
Km 256

Mercoledì 18 agosto.  Casa.
Km 416

Archiviato anche questo viaggio.
Che dire..siamo partiti con un mese di ritardo rispetto agli anni precedenti, dopo un lungo periodo di incertezza, si può andare, non si può, bisogna passare solo da alcuni punti di confine, deve arrivare il GreenPass, non si sa se gli altri stati ti fanno passare. Lo stress ante-partenza ci ha smontati, ha fatto scemare il consueto entusiasmo.
C’era in programma un ritorno veloce per impegni successivi al viaggio.
E non c’era la solita previsione di incontri con altri amici “norvegesi” (tedeschi, francesi, italiani). Alcuni senza i necessari  documenti, qualcuno non vaccinato, altri per motivi di salute o, in questo anno un po’ strano, la scelta di itinerari “casalinghi”.
Felicemente, insperabilmente, abbiamo rivisto gli amici polacchi. Non siamo potuti andare a Tromso dalle nostre amiche ( queste norvegesi per davvero) e, sempre vicino a Tromso, nella casa ereditata dal marito norvegese della nostra  amica svedese, che, peraltro, ci aspetta sempre a Sundsvall, in Svezia. Abbiamo ovviato con messaggi e complicate telefonate, e solita promessa di rivederci.
E, a Osen, ci siamo rivisti con la coppia francese. Con ribadita la calda richiesta di andare a casa  loro, in Normandia, vicino a MontSaintMichel. Facessimo seguire una visita a tutti questi inviti saremmo sempre in giro ! E comunque fa piacere la simpatica amicizia che tanti ci dimostrano.
Pesca all’inizio molto promettente ma poi altrettanto molto deludente:  alcuni grossi merluzzi, nei primi giorni,  e pochi sgombri, poi basta.  Anche in posti solitamente molto pescosi pochi risultati, come pure per molti altri pescatori che abbiamo incontrato.
Anche stavolta mi ero armata di scatole, di kg di sale per conservare il pesce fino al ritorno. Inutilmente.
Quello messo subito in freezer l’abbiamo per la maggior parte consumato. Sostituito da qualche prodotto locale come souvenir.
Il tempaccio dei primi giorni, pioggia, vento, freddo, non ha giocato a favore dell’umore.
Magari anche qualche pesantissimo anno in più sul groppone significa qualcosa...
Ma stiamo già parlando del prossimo viaggio... secondo noi, la Norvegia ci aspetta ancora!

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